L’uso distorto del potere e della libertà

Aleksandr Solženicyn, Una parola di verità, (traduzione e note a cura di Marco Sabbatini), Eum, Macerata 2025, pp. 218, Euro 11.


Per una trentina d’anni, fino alla caduta del Muro di Berlino, Aleksandr Solženicyn (1918-2008) è stata la figura che in Occidente ha rappresentato più di altre gli oppositori al regime comunista in Urss. Prima il carcere, poi il confino, quindi l’espulsione e l’esilio non hanno mai scalfito il suo coraggio nel denunciare l’oppressione delle libertà nel proprio paese. Ferme prese di posizione espresse da Solženicyn sia con le proprie opere letterarie, che lo hanno reso famoso (Arcipelago Gulag il libro più noto, edito in Italia da Mondadori nel 1974), sia con altre manifestazioni del pensiero. 

Benché innalzato a “bandiera” della critica più aspra al comunismo sovietico, Solženicyn non è stato mai tenero neanche nei confronti dell’Occidente e proprio questa parte del suo pensiero è sempre rimasta un po’ nell’ombra. Ora l’opinione che il “Premio Nobel” per la letteratura aveva dell’Occidente può essere letta e studiata nel più recente volume della collana “Prolusioni”, edita dalle Edizioni Università di Macerata (Eum), interamente dedicato allo scrittore e filosofo russo. 

In questo nono titolo della collana, che raccoglie discorsi tenuti in pubblico – spesso mai pubblicati prima nella loro interezza – da parte di personalità della politica, delle scienze, delle lettere e delle arti, sono riportate, nella traduzione italiana a cura di Marco Sabbatini, cinque prolusioni integrali tenute da  Solženicyn nell’arco di oltre un trentennio in contesti diversi, tra cui il discorso da lui pronunciato l’8 giugno 1978 all’Harvard University di Cambridge (Massachusetts), nel quale lo scrittore – come viene ricordato nelle note di traduzione e nel saggio che completa il libro – “mosse una veemente critica nei confronti dell’Occidente, puntando il dito contro la decadenza di valori nella civiltà moderna”. Il tema della “degenerazione dell’Umanesimo” fu poi preso nel discorso tenuto il 13 dicembre 2000 (sei anni dopo il rientro in patria) nella sede dell’Ambasciata di Francia a Mosca, in cui Solženicyn ebbe a rimarcare le conseguenze del processo di secolarizzazione, “dove l’appropriazione dei valori cristiani e il contestuale rifiuto del dogma della fede, non sarebbero altro che un atto di presunzione dell’uomo di coltivare una libertà individualista”. 

Gli altri tre testi di Solženicyn pubblicati nella nuova edizione Eum sono: “Lettera al IV congresso degli scrittori sovietici” (Mosca, 16 maggio 1967); “Discorso per il Nobel alla Letteratura 1970” (letto a Stoccolma il 10 dicembre 1974, quando era già in esilio negli Usa); “Discorso alla Duma di Stato della Federazione russa” (Mosca l 28 ottobre 1994). In quest’ultimo discorso, come in altri interventi degli anni a seguire, lo scrittore ribadisce “la grave minaccia, sia per la Russia che per le realtà occidentali, generata dall’uso distorto del potere e della libertà”.

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

Aleksandr Solženicyn, Una parola di verità, (traduzione e note a cura di Marco Sabbatini), Eum, Macerata 2025, pp. 218, Euro 11.

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 36 del 27 settembre 2025)


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