Carmen Cicconofri, da architetto a direttrice di coro

C’è un aforisma di Wolfgang Goethe che dice: “L’architettura è musica solidificata”. Poche parole per ribadire l’antico e stretto rapporto tra queste due arti, entrambe espressioni di creatività, accomunate da molti elementi e da uno che più di tutti le unisce: l’armonia.

Testimone diretta di ciò, potendo ella vivere su sé stessa la doppia professionalità, è la tolentinate Carmen Cicconofri, oggi tra le poche direttrici di coro ‘under 40’, che dopo essersi laureata in architettura alla Sapienza di Roma, con esperienze formative in Spagna e Argentina, ha lasciato un lavoro di architetto a Milano, per riprendere gli studi al Conservatorio di Pesaro, dove si è diplomata in Direzione di Coro.

Dottoressa Cicconofri, come debbo chiamarla, architetta o direttrice?

Ormai sono felicemente impegnata nel campo musicale e in particolare nella musica corale. Dopo aver diretto cori di voci bianche, giovanili e misti tra Marche e Umbria, sono stata docente all’Accademia corale di Urbino e, a Perugia, ho fondato e dirigo i “Coristi a Priori “, che hanno una formazione polifonica e un gruppo di voci bianche. Inoltre, da tre anni a Camerino dirigo il Coro Voices of Italy della Fondazione Bocelli.

Quindi la laurea in architettura è definitivamente riposta nel cassetto?

Sì, ma non la rinnego. Proprio per le assonanze che ci sono tra architettura e musica, la laurea mi è oggi molto utile nella progettazione delle attività di un coro e per condurre l’intera “squadra” al risultato. Chi dirige una formazione corale è di fatto un “progettista” e affinché un concerto risulti il migliore possibile c’è sempre una accurata progettazione a monte, oltre ad un lavoro preparatorio che dura mesi. Sempre a Perugia curo la direzione artistica dell’Associazione Musicittà e progetto i programmi musicali dell’Auditorium S.Cecilia, potendo giovarmi della formazione acquisita in due Master post laurea, uno in Management dell’arte e dei beni culturali e l’altro in Europrogettazione.   

Da adolescente come immaginava il suo futuro?

Con mio padre Aldo docente al Conservatorio e direttore del Corpo Polifonico di Tolentino, dove peraltro io ho cantato da bambina nel gruppo di voci bianche, e mia madre Norma insegnante di musica, nonché corista anche lei, tutti pensavano che sarei diventata una musicista. Io stessa non lo escludevo, poi invece la mia prima scelta è stata diversa.

Come mai?

Al liceo classico “Filelfo” la mia materia preferita era Storia dell’arte. Restavo letteralmente incantata ad ascoltare le lezioni della professoressa Carmina Cannas e la decisione di studiare architettura maturò dopo una vacanza a Creta.

Quindi la laurea e poi il lavoro.

Mentre ero in partenza per un “progetto Leonardo” a Parigi ricevetti la chiamata per lavorare a Milano. Dopo solo un mese il mio contratto divenne a tempo indeterminato e, conoscendo io lo spagnolo, seguivo la clientela dei paesi ispanici. Grazie a quel lavoro, però, ho potuto anche scoprire me stessa e ciò che era rimasto nascosto nel mio animo: l’amore per la musica. Così un giorno decisi di licenziarmi, per conseguire al Conservatorio “Rossini” di Pesaro il diploma accademico in direzione di coro.

Quando è salita per la prima volta sul podio?

La prima volta in assoluto quando non ero ancora diplomata. Fu a Pievebovigliana in occasione di un “Masterclass”. La prima vera esperienza è stata la direzione della Corale Uteam di San Severino Marche.

Determinazione, talento, tecnica, cosa conta di più in un direttore?

Tutto, ma la determinazione è fondamentale per portare a compimento un programma. Ad un direttore di coro è richiesta anche la capacità di saper motivare e tenere unito un gruppo eterogeneo di persone, che nella maggior parte dei casi cantano solo per diletto.

“Canta che ti passa” è un modo di dire. Quanto c’è di vero?

Numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che cantare in gruppo fa bene alla respirazione, al cuore e alla postura, ma soprattutto favorisce la socialità.

Spesso la musica corale viene associata alla sola musica antica, medievale e rinascimentale.

È sbagliato. Molte corali eseguono musica contemporanea. Io stessa a dicembre ho diretto al Vaccaj di Tolentino la versione per coro del musical West Side Story, una coproduzione tra la mia corale di Perugia e quella diretta da mio padre a Tolentino, in cui è stato coinvolto anche il locale liceo coreutico. Due anni fa, inoltre, portai in tournée i Coristi a Priori con “The Beatles Medley”.

Prossimi impegni?

In primavera in Francia per un gemellaggio tra gruppi corali ad Aix en Provence.

©Alessandro Feliziani / QN Il Resto del Carlino

Foto di Pierpaolo Calavita

(Intervista pubblicata sul quotidiano Il Resto del Carlino, edizione Macerata, domenica 2 marzo 2025)


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