Quegli scatti di Norberth, l’essenza della fotografia
Non c’è libro di teatro che nel trattare le più importanti produzioni italiane degli ultimi sessant’anni non abbia al suo interno una foto di scena realizzata da Marcello Norberth, nome d’arte di uno dei maggiori fotografi teatrali italiani, figlio di questa terra maceratese, scomparso un anno fa.
Vedendo sui giornali e le riviste specializzate foto di scena firmate “Norberth”, pochi sapevano che quel fotografo era in realtà Norberto Marcello Manfrini, nato nel 1937 a San Ginesio, nella frazione di Piandipieca.
Fino alla scorsa estate, quando il comune di San Ginesio gli ha dedicato una mostra a ricordo, curata dal figlio Luca, lo ignoravano anche i suoi stessi compaesani. Del resto Manfrini aveva lasciato Piandipieca in tenerissima età, perché la sua famiglia si era trasferita a Camerino, dove il padre Alfonso alla fine degli anni Trenta aprì un laboratorio fotografico.
La passione per la fotografia e la creatività che sentiva dentro spinsero il giovane Norberto a frequentare l’Accademia di Belle Arti a Firenze e, una volta diplomato, nel 1961, egli si trasferì definitivamente a Roma, iniziando a lavorare per la più prestigiosa rivista di moda, “Vogue”. Gli fu suggerito di firmarsi con un nome d’arte e lui invertì il suo doppio nome di battesimo, mettendo prima Marcello e poi Norberto, però nella forma inglese, tale da farlo apparire il cognome.
Negli anni Sessanta a Roma c’era grande fervore per il cinema e lui si fece apprezzare nel ritrarre attrici ed attori, ma ben presto trovò la sua definitiva collocazione artistica nella fotografia di scena e in particolare nella fotografia teatrale, che non lascerà mai più.
In oltre cinquant’anni di attività Marcello Norberth ha documentato le produzioni dei più importanti registi di teatro, da Orazio Costa, per il quale iniziò a lavorare nel 1973 in “Tre sorelle” di Cechov, a Eduardo De Filippo, Luigi Squarzina, Maurizio Scaparro, Mario Missiroli, ma soprattutto Luca Ronconi, con il quale ebbe un lungo sodalizio professionale, iniziato nel 1978 al Metastasio di Prato con “Calderon” di Pier Paolo Pasolini e proseguito fino al 2011 nella produzione di “Casa di bambola” di Ibsen (Teatro Stabile di Genova). Proprio Ronconi una volta disse che il fotografo marchigiano era “l’unico che sapeva cogliere l’essenza del suo lavoro”.
© Alessandro Feliziani / QN Il Resto del Carlino
Foto: Marcello Norberth negli anni ’80 e accanto una sua foto di scena di “Il lutto si addice a Elettra” di Eugene O'Neill, con Mariangela Melato, Elisabetta Pozzi e Riccardo Bini, regia di Luca Ronconi, anno 1997.
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