La forza delle parole in Vàclav Havel



Dissidente e perseguitato politico sotto il regime comunista, in quanto figura di spicco del movimento politico-sociale conosciuto come Charta 77, Vàclav Havel (1936 – 2011) è stato l’ultimo presidente della Cecoslovacchia ritornata democratica (1989-1992) e primo presidente della nuova Repubblica Ceca, dopo la pacifica separazione alla Slovacchia. A lui, che non amava essere definito “politico”, rivendicando il proprio ruolo di cittadino e di scrittore, è dedicato l’ottavo titolo della collana “Prolusioni”, edita dalla Eum (Edizione Università di Macerata). Con una grafica accattivante e un agile formato, questi volumetti offrono al più vasto pubblico i discorsi e le prolusioni che personalità della politica, delle scienze, delle arti hanno pronunciato in occasione di cerimonie ed altri eventi pubblici, ma che poi sono rimasti a lungo chiusi nei cassetti o negli archivi delle varie istituzioni. 

Di Havel il libro pubblica ben dieci discorsi, dal quello del 10 giugno 1969 a Praga all’assemblea costitutiva dell’associazione degli scrittori cechi, fino a quello tenuto alla televisione ceca il 14 novembre 2009 per il ventennale della cosiddetta “Rivoluzione di velluto”, ovvero quel “sussulto” politico che negli ultimi due mesi del 1989 portò alla dissoluzione dello Stato comunista cecoslovacco. Tra queste due date, che fanno da confini temporali ad un ventennio in cui Havel è stato protagonista della faticosa transizione dal comunismo fino all’ingresso del suo paese nell’Unione Europea, nel libro sono pubblicati i discorsi tenuti a Rotterdam (1986) in occasione del conferimento del Premio Erasmo, ad Oslo (1990) alla conferenza sull’odio e quelli tenuti in veste di presidente delle Repubblica in diverse università europee ed americane, nonché a Roma, al Senato delle Repubblica italiana, il 4 aprile 2002. Discorsi in cui Havel difende con forza i valori di libertà, verità e memoria. 

I documenti storicamente più importati sono quelli che aprono questo prezioso volumetto. Si tratta dei cinque brevi, intesi e drammatici comunicati radiofonici che Havel lesse nei primi giorni dell’invasione della Cecoslovacchia da parte degli Stati del Patto di Varsavia, tra il 21 e il 24 agosto 1968. Il quarto comunicato radiofonico, quello del 23 agosto, iniziava così: “Cari amici, senza un solo carro armato, un solo cannone e una sola mitragliatrice il nostro intero paese sta affrontando già il terzo giorno di occupazione. Le nostre armi sono di un genere diverso da quelle dei nostri nemici: sono la nostra spontanea unità, l’impavida risoluzione di non rinunciare al nostro patriottismo e agli ideali morali, la decisione di continuare imperterriti a manifestare davanti agli occupanti e agli occhi di tutto il mondo la nostra volontà di vivere nella libertà”.

Il volume di chiude con un saggio critico di Gaia Seminara, cui si deve anche la traduzione in italiano dei testi originari. 

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

Vàclav Havel, Le parole per cambiare, (traduzione e note a cura di Gaia Seminara), Eum, Macerata 2024, pp. 240, Euro 11.

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 6 del 15 febbraio 2025)


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