Augusta Bocci, pittrice marchigiana che ai salotti romani preferì la quiete di Serrapetrona



È difficile che quanti lasciano la terra natia per vivere a Roma facciano poi un passo indietro e tornino a vivere al proprio paese. Se, per di più, la Capitale offre loro un lavoro che solo lì può dare i riscontri professionali o artistici che in genere l’entroterra marchigiano non può offrire, allora è facile immaginare che il legame sia destinato a rompersi per sempre. 

La storia della pittrice Augusta Bocci (Macerata 1866 – Serrapetrona 1954) fa accezione a questa “regola”.  Nel 1935, quando ormai si avviava verso i 70 anni di età, decise di abbandonare la Capitale, dove successo ed onori non le erano mancati, per vivere a Serrapetrona. Anche per questo ella meriterebbe di essere oggi maggiormente valorizzata dalla sua terra d’origine. 

A Roma Augusta Bocci era arrivata con la famiglia quando era ancora adolescente. Il padre Davide (1829-1915), ingegnere idraulico, nativo dell’odierno comune Porto Recanati e sposato con la camerinese Elena Conforti (1840 – 1912), si stabilì definitivamente nella Capitale nel 1880. A Roma l’ingegner Bocci svolgeva importanti incarichi governativi già da alcuni anni vi e sempre a Roma concluse la carriera nel 1905 come segretario del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Oltre ad Augusta, i coniugi Bocci avevano due figli maschi, Emilio (1864-1903), studioso di antropologia, nonché appassionato fotografo, morto in giovane età, e Carlo (1872-1937), ingegnere navale e colonnello della Marina.

L’ambiente familiare favorì la formazione culturale ed artistica della giovane Augusta, che nella Capitale poté frequentare altri pittori suoi contemporanei, tra i quali il camerinese Serafino Macchiati. Apprezzata dalla critica dell’epoca, nel 1911 Augusta Bocci fu tra le appena dieci donne pittrici (su oltre cento artisti) invitate ad esporre alla “Esposizione internazionale di belle arti” organizzata a Roma in occasione del cinquantenario dell’Unità d’Italia.

Sin dalla prime opere giovanili Augusta Bocci mostrò una particolare predisposizione per il ritratto, genere pittorico a cui continuò a dedicarsi per tutta la vita, con tecniche ad olio o a pastelli. Tra le sue opere non mancano, tuttavia, paesaggi e nature morte. 

Nell’estate del 2002 si è tenuta a Serrapetrona l’unica mostra retrospettiva di Augusta Bocci e, nel relativo catalogo curato da Mario Quadraroli e Marta Gili, lo storico dell’arte Stefano Papetti scriveva: “Per quanto racchiusa nel suo microcosmo familiare, per altro aperto alle novità tecnologiche ed aggiornato nel campo degli studi umanistici, la pittrice di Serrapetrona ha operato nel mondo dell’arte ad un livello decisamente superiore rispetto alle molte altre signorine di buona famiglia il cui tirocinio formativo comprendeva lezioni di pianoforte, di ricamo e spesso di disegno. Una sottile intuizione tipicamente femminile, sostenuta da un’adeguata competenza tecnica, rende penetranti e vivi i suoi ritratti, genere per il quale l'artista lascia trasparire una naturale inclinazione…”.

Il catalogo di quella mostra risulta essere anche l’unica pubblicazione disponibile sull’attività pittorica di Augusta Bocci, anche per quanto riguarda le notizie biografiche sull’artista e la sua famiglia. Stranamente nelle note biografiche nulla viene riferito circa il luogo e la data esatta di nascita di Augusta. Probabilmente perché per molto tempo le fonti sono state vaghe o imprecise. Anche recentemente nel Dizionario biografico delle donne marchigiane Augusta Bocci è indicata come nata a Porto Potenza Picena. Ciò, probabilmente, per un caso di omonimia con la famiglia potentina del fisiologo Balduino Bocci, figlio di un fratello di Davide Bocci. Augusta, invece, come è stato possibile appurare dai registri di nascita del comune di Macerata, era nata nel capoluogo di provincia il 10 maggio 1866 al civico 412 del rione all’epoca denominato “San Lorenzo”, oggi identificabile con l’attuale zona di via Mozzi e via dei Sibillini.

La mostra di Serrapetrona, dal cui catalogo sono state tratte le foto qui riprodotte, fu realizzata sulla base di una parziale catalogazione delle opere realizzata da un nipote dell’artista. In tutto furono esposte trentacinque opere del periodo romano, cioè dal 1885, quanto Augusta Bocci aveva 19 anni, fino al 1935, data del su “ritiro” a Serrapetrona. Quasi tutti ritratti: i genitori, i fratelli, uno zio, donne ciociare nelle caratteristiche vesti variopinte, contadini, fanciulle dagli occhi espressivi. Augusta Bocci amava fare anche i propri autoritratti e, attraverso essi, si ha anche la testimonianza della trasformazione fisica dell’artista. Il primo di tali autoritratti risale all’età di vent’anni, l’ultimo quando la Bocci ne aveva quasi settanta. 

Una volta stabilitasi a Serrapetrona, Augusta Bocci non depose mai i pennelli in un cassetto. Continuò a dipingere, godendosi la quiete e i colori della campagna, assistita – non essendosi lei mai sposata – dalla governante Maria Rocco. Gli ultimi diciannove anni della sua vita li trascorse a Serrapetrona, tra la casa in campagna e la casa al centro del paese, dove morì il 19 settembre 1954. Appena tre mesi prima aveva esposto in una mostra organizzata dalla Pro-loco di Serrapetrona, presentando molti ritratti di bambini, donne ed anziani del luogo.

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

Nella foto: autoritratti di Augusta Bocci all’età di 20 e 70 anni

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 48 del 14 dicembre 2024)


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