Luigi Mari (1907 – 1974), elegante ‘poeta’ col pennello


 

“Ebbi la ventura di vivere la mia infanzia accanto al mio zio materno Cesare Marcorelli, pittore di vero talento e caricaturista di grande classe. Cosicché appresi l’arte del disegno e della pittura prima di imparare e leggere e scrivere…”. Così, nella primavera del 1974, scriveva di sé il tolentinate Luigi Mari in un testo per il catalogo di una mostra delle proprie opere che l’Accademia di Belle Arti ed il Rotary Club stavano organizzando per l’estate di quell’anno a Palazzo Buonaccorsi di Macerata. Sta di fatto che poche settimane dopo quello scritto, il male che probabilmente da mesi covava silenzioso mise fine alla sua esistenza terrena, non per fortuna al vivo ricordo dei tanti che ne avevano potuto apprezzare le non comuni doti di medico, di amministratore pubblico e di artista. La mostra quell’anno non si tenne più, ma fu riproposta l’anno successivo con la presentazione di due importanti artisti e critici d’arte dell’epoca, Leonardo Borgese e Virgilio Guzzi.

Luigi Mari era nato a Tolentino nel 1907 e, a cinquant’anni dalla scomparsa, il suo nome resta indissolubilmente legato alla “Biennale internazionale dell’umorismo nell’arte” e al “Museo internazionale della Caricatura”, le due sue “invenzioni” – la prima nel 1961, la seconda nel 1970 – che Mari ha “donato” alla sua città, permettendo a Tolentino di occupare un posto di prima fila nel mondo dell’arte.

Il fatto curioso è che quando era in vita, la stimata professione di medico e l’altrettanto apprezzato impegno di sindaco della città “oscuravano” ai suoi stessi concittadini le eccelse qualità di Luigi Mari come pittore e caricaturista. Colpa in parte della sua innata riservatezza e della sobrietà con cui egli esprimeva il proprio amore verso il prossimo, pazienti, cittadini o artisti che fossero. Acconsentì ad esporre le sue opere per la prima volta quando aveva già 55 anni e lo fece dietro forte insistenza degli amici maceratesi, che allestirono la “Mostra personale del medico-pittore Luigi Mari” (questo fu il titolo) a Palazzo Buonaccorsi di Macerata, dove i trenta dipinti selezionati rimasero esposti per meno di due settimane, dal 9 al 21 giugno 1962. 

Tra le opere esposte c’era “Sogno”, una piccola tavola ad olio, oggi considerata quasi il testamento artistico di Mari, che l’associazione culturale Zagreus di Tolentino ha recentemente utilizzato come logo di una serata-evento tenutasi al teatro Politeama per ricordare l’illustre concittadino.

Quel dipinto lo si può definire un’autocaricatura di Luigi Mari, che vi raffigura sé stesso mentre spicca il volo lungo quello che è facile individuare come Corso Garibaldi a Tolentino, con sullo sfondo il campanile della cattedrale di San Catervo. 

Nelle opere di Mari la scena dipinta lascia sempre intravedere una sottile e delicata ironia, che, insieme all’aspetto caricaturale dei singoli personaggi, suscita nell’osservatore un bonario sorriso. Così è, ad esempio, in “Collegiali in pinacoteca”, “Allegro ma non troppo”, “Lo scopone scientifico”, “Meditazione”. 

Per comprendere appieno l’arte di Luigi Mari sono utili le parole che in occasione della XXI Biennale di Tolentino (2001) scrisse l’allora direttore artistico Antonio Mele, recentemente scomparso: “Mari ha osservato ed interpretato il mondo con un’eleganza mentale che sconfinava nella poesia […] e filtrato i problemi della vita quotidiana con sapiente umorismo”.

Anche dopo la sua scomparsa Luigi Mari è stato sempre ricordato come fondatore della Biennale e raramente come artista egli stesso. L’occasione per riscoprirlo come tale potrà essere la prossima edizione della rassegna, che Tolentino attende nel 2025.

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

Foto: A sinistra “Sogno” e a destra “Autoritratto”

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n.39 del 12 ottobre 2024)


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