Marcello Marchesi, vita tra arte e umorismo
“L’importante è che la morte ci trovi vivi”. Molti ricorderanno questo celebre aforisma di Marcello Marchesi, da lui scritto a chiusura di uno dei suoi libri più letti, “Il Malloppo”. Scrittore umoristico, sceneggiatore ed autore per il cinema, il teatro e la TV, con i suoi giochi di parole e sketch televisivi Marchesi ha fustigato l’Italia e gli italiani, strappando sempre un sorriso.
A lui Tolentino dedica in questi giorni una mostra allestita, per iniziativa del Circolo culturale Colsalvatico, nella Galleria di Palazzo Sangallo. Quale evento collaterale alla decima edizione del Premio Colsalvatico per la letteratura umoristica, l’esposizione – a cura di Franco Maiolati – ripercorre la vita di questo eclettico artista, da quando fu scoperto da Angelo Rizzoli, che lo assunse nella redazione del giornale umoristico “Il Bertoldo”, fino alla improvvisa morte avvenuta nell’estate del 1978, quando aveva da poco compiuto 66 anni.
Oltre che per l’arte umoristica in generale, il legame di Marcello Marchesi con la città di Tolentino si è concretizzato su due fronti. Tra gli anni ’40 e gli anni ’50 egli fu uno degli sceneggiatori preferiti dal regista tolentinate Mario Mattoli, con il quale Marchesi lavorò in ben quindici film, tra i quali diversi delle serie con Totò. Nel settembre del 1975 egli fu ospite della Biennale internazionale dell’Umorismo nell’arte, prendendo parte ad una tavola rotonda in cui, da par suo, seppe sottolineare come la vita di tutti noi è piena di lati umoristici, che spesso non vediamo e comprendiamo.
Marcello Marchesi è stato anche autore di una ventina di canzoni, tra cui “Bellezze in bicicletta”, reincisa nel 1983 da Mina e di famosi slogan pubblicitari, poi entrati nel linguaggio comune, come “Basta la parola!” e “Non è vero che tutto fa brodo”. La sua popolarità esplose nel 1963 realizzando per la Rai il varietà di costume “Il signore di mezza età”, da lui condotto vestito di nero con baffi, occhiali, cappello, impermeabile e ombrello. Un’immagine che lo ha immortalato per sempre.
© Alessandro Feliziani /QN Il Resto del Carlino
(Articolo pubblicato su Il Resto del Carlino, edizione Macerata, il 27 novembre 2024)
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