Maria Spes Bartoli (1888-1981), prima donna titolare di un atelier fotografico
Nel novembre di cento anni fa, esattamente il giorno 11, un martedì, Maria Speranza Bartoli (1888 – 1981) si presentava al sindaco di Tolentino per chiedere la volturazione a proprio nome della licenza per l’esercizio dello studio fotografico di suo padre Beniamino. L’uomo, infatti – ormai avanti con gli anni – si era già ritirato da qualche tempo dall’attività, lasciando di fatto alla figlia la gestione dello studio, dove del resto la donna lavorava a tempo pieno da quando era poco più che adolescente.
È così che nel 1924, all’età di 36 anni, Maria Spes (così chiamata in famiglia, e da tutti, per distinguerla dalla madre, omonima) diventa la prima donna titolare di uno Studio fotografico. Nel praticare un lavoro all’epoca quasi esclusivamente maschile, la Bartoli è anche un’antesignana nella titolarità di un atelier fotografico.
Secondo ricerche compiute dalla storica della fotografia Simona Guerra, curatrice lo scorso anno a Senigallia di una mostra proprio sulla Bartoli, Maria Spes è stata sicuramente la prima donna marchigiana a gestire un proprio Studio e quasi sicuramente è stata anche la prima donna in Italia. L’altro caso di cui si hanno notizie certe, infatti, è quello della fotografa Wanda Wulz, che divenne titolare dello studio fotografico di famiglia a Trieste quattro anni dopo la Bartoli, nel 1928.
Maria Speranza Bartoli era nata a Senigallia, città dove suo padre Beniamino (1853-1934), originario di Osimo, si era trasferito, sposando nel 1884 la francese Maria Speranza Cléraut (1861-1948), che gli diede quattro figli, un maschio e tre femmine, una delle quali morta in tenerissima età. Bartoli padre era un insegnante di scienze con un grande amore per la fotografia. Passione ben presto trasmessa al figlio maggiore Giuseppe e alla sua secondogenita Maria Spes.
Mettendo a frutto le conoscenze tecniche e l’esperienza acquisita, all’inizio del ‘900 Beniamino Bartoli decide di lasciare l’insegnamento per dedicarsi esclusivamente al lavoro di fotografo. Per farlo si trasferisce con tutta la famiglia a Tolentino, città che all’epoca si andava industrializzando, e qui apre lo studio fotografico in corso Garibaldi (Palazzo Marinelli). Nel 1907, ormai ventiduenne, il primogenito Giuseppe, già pratico del mestiere, apre uno proprio studio fotografico a San Severino Marche, in piazza Vittorio Emanuele (oggi Piazza del Popolo), mentre a Tolentino la non ancora ventenne Maria Spes diventa la stretta collaboratrice del padre.
Anche grazie all’estro artistico della giovane fotografa, amante della moda, della musica e del teatro (lei stessa per alcuni anni reciterà in una compagnia amatoriale di Tolentino), lo studio Bartoli diventa in pochi anni un vero e proprio atelier, dove la clientela viene accolta in un ambiente arredato con mobili di pregio, tappeti sul pavimento ed arazzi alle pareti. In questo ambiente accorrono a farsi ritrarre i componenti delle famiglie borghesi e aristocratiche della città, tra i quali i Gentiloni Silverj, i Bezzi e i Benadduci.
Quando il padre, con l’avanzare dell’età riduce progressivamente l’impegno lavorativo, è Maria Spes ad assumere di fatto la gestione dello studio fotografico e quando nel 1915 il fratello Giuseppe, richiamato alle armi, deve raggiunge il fronte della Prima Guerra mondiale, è la sorella a sostituirlo, tenendo aperto lo Studio di San Severino un giorno a settimana.
È proprio in questo stesso anno, 1915, che Maria Spes inizia a tenere un diario in cui annota questioni legate all’attività dei due studi fotografici, ma anche eventi della vita familiare e sociale. I suoi quaderni manoscritti, che abbracciano quasi un quinquennio, risulteranno essenziali per ricostruire le vicende familiari e professionali della famiglia Bartoli. Proprio i diari di Maria Spes suggerirono anni fa ad Alberto Pellegrino un interessante saggio pubblicato nel volume “Donne in posa. Un contributo alla storia della fotografia nelle Marche”, edito da Unitré (Tolentino 1999). Attualmente alla trascrizione dei diari manoscritti di Maria Spes sta lavorando, in vista della loro pubblicazione in un’apposita edizione critica, la maceratese Vanessa Sabbatini, che alla figura della Bartoli ha dedicato recentemente una conferenza nell’ambito di “Macerata Photofestival 2024”.
Nei decenni che seguirono la Prima Guerra mondiale i due studi fotografici Bartoli godettero di grande prestigio. Fatto ritorno dal fronte, Giuseppe riprese l’attività a San Severino, lavorando nello studio fotografico settempedano fino alla sua morte, nel 1948 (anno in cui muore anche la madre), mentre Maria Spes, che nel 1924 aveva scritto il proprio nome in “ditta” sulla vetrina dell’atelier di Tolentino, continuò ad esercitare l’arte fotografica nello stesso atelier aperto da suo padre per molti anni ancora, fino al 1968. Quell’anno muore la sorella minore Luigia e Maria Spes, ormai ottantenne, decide di abbassare per l’ultima volta la saracinesca in corso Garibaldi la sera del 30 giugno. Ritiratasi dall’attività e senza nessuno in famiglia (non si era mai sposata) ella continua a vivere a Tolentino fino alla fine dei suoi giorni, nel 1981.
© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca
Nelle foto: Maria Spes Bartoli sulla porta dello studio fotografico in corso Garibaldi a Tolentino e con il padre Beniamino
(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 42 del 2 novembre 2024)
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