Macerata. La “paura” dei libri.



“È una cosa inimmaginabile bruciare un libro”, dice il personaggio interpretato dall’attore Fabrice Lucchini nel film francese “Il mistero Henri Pick”, recentemente trasmesso su Rai5. Eppure già settant’anni fa lo scrittore americano Ray Bradbury nel suo famoso romanzo “Fahrenheit 451” – poi trasposto nell’omonimo film di Francois Truffaut – aveva addirittura immaginato un apposito corpo di vigili del fuoco impegnato a bruciare ogni tipo di volume in una futura società che vieta la lettura e il possesso di libri. Ma sappiamo che l’immaginazione di scrittori e registi, per quanto possa essere di pura fantasia, trae sempre spunto dalla realtà e in questo caso dai roghi organizzati nel 1933 in Germania, quando furono bruciati migliaia di libri non corrispondenti all’ideologia nazista. La storia, del resto, è ricca di episodi in cui i libri hanno “fatto paura”.

Sul finire del Quattrocento, appena una trentina d’anni dopo l’invenzione della stampa a caratteri mobili da parte di Gutenberg, papa Innocenzo VIII ordinò ai vescovi di vigilare sulla diffusione dei libri “contrari alla morale” e da allora per secoli c’è stato un susseguirsi di testi inclusi in un “Indice dei libri proibiti”, un elenco di volumi ritenuti moralmente o socialmente pericolosi esistito e continuamente aggiornato fino al 1966, quando in seguito alle riforme del Concilio vaticano II papa Paolo VI decise di abolirlo. Non si creda, però, che sia stata solo la Chiesa cattolica a mandare al “rogo” i libri. La “censura” è stata – e spesso lo è ancora oggi sotto varie forme – una conseguenza del conflittuale rapporto tra il potere e le “voci dissidenti” o più semplicemente per la “paura” del nuovo, quando non addirittura di una mascherata “cancellazione culturale”. 

Un documentato spaccato della storia della censura, da Gutemberg all’Illuminismo, è la mostra “Suspectos Damnare”, in corso fino al 31 marzo alla Biblioteca comunale Mozzi Borgetti di Macerata (ingresso libero). Vi sono esposti più di quaranta libri, che la curatrice Laura Mocchegiani ha selezionato dal fondo originario della biblioteca maceratese, costituito dagli oltre duemila volumi appartenuti – fino al 1773, anno della soppressione della Compagnia di Gesù – al Collegio dei Gesuiti, che aveva sede proprio nel complesso edilizio dove alla fine del Settecento prese origine l’attuale biblioteca. Se i preziosi volumi oggi esposti non furono distrutti, o comunque censurati, lo si deve quindi ai gesuiti di Macerata, che decisero di ignorare l’Indice più volte rinnovato dai Papi. 

La mostra è parte del festival nazionale del libero pensiero “Presente liberale”, promosso ed organizzato dal Comune di Macerata in collaborazione con la casa editrice Liberilibri. 

L’esposizione è suddivisa in sei sezioni: “Gli strumenti del controllo”, “Gli autori proibiti”, “Letture proibite”, “La Scienza proibita”, “Assolutismo e Censura”,  “L’Encyclopédie”. Nelle bacheche dislocate nella sale della parte più antica della biblioteca sono esposti libri estremamente preziosi e alcune vere e proprie rarità, come – solo a titolo di esempio – un volume di grande formato dell’anatomista Andrea Vesalio (1514 – 1564), stampato a Basilea nel 1543 (nella foto), che è uno dei pochi esemplari al mondo ad avere tutte le tavole anatomiche ancora intatte. 

C’è anche uno spazio riservato ad una selezione di titoli pubblicati da Liberilibri, che si riallacciano al tema della mostra. Tra questi vi figura “Pensieri sulla libertà civile” di Peter Forsskal (1732 – 1753), un testo subito censurato e sparito dalla circolazione, che Liberilibri ha ripubblicato qualche anno fa insieme a un piccolo gioiello dell’Illuminismo scandinavo mai tradotto prima in italiano. Si tratta dell’Editto sulla libertà di stampa, proclamato nel 1766 dal re di Svezia Adolfo Federico, che rappresenta la prima legge sulla libertà di scrittura e di stampa in Europa. 

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 6 del 10 febbraio 2024)


Commenti

Post più popolari