Nell’Olivastro si nasconde un po’ di San Severino



L’emancipazione femminile ha progressivamente rotto gli schemi tipici della società patriarcale, tanto che oggi molti storici affermano che nel Novecento l’unica rivoluzione ad aver avuto successo è stata quella delle donne. Questo crescente ruolo della figura femminile anche all’interno della famiglia ha permesso a molti padri di delegare alle madri le incombenze legate alla crescita dei figli: è la madre che accudisce, si prende cura, si preoccupa, veglia e provvede su ogni necessità dei figli, dalla più tenera età fino agli anni della scuola. Nonostante i padri rimangano più distanti, tutti presi dalla propria vita, il rapporto con le figlie molto spesso è psicologicamente intenso. Sono proprio le figlie, vedendo un padre distante, che si incuriosiscono a lui, al suo modo di fare, finendo per esserne addirittura affascinate, imitandone i comportamenti ed assumendone pian piano molti lati del carattere.

È in questa situazione che cresce Caterina, la protagonista de “L’Olivastro”, recente libro della scrittrice settempedana Marta Zura-Puntaroni.  Dopo “Grande Era Onirica”, romanzo d’esordio ispirato ai trascorsi anni dell’università e al successivo “Noi non abbiamo colpa”, in cui il conflitto generazionale alla base della storia romanzata si sviluppa nella realtà sociale della sua San Severino Marche, la scrittrice Zura-Puntaroni è ora di nuovo in libreria con questo racconto, “L’Olivastro”, appunto, che ha inaugurato la nuova collana editoriale della piccola casa editrice romana Effequ, “Elettra” (titolo che richiama il noto personaggio delle mitologia greca),  dedicata ad una  serie di racconti in cui alcune scrittrici-figlie raccontano il rapporto con i loro padri, in un contesto ovviamente romanzato.

A differenza del precedente romanzo, in questo racconto San Severino non viene nominata, ma chi conosce l’autrice e la realtà settempedana riconosce molti cognomi tipici del luogo (Meschini, Calamante, Vissani) ed anche il nome della scuola, Luzio, dove alle elementari Caterina è bullizzata dalla compagna di classe Simonetta, con la quale si ritrova, ormai adulta, a dover competere in un simpatico episodio narrato all’inizio della storia. 

Non secondaria – anzi antitetica a lei e al padre – è la figura della madre, donna sofisticata, che le compera vestiti firmati senza curarsi dei gusti della figlia e la costringe ad iscriversi alla Bocconi, mentre lei – innamorata della terra e degli ulivi che suo padre coltiva con tanta passione – vorrebbe frequentare la facoltà di agraria. Alla fine Caterina – “selvatica e rustica come l’olivastro” – lascerà Milano, con il suo prestigioso ateneo, gli amici e il fidanzato per tornare nella sua terra, in  un finale che non può essere qui svelato. 

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

M. Zura-Puntaroni, l’Olivastro, Effequ, Roma 2023, pp. 70, euro 10.

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 44 di sabato 25 novembre 2023)


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