Tecnica e cultura in Poltrona Frau



Molti anni fa c’era una rivista trimestrale, “Telèma”, ideata e diretta da un giornalista appassionato di scienze, Ignazio Contu, che affrontava tematiche scientifiche con un approccio umanistico, tant’è che tra le sue firme figuravano Umberto Eco, Tullio De Mauro, Domenico De Masi, Roberto Vacca, Stefano Rodotà.

Quel periodico voleva dimostrare come la tecnica non possa fare a meno delle conoscenze umanistiche e come quest’ultime siano necessarie a sviluppare la tecnologia, affinché essa individui con chiarezza “le compatibilità pratiche e ambientali, le condizioni giuridiche e i limiti etici del progresso”.

Una testimonianza della contaminazione tra discipline tecniche e cultura umanistica è la trentacinquennale esperienza lavorativa vissuta dal tolentinate Silvano Bonfranceschi nel reparto “Ricerca & Sviluppo” di Poltrona Frau. Lui, tecnico per formazione, ha avuto come interlocutori i maggiori architetti e designer internazionali e dalla continua collaborazione tra loro sono nati molti iconici oggetti di arredamento. 

La creatività del designer, che affonda nella filosofia, nella storia, nell’arte, nell’antropologia, nella letteratura, nella semiotica, ha bisogno della tecnica e di chi lavora con la sapienza delle mani. Così come chi ha la capacità di costruire a regola d’arte un oggetto ha bisogno della creatività del designer per realizzare qualcosa di esteticamente originale, che conservi utilità e praticità.

Questa lunga esperienza di lavoro ha dato vita ad un libro (“In poltrona, un tecnico e venti architetti”, Pollenza 2022, pp. 104 ill. s.i.p.), che Silvano Bonfranceschi (nella foto)ha scritto a quattro mani con Maria Marucci, sua moglie, attingendo dalle trentacinque agende annuali in cui il diligente addetto del reparto “Ricerca & sviluppo” dell’azienda di Tolentino annotava incontri, trasferte di lavoro e problematiche da risolvere. Quelle agende Bonfranceschi le ha portate con sé a casa il giorno in cui è andato in pensione e durante le “quarantene” dovute al Covid, le ha riprese in mano. Sono riemersi tanti ricordi e aneddoti curiosi, ora trasferiti nelle pagine del volume.

Il libro, con presentazione di Rossano Cicconi, è in parte anche la storia di anni importanti per lo sviluppo di Poltrona Frau. Pagina dopo pagina si parla di molte produzioni rimaste famose, come la poltrona “Intervista”, realizzata su disegno di Lella e Massimo Vignelli per gli studi televisivi del Tg2, la poltrona con fianchi di cristallo progettata da Santiago Calatrava per la Città della Cultura di Valencia e quella di Norman Foster per l’auditorium del British Museum o il divano “Ouverture” di Pierluigi Cerri. Inoltre il rivoluzionario progetto di Fabio Lenci e Giovanna Talocci, “I Madrigali 4”, un letto destinato non solo a luogo di riposo, ma studiato come spazio deputato anche al lavoro, all’ascolto della musica o alla visione di film.

I venti capitoli del libro sono dedicati ad altrettanti noti architetti che hanno collaborato con Poltrona Frau e che hanno avuto in Silvano Bonfranschi un attento interlocutore. Di ognuno l’autore ricorda la prima volta che misero piede in azienda, i loro caratteri, le manie e la genialità. 

Il “battesimo” di Bonfranceschi con tali personaggi fu con l’architetto Luigi Massoni (toelette Dilly Dally), al quale con una certa titubanza dovette chiedere di spegnere il sigaro durante la visita nel reparto falegnameria. Di Tino Agnoli (divano Poppy) ricorda la cordialità e la prontezza alla battuta con cui metteva a proprio agio ogni interlocutore, mentre l’argentino Emilio Ambasz era particolarmente geloso della sua Jaguar decapottabile, che veniva sempre parcheggiata lontano da altre autovetture per evitare che qualcuno potesse urtarla.

Diversi gli incontri con Renzo Piano, al quale Bonfranceschi dovette far visita più volte presso lo studio genovese dell’architetto, una costruzione immersa nel verde, con vista mare. Le occasioni furono le progettazioni delle poltrone per il Parco della Musica a Roma e per le Sale sinodali nel complesso della nuova chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo. 

Altri designer di cui si parla nel libro sono Gae Aulenti, Michele De Lucchi (“un professionista con cui si lavorava bene, capiva le esigenze tecniche, ammirava le soluzioni pratiche che gli si proponevano”), Mario Bellini, che per farlo arrivare a Tolentino gli fu noleggiato un aereo privato, Marco Zanuso, Paolo Resmini (progettista dell’arredo della Sala Frau di Spoleto), José Rafael Moneo, Luca Scacchetti, Paolo Portoghesi, Michael Wilford.

Il lettore potrà rimanere sorpreso nel leggere tra i nomi dei designer anche quello di Mario Marenco, l’esilarante “colonnello Buttiglione” dei famosi programmi di Renzo Arbore. Oltre ad essere un attore comico ed autore umoristico (quando chiamava la centralinista di Poltrona Frau imitava la voce di Sandro Pertini), Marenco era anche architetto (per Frau progettò la poltroncina “Movie”) e – ricorda Bonfranceschi – “nei disegni metteva la stessa creatività che aveva nel linguaggio e nell’atteggiamento in generale”. 

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 38 del 14 ottobre 2023)


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