Come sorridere dei nostri disastri



Tullio Colsalvatico (pseudonimo di Tullio Pascucci), nato a Colvenale di Camporotondo di Fiastrone nel 1901 e scomparso nel 1980 a Tolentino, è stato uno dei massimi cantori della sua terra natia e della vita rurale, cui aveva dedicato la prima rivista da lui fondata, “Terra nostra”, un mensile stampato alla fine degli anni Venti dalla tipografia Bellabarba di San Severino, che si prefiggeva anche l’elevazione culturale dei contadini. 

Nonostante i suoi studi giovanili in scienze agrarie, già dall’adolescenza Colsalvatico sentì una particolare attrazione per la letteratura, pubblicando nel 1919 una prima raccolta di poesie. Nella sua vasta produzione letteraria figurano diversi romanzi, tra cui “La terra del peccato” (Premio Lido di Roma nel 1954), una raccolta di ben cinquemila aforismi, edita nel 1972 e molti racconti, diversi dei quali di genere umoristico. Tre di quest’ultimi, presenti in una raccolta di novelle del 1958, sono stati ripubblicati quest’anno in un volumetto edito da Leardini di Macerata Feltria per conto del Circolo culturale “Tullio Colsalvatico” di Tolentino, in cui sono presenti le opere finaliste del premio letterario intitolato allo scrittore di Camporotondo. Concorso svoltosi lo scorso inverno sul tema “L’Umorismo, un modo di guardare la realtà”.   

L’umorismo nei racconti di Colsalvatico è quell’umorismo pirandelliano volto a smascherare contraddizioni e falsità dell’apparenza, a mettere a nudo le fragilità e le debolezze umane. Un umorismo che smorza sul nascere il sorriso perché induce subito a riflettere e a compatire, perché alla fine tutti possiamo specchiarci in certe situazioni.

In una dei tre racconti pubblicati, “La vettura per l’avvocato”, si narra di Righetto, un vetturino che due volte a settimana accompagna con la sua carrozza l’avvocato Nitali da Tolentino al tribunale di Macerata. All’andata l’avvocato è sempre taciturno, mentre nel viaggio di ritorno diventa loquace, parlando della causa vinta, dei giudici, della procedura e delle leggi. Il vetturino, viaggio dopo viaggio, approfitta della loquacità del legale per domandare e chiedere chiarimenti, per carpire utili consigli per sé e per i suoi amici, con i quali la sera si ritrova in osteria. Quando il vetturino presenta il conto delle vetture, l’avvocato gli presenta quello per i “consigli legali” e il povero Righetto si ritrova così debitore di molti altri viaggi per accompagnare il legale in tribunale.

Nel secondo dei racconti umoristi di Colsalvatico presenti nel libro, “Lettera al vittorioso”, si narra di una elettrice che ascolta il confronto tra due candidati per l’elezione al parlamento. Uno dei due basa tutta la propria eloquenza su idee grandiose, mentre l’altro riesce a far presa sulla donna, ormai intenzionata a votare per lui, perché si mostra più realista, cercando di infondere speranza e non illusioni. A scrutinio avvenuto, però, a risultare eletto sarà il candidato più fanfarone e la donna, superata l’iniziale delusione, prende immediatamente carta e penna per scrivere al neo deputato e cercare di “salire sul carro del vincitore”. 

Nella terza novella, “Il conto delle cene”, la protagonista è Cleofe, una donna vedova sempre affabile e premurosa nei riguardi del futuro genero, suo gradito ospite a cena ogni sabato sera. Quando il giovanotto accenna a voler interrompere il fidanzamento con la figlia di Cleofe, la donna, che non aveva lesinato a spendere parte della sua misera pensione per offrire sempre piatti assai ricercati, gli presenta il conto di centoquattro cene. Giacomino ritorna immediatamente sui propri passi e riprende a sedersi accanto alla graziosa Elly sul vecchio canapè.

Anche gli otto racconti – tra finalisti e segnalati – del concorso letterario pubblicati in questo volume – ne sono autori Silvano Bertaina, Gianfranco Martuscelli, Massimiliano Falavigna, Vittorio Fasce, Alberto Cola (vincitore del primo premio), Gianluca Papadia, Marco Bottoni – rispondono al criterio umoristico dell’opera di Colsalvatico, in cui l’osservazione dei limiti e degli errori non diventa mai condanna nei confronti dell’altro, quanto piuttosto il riconoscimento di una comune condizione umana. Il sorriso che ne scaturisce non è consolatorio, ma si propone di indurre il lettore a riflettere sulla realtà delle cose. È quello stesso umorismo che ci hanno fatto conoscere altri autori molto noti, tutti contemporanei di Colsalvatico, quali Achille Campanile, Marcello Marchesi o Giovannino Guareschi.

Per spiegare il significato dell’asterisco posto alla fine del titolo del libro usiamo le parole del curatore, Franco Maiolati: “All’Accademia della Crusca hanno molto discusso se sia meglio ‘io e te’ oppure ‘io e tu’. Ancora non hanno ben risolto, ma noi dovevamo uscire con questa raccolta. I lettori sono autorizzati eventualmente a correggere con la matita rossa”.

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

Aa.Vv. Io e te siamo un disastro (*), Leardini, Macerata Feltria 2023, pp. 160, Euro 15.

Nella foto: la copetrina del libro accanto ad un ritratto di Tullio Colsalvatico realizzato nel 1973 da Alessandro Santecchia

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 30 di sabato 5 agosto 2023)


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