Qualità della vita, non c’è un metro uguale per tutti.


George Canning, primo ministro britannico di inizio Ottocento, è ricordato per essere rimasto in carica appena quattro mesi e per aver sostenuto che “con le statistiche si può dimostrare di tutto, fuorché la verità”. La sua affermazione è sicuramente un paradosso, ma, come tutte le esagerazioni, in fondo in fondo contiene un briciolo di saggezza, a cui bisognerebbe far mente locale ogni anno a dicembre, quando – come avviene ormai da più di trent’anni – il maggiore quotidiano economico italiano, Il Sole 24 ore, pubblica una vera e propria classifica sulla qualità della vita nelle province italiane. Peraltro non è il solo, in quanto dalla fine degli anni Novanta – in genere con un paio di settimane d’anticipo rispetto al giornale concorrente – un’analoga classifica viene pubblicata dall’altro quotidiano economico, Italia Oggi. 

Consultando a ritroso le trentadue graduatorie annuali del giornale della Confindustria e le ventiquattro classifiche del giornale di Class editori, si scopre che mai una volta le due graduatorie sono state pressoché uguali, evidenziando molto spesso sostanziali differenze. Limitandoci alla provincia di Macerata, notiamo che negli ultimi anni del secolo scorso “Il Sole 24 ore” la poneva poco sopra metà classifica, mentre per “Italia Oggi” era addirittura quindicesima. In questi decenni le due classifiche sono state per la provincia di Macerata una sorta di “montagne russe”, un continuo in su e in giù, anche con sbalzi notevoli da un anno all’altro. Due sole volte la provincia di Macerata è stata classificata tra le prime dieci dall’indagine de’ “Il Sole 24 ore”: nel 2009 (addirittura quarta su 110 province) e nel 2013, ottava posizione. Ebbene, in quegli stessi anni per “Italia Oggi” la provincia maceratese risultava, rispettivamente, sedicesima e venticinquesima. Al contrario, a fronte del miglior piazzamento decretato da “Italia Oggi” (undicesima posizione due anni fa), la nostra provincia nel 2020 è stata retrocessa alla “trentesima” casella per l’altro quotidiano.

Queste differenze tra una classifica e l’altra non devono sorprendere e allo stesso tempo non bisogna fare su di esse eccessivo affidamento. Non perché non siano affidabili i ricercatori che le predispongono (l’ufficio studi e analisi della casa editrice della Confindustria per “Il Sole 24 ore” e l’università di Roma La Sapienza per “Italia Oggi”), ma per molteplici altri fattori: innanzitutto per la scelta degli indici presi in considerazione (novanta per un quotidiano e più di cento per l’altro, che in gran parte non coincidono o comunque non sono sovrapponibili), poi perché le banche dati, da cui sono attinte le informazioni, non sempre risultano aggiornate alla medesima data e con la medesima tempestività dalle molteplici istituzioni (non solo l’Istat), infine perché le due indagini non utilizzano la stessa “lente d’ingrandimento” e soprattutto perché gli algoritmi, che sviluppano i dati raccolti, rispondono a diverse impostazioni programmatiche.  

Il “peccato originale” di queste indagini annuali sta, però, nel nome: “qualità della vita nelle province italiane”. Un titolo che richiama immediatamente un fattore non misurabile con lo stesso metro per tutti. C’è chi ama la vita frenetica della metropoli e chi, invece, quella più rilassante della piccola provincia, chi è più attento a respirare aria pulita e mangiare cibi sani e chi invece ha priorità molto diverse. 

Ogni persona, che vive tutti i giorni nella realtà della propria provincia, può tuttavia contrapporre alla “classifica ufficiale” quella “personale”, che deriva dall’esperienza diretta e dalle proprie necessità. Alla fine il suo giudizio è destinato ad avere la meglio su ogni indice statistico. Questo, del resto, spiega i differenti commenti di pubblici amministratori e di semplici cittadini, che ogni anno si leggono sulla stampa locale all’indomani della pubblicazione delle classifiche. Nel 2009 molti si stupirono della quarta posizione attribuita a Macerata da “Il Sole 24 ore”, così come quest’anno molti altri hanno ritenuto non rispondente alla situazione reale il cinquantanovesimo posto assegnato alla nostra provincia (quarantaduesimo per “Italia Oggi”).  

Nonostante i rilievi cui abbiamo ora accennato, indagini di questo tipo sono utili; a patto, però, che si compia un’analisi separata e analitica per singoli comparti, indicatore per indicatore, voce per voce. 

Come abbiamo detto, infatti, la classifica chiamata “qualità della vita” è frutto della combinazione tra loro di dato e valori tra i più variegati, che le stesse classifiche offrono raggruppati per ambiti più omogenei.

Analizzando il report de “Il Sole 24 ore” pubblicato lo scorso 12 dicembre, la provincia di Macerata, nonostante sia relegata oltre metà classifica e nella peggior posizione di sempre, ottiene un notevole avanzamento sull’anno precedente in materia di “giustizia e sicurezza” (ventunesima su 107), una buona posizione (quindicesima) in “ambiente” e il primo posto assoluto nel servizio di “illuminazione pubblica sostenibile”, mentre precipita nella parti basse della classifica in materia di “affari e lavoro” e per l’indice di “inflazione dei prodotti alimentari”.

In precedenza era uscita in edicola la classifica di “Italia Oggi”, che quest’anno pone la provincia di Macerata al 42° gradino (venti posizioni in meno rispetto all’anno precedente). In questa indagine, a differenza di quella del giornale concorrente, la nostra provincia ha una classificazione “accettabile” per quanto riguarda “sicurezza”, “istruzione” e “affari e lavoro”, con un punteggio molto elevato per quanto concerne l’indice di imprenditorialità (settimo posto). Inoltre la provincia maceratese registra due ottime posizioni nel comparto “ambiente” (quinta su 107) e nel settore “tempo libero” (diciannovesima), con un secondo posto assoluto per numero di palestre, ovviamente in rapporto agli abitanti. Note dolenti, invece, per quanto concerne gli aspetti legati alla “demografia” e all’ambito dei “redditi” (sessantunesima in entrambi i comparti), nonché nei servizi collegati al “sistema salute” (sessantaquattresima).

Ecco quindi che l’utilità di tali indagini annuali – in particolare per coloro che sono responsabili della politica e dell’amministrazione sui territori – sta proprio in una attenta ed approfondita lettura dei dati, che sono alla base della elaborazione di quella classifica generale. I risultati della graduatoria, pur mediaticamente suggestivi, se presi globalmente e senza la necessaria frammentazione, si rivelano spesso forieri o di smisurato entusiasmo o di eccessivo sconforto.

© Alessandro Feliziani 7 Orizzonti della Marca

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 48 del 24 dicembre 2022)


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