Quando i vescovi giuravano fedeltà allo Stato.


La recente celebrazione del 70° anniversario della proclamazione di Macerata “Civitas Mariae”, avvenuta per deliberazione del consiglio comunale il 16 novembre 1952, ha permesso a molti maceratesi di ricordare la figura del vescovo del tempo, monsignor Silvio Cassulo. A lui, infatti, si deve il testo dell’atto di consacrazione letto dal presule durante la cerimonia di settant’anni fa e nuovamente recitato il mese scorso dall’attuale vescovo Nazzareno Marconi.

Macerata fu per monsignor Cassulo la sua unica sede vescovile, dove rimase per vent’anni, fino alla morte avvenuta il 27 novembre 1968 per le complicazioni sopravvenute ad un trauma riportato a causa di un incidente stradale, verificatosi poche sere prima ad un centinaio di metri dell’episcopio, dove fu investito da un autobus, mentre percorreva a piedi via Don Minzoni.

Originario di Castelletto d’Orba (Alessandria), dove era nato il 20 aprile 1905, monsignor Cassulo (nella foto, con ragazzi e ragazze della Cresima e Prima Comunione nella chiesa di Santa Maria della Porta il 15 maggio 1955) fu nominato vescovo il 28 aprile 1948 da papa Pio XII, che tre settimane più tardi, il 15 maggio, lo ricevette in udienza privata. L’ordinazione episcopale avvenne il 20 giugno nella cattedrale di Tortona, la stessa dove l’allora neo vescovo era stato ordinato sacerdote diciannove anni prima. Monsignor Cassulo prese possesso della Diocesi di Macerata e Tolentino il 21 agosto successivo. Tra queste date si inserisce quella del 28 maggio 1948, che assegna al vescovo Cassulo un ruolo significativo nella storia dell’episcopato italiano in epoca repubblicana. Egli, infatti, fu il primo vescovo a prestare giuramento davanti al Presidente della Repubblica.  

L’articolo 20 del Concordato tra lo Stato italiano e la Santa Sede, firmato nel 1929 da Mussolini e dal cardinale segretario di stato vaticano, Pietro Gasparri, originario di Ussita, prevedeva, infatti, l’obbligo per i vescovi italiani di “prestare giuramento nelle mani del Capo dello Stato”, all’epoca il re. 

Con gli eventi della seconda Guerra mondiale, e poi la caduta della monarchia, quella disposizione rimase inapplicata per quasi cinque anni, proprio fino al 28 maggio del 1948, quando l’allora neo eletto presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, volle ripristinare il giuramento in virtù dell’art. 7 della nuova Costituzione repubblicana, che richiamava i Patti Lateranensi. Monsignor Cassulo fu il primo a prestare giuramento nelle mani di un Presidente delle Repubblica (Einaudi era stato eletto appena due settimane prima) e nell’archivio storico del Quirinale è presente il resoconto dattiloscritto della cerimonia. Vi si legge: “Il Presidente della Repubblica ha ricevuto in udienza solenne alle ore 11,30 S.E. Rev.ma Mons. Silvio Cassulo, Vescovo di Macerata e Tolentino, il quale ha prestato il giuramento di rito secondo il consueto cerimoniale. La cerimonia si è svolta nel salone degli Ambasciatori. L'illustre Prelato è stato ricevuto dal Cerimoniere e da un Aiutante di Campo.

Il Signor Presidente era assistito dall' Avv. Carbone, Segretario generale, e dal Col. Calogero in rappresentanza del Generale Marazzani, assente perché indisposto a Milano.

Il nuovo Vescovo è stato introdotto alla presenza del Presidente della Repubblica dal Cerimoniere, prendendo posto nell'inginocchiatoio situato di fronte alla scrivania presidenziale. Il Presidente della Repubblica ha letto il preambolo del verbale di giuramento ed il Vescovo, con la mano sinistra posata sui Vangeli, ha letto la formula del giuramento. I verbali sono stati firmati dal Vescovo, dai due testimoni e dal Ministro dell'Interno, intervenuti tutti alla cerimonia.

Terminata la cerimonia del giuramento, il Signor Presidente ha intrattenuto in colloquio particolare il nuovo Vescovo, il quale poco dopo Gli ha presentato il suo seguito”.

Il giuramento dei vescovi è stato abolito con la revisione del Concordato del 1984 e, proprio quell’anno, l’ultimo vescovo ad averlo prestato durante la presidenza di Sandro Pertini fu il cardinale Giacomo Biffi appena nominato arcivescovo metropolita di Bologna, il quale anni dopo – in un libro di memorie – ricordava l’evento, sottolineando come lui fosse stato l’ultimo vescovo a dover prestare giuramento “Davanti a Dio e sui Santi Vangeli ….” (così recitava la formula) nelle mani del primo presidente della Repubblica dichiaratamente ateo.

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Articolo pubblicato sabato 10 dicembre 2022 sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 46)

 

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