Macerata nella storia del Risorgimento.

R. Ruffini, Uomini e fatti del Risorgimento maceratese, Associazione “Le Casette”, Macerata 2022, pp. 134 ill. s.i.p


© Macerata è stata sempre considerata la città più “papalina” dello Stato Pontificio, ovviamente dopo Roma, ma questa definizione è dovuta alla circostanza che fino all’unità d’Italia Macerata è stata il più importante centro amministrativo della Marca. Una sorta di seconda “capitale”, periferica, ma territorialmente strategica per il governo dei Papi.

Città tutt’altro che “papalina”, invece, nell’animo di gran parte della gente, soprattutto tra la classe media. Macerata, infatti, è stata per tutta la prima metà l’Ottocento la più “carbonara” – oggi si direbbe la più “sovversiva” –  dei capoluoghi.

Questa doppia immagine della città, centro nevralgico dell’amministrazione periferica dello Stato Pontificio da un lato e “cellula insurrezionale” del Risorgimento italiano dall’altro, emerge chiaramente in un volumetto fresco di stampa scritto dallo storico Romano Ruffini per la collana editoriale dell’associazione culturale “Le Casette” di Macerata.

Seguendo cronologicamente la storia, l’autore ripercorre avvenimenti, riportando aneddoti e spigolature, con precise citazioni di luoghi e personaggi che hanno contribuito a fare di Macerata una protagonista del Risorgimento, dai primi “moti” di inizio Ottocento, fino all’annessione al regno d’Italia e poi a “Roma capitale”, passando per tutti i più importanti eventi storici, a cominciare dalla Battaglia di Tolentino del 1815, considerata da molti la prima vera guerra per l’indipendenza, in cui Macerata contribuì a sostenere l’esercito di Gioacchino Murat con quaranta volontari e un finanziamento di quindicimila lire.

Macerata restò anche nel cuore di Garibaldi, che nel 1849 fu ricevuto con grandi onori. Pochi mesi dopo il soggiorno in città, lo stesso Garibaldi dedicò ai maceratesi la vittoria riportata negli scontri di Porta San Pancrazio a Roma, dove persero la vita numerosi volontari che erano andati in suo aiuto da Macerata e Camerino.

Il contributo di Macerata al Risorgimento ebbe il massimo riconoscimento il 9 ottobre 1860 quando il re Vittorio Emanuele II “volle visitare la patriottica città che per oltre sessant’anni aveva mantenuta sempre ardente ed operosa la sua fede nella redenzione d’Italia”.

Con l’unità d’Italia, però, Macerata venne progressivamente a perdere a favore di Ancona l’importante ruolo di centro politico-amministrativo avuto in passato. Era l’effetto di quella che l’autore definisce la “piemontizzazione” delle Marche. 

La delusione dei maceratesi per questa “decadenza” fu pubblicamente espressa in un duro discorso, particolarmente critico verso il governo, tenuto il 19 settembre 1862 in Consiglio provinciale dal liberale Luigi Pianesi, magistrato e poi rettore della locale università. 

Il libro, ben scritto e di piacevole lettura, manca purtroppo di un utile indice dei nomi. 

 © Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 15-2022)


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