Dino Buzzati nella storia della Biennale di Tolentino



© Dino Buzzati, del quale in questi mesi si ricorda con varie iniziative il cinquantesimo anniversario della scomparsa, è conosciuto dal grande pubblico come uno dei maggiori scrittori italiani del Novecento. 

“Il deserto dei tartari”, pubblicato nel 1940, è il suo romanzo di più largo successo. Molti lo hanno letto già negli anni di scuola e molti altri, magari, lo hanno apprezzato dopo aver visto la trasposizione cinematografica di Valerio Zurlini negli anni Settanta. 

Buzzati è stato anche un grande giornalista, una delle penne di punta del Corriere della Sera, dove era entrato nel 1929, all’età di 23 anni, e dove è rimasto fino alla morte. Si poteva leggere la sua firma in calce ad un elzeviro, come in testa ad uno dei tanti suoi articoli di cronaca nera e giudiziaria, molti dei quali sono stati raccolti da Mondadori lo scorso anno nel volume “La Nera”. Per il Corriere è stato anche un grande inviato, spaziando dai luoghi di guerra alle tappe del Giro d’Italia di ciclismo. Eclettico nel giornalismo, ma anche nella vita: alpinista da giovane, scrittore, giornalista, autore teatrale e – pochi lo sanno – anche pittore. Anzi, la pittura era stato il suo primo amore, tant’è che una volta scrisse: “Io mi trovo vittima di un crudele equivoco. Sono un pittore il quale, per hobby, durante un periodo purtroppo alquanto prolungato, ha fatto anche lo scrittore e il giornalista. Ma dipingere e scrivere per me sono in fondo la stessa cosa. Che dipinga o che scriva, io perseguo il medesimo scopo, che è quello di raccontare delle storie.”

Ebbene, con il Buzzati pittore si intreccia la storia di una delle rassegne artistiche marchigiane oggi più note e longeve: la Biennale dell’umorismo nell’arte di Tolentino. Era il 1963, la Biennale era nata appena due anni prima per iniziativa di Luigi Mari, già sindaco della città, medico-chirurgo ed artista lui stesso. In quella seconda edizione Mari cercava di far compiere alla Biennale il salto internazionale che in effetti riuscì ad ottenere e non si può escludere che nella scelta di invitare Dino Buzzati non abbia influito una polemica letteraria che proprio in quell’anno era scoppiata a seguito della pubblicazione del romanzo “Un amore”, altro successo della narrativa buzzattiana, che aveva diviso la critica. 

Sta di fatto che Buzzati accolse l’invito e partecipò alla seconda Biennale di Tolentino (8-22 settembre 1963) con tre sue opere pittoriche, tra le quali “Le buone amiche” (nella foto), che rispecchiavano “gli stessi temi della sua opera letteraria: il destino, l’attesa, il mistero, una certa crudeltà umana e la visione malinconica dell’amore”.  

Ovviamente le opere di Buzzati non erano tra quelle in concorso, ma inserite in un’apposita sezione ideata da Luigi Mari e riservata a “Letterati-pittori”. Accanto ai quadri di Buzzati furono esposti anche alcuni dipinti ad olio di Leo Longanesi, altro noto giornalista ed editore, scomparso pochi anni prima e una dozzina di “gessetti” del futuro Premio Nobel per la letteratura Eugenio Montale.

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 10-2022)


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