L'intervista / Antonio Pettinari. "La provincia è la necessaria cerniera istituzionale tra i comuni e la regione".


© Antonio Pettinari (nella foto), nato a Treia il giorno di Natale di 72 anni fa, per metà della propria vita ha esercitato le funzioni di amministratore pubblico, prima come consigliere, poi assessore e infine presidente della provincia di Macerata. Fu eletto per la prima volta consigliere provinciale, infatti, all’età di 36 anni, nel 1985.  Da allora è sempre stato riconfermato per altre cinque consecutive elezioni e per due volte ha ricoperto il ruolo di assessore (lavori pubblici, trasporti). Nel 2011, in occasione delle ultime elezioni provinciali a suffragio universale diretto, è stato eletto presidente della provincia e nel 2016 (prime elezioni indirette post riforma), è stato riconfermato nella carica per l’ulteriore mandato, che si conclude proprio in questi giorni. 

Presidente Pettinari, che provincia lascia?

Nonostante la pessima riforma del 2014 abbia cercato di affossare questi enti che fanno parte della storia d’Italia, dall’unità in poi, lascio una provincia viva, attiva, impegnata, vicina ai territori, ai comuni e ai cittadini. Un ente che in tutti questi anni ha esercitato con grande attenzione le proprie competenze specifiche (dalla viabilità all’edilizia scolastica), ma che non si è limitato solo a queste, rappresentando le esigenze del territorio in ogni contesto e attraverso continue interlocuzioni con le autorità statali e regionali o altri enti preposti.

A cosa si riferisce in particolare?

Prendiamo ad esempio la grande viabilità, la cui gestione non compete alla provincia. Nel 2016, se la provincia di Macerata non fosse intervenuta con forza nei confronti dell’Anas, la superstrada 77 sarebbe stata inaugurata senza lo svincolo di Muccia sulla carreggiata monti-mare. E sempre la provincia nel 2015, opponendosi allo scioglimento della Quadrilatero e alla sua fusione per incorporazione con l’Anas, ha consentito che la società continuasse ad operare sul territorio regionale e provinciale per realizzare altre infrastrutture, a partire dalla Pedemontana. Poi vorrei ricordare anche l’azione svolta, da assessore ai trasporti, per la salvaguardia e il potenziamento della ferrovia Civitanova-Albacina, i continui e proficui rapporti con il commissario per la ricostruzione post terremoto e il ruolo che la provincia sta svolgendo con interventi specifici sul patrimonio edilizio e sulla viabilità.

Lei viene definito da molti il “presidente delle strade” …

(Sorride). Ritengo che la viabilità sia un servizio essenziale e che, oltre a collegare città, paesi e frazioni, rappresenti il vero “scheletro” di un territorio vasto, che ha bisogno di avere uno sviluppo armonico ed equilibrato. È la prima cosa che imparai appena eletto negli anni Ottanta. Fui nominato presidente della commissione lavori pubblici e visitando ogni angolo della provincia mi resi subito conto di quanto le strade fossero importanti, soprattutto per i piccoli centri dell’entroterra. L’altro aspetto della viabilità che considero prioritario è la sicurezza delle strade, perché lo sviluppo della mobilità e della motorizzazione richiedono un’attenzione sempre maggiore. 

Ha mai fatto un conto di quanti opere stradali sono state realizzate durante la sua presidenza?

Il desiderio di lavorare sempre su nuove opere mi fa dimenticare le tante già realizzate. Scherzo ovviamente, ma così su due piedi non sono in grado di quantificare con esattezza. A livello di investimento, comunque, si tratta di diverse centinaia di milioni di euro. Solo quest’anno, tra lavori eseguiti ed appaltati siamo a circa quattordici milioni e mezzo e lascio altrettanti finanziamenti già acquisiti attraverso bandi statali per i prossimi anni: undici milioni e mezzo da spendere entro il 2024, compreso il raddoppio del ponte sul Chienti a Piediripa, poi ulteriori un milione e 800 mila euro per tredici piccoli ponti e quattro milioni espressamente destinati per la viabilità nelle aree interne.

L’altro grande settore di competenza della provincia è l’edilizia scolastica…

Anche per le scuole gli investimenti in questi anni sono stati ingenti. Pensi che nella sola città di Camerino, nel 2021, tra opere ultimate, opere in corso e opere in progettazione superiamo i sette milioni e mezzo di euro. Altri importanti interventi sono in fase di realizzazione nelle altre città sedi di istituti superiori e lascio a chi mi succederà ulteriori ingenti investimenti già finanziati.

Quali sono?

Uno de più attesi è il nuovo Campus scolastico di Tolentino per oltre ventitré milioni di euro, poi un nuovo plesso scolastico da costruire con caratteristiche innovative all’interno del complesso dell’istituto tecnico agrario di Macerata, dove negli ultimi quattro anni sono stati realizzati interventi per circa 13 milioni di euro. Questo nuovo plesso potrà essere costruito con un finanziamento di tredici milioni che la provincia, quale vincitrice di un apposito bando, ha ottenuto dal ministero dell’istruzione. Altri sette milioni sono stati finanziati per ampliamenti dell’Itis di Recanati, del liceo di Civitanova e per tre palestre. Infine c’è il finanziamento più rilevante: trentatré milioni di euro destinati al costruzione del nuovo polo scolastico di Cingoli, per il quale il progetto dell’ufficio tecnico della provincia è pronto da tempo, ma deve ancora superare il vaglio della competente Soprintendenza ai beni architettonici delle Marche.

Cosa ricorda di quando fu eletto la prima volta?

È ancora vivo in me il ricordo della forte emozione che provai nel sedermi la prima volta nella sala del consiglio provinciale. Delle funzioni della provincia avevo solo conoscenze generali e teoriche, ma fin da quel primo momento ho sentito su di me una grande responsabilità e il desiderio di mostrarmi degno e capace rappresentante non solo del mio collegio elettorale (Treia n.d.r.), ma dell’intera comunità provinciale.

Ritiene di esserci riuscito?

Onestamente sì e ne sono fiero. Come consigliere prima, assessore poi e infine presidente ho ricevuto continuamente segnali di approvazione, incoraggiamento e vicinanza da parte dei sindaci, dei dirigenti scolastici, dei rettori delle nostre due università, delle parti sociali, sindacali ed imprenditoriali, oltre che di tanti cittadini. Tutto questo mi è stato di grande sostegno nell’affrontare i problemi più complessi e nel porre sempre attenzione verso tutti. 

Lei per quattordici anni è stato anche sui banchi dell’opposizione…

È stata un’esperienza che mi ha arricchito molto; mai, però, mi sono sentito componente dell’opposizione nel significato che tale espressione assume nell’agone politico. Per me dichiararsi di opposizione nell’accezione più comune del termine costituisce una visione sbagliata. Io mi sono sempre sentito rappresentante della comunità provinciale e, indipendentemente dall’appartenenza alla maggioranza o alla minoranza, ho sempre lavorato per trovare le soluzioni ai problemi. E devo dire che, proprio per questa mia sempre aperta disponibilità, ho trovato molte occasioni di proficuo dialogo.

Nel corso di questi ultimi dieci anni e mezzo in cui è stato presidente, di cosa si può ritenere particolarmente orgoglioso?

Individuare una sola delle tante opere pubbliche che sono riuscito a far progettare, finanziare e realizzare è per me difficile, così come individuare una delle altre questioni che ho ricordato prima.  Però di una cosa sono veramente orgoglioso: essere stato riconfermato nel 2016 dopo essermi ricandidato senza simboli di partiti ed essere risultato eletto con il 60% dei voti. È stata quella la cartina di tornasole della credibilità acquisita attraverso il lavoro fatto in precedenza. Per me quella del 2016 è stata un’elezione basata sulla stima alla mia persona e questo mi ha stimolato a lavorare ancora con più tenacia.

Cosa può fare la provincia per ridurre l’ormai storico divario tra l’entroterra e la fascia costiera?

La provincia ha sempre lavorato con questo obiettivo. Mai è stata valutata l’importanza di una determinata iniziativa sulla base del numero degli abitanti. Il famoso slogan “Terra delle armonie” fu coniato dalla giunta Sileoni, in cui io ero assessore, proprio per richiamare tutte le istituzioni, i comuni e le comunità ad un senso di unione e a lavorare tutti insieme. Il sistema costiero non deve prevaricare, perché indebolendo le altre aree finisce per indebolire tutti. Esiste anche un aspetto etico-morale che induce ad aiutare chi ha meno. La provincia di Macerata lo ha fatto e spero che continui a farlo.

Che augurio si sente di fare alla provincia dei prossimi anni?

Alla provincia quale istituzione politico-amministrativa prevista dalla Costituzione auguro la cancellazione della legge Delrio, che nel 2014 l’ha sottratta al rapporto diretto con i cittadini e di riprendere il proprio ruolo in maniera piena, per continuare ad essere l’ente di governo di area vasta, in grado di tenere unite le diverse realtà territoriali.  La provincia è la necessaria “cerniera” istituzionale tra i comuni e la regione.

… e alla comunità provinciale cosa augura?

Di continuare ad essere fiera dei propri valori, delle proprie ricchezze ambientali, culturali, produttive, di sentirsi unita e di essere dialogante, perché con il dialogo si costruisce e si possono realizzare le aspirazioni di tutti.

…e che augurio rivolge al nuovo presidente?

Una delle storture della legge attuale è quella che presidente della provincia debba essere un sindaco, cioè un amministratore che ha già la responsabilità di un determinato comune, i cui interessi possono confliggere con quelli di altri comuni. Ebbene, al nuovo presidente auguro di riuscire ad essere il presidente dell’intera provincia, di saper individuare e risolvere i problemi di tutti, a cominciare da chi ha meno.

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Intervista pubblicata sabato 18 dicembre sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 48-2021)


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