L'intervista / Adinda-Putri Palma. Il terremoto, un viaggio "verso casa".

L'opera "In Domum" esposta a Palazzo Ottoni di Matelica.

© Adinda-Putri Palma è un’artista nata 35 anni fa a Matelica, che ha girato il mondo sin dalla più tenera età. Prima seguendo i genitori in Indonesia, Egitto, Nigeria, Libia, poi per studio e lavoro in Brasile, Romania, Regno Unito. Dopo il diploma in pittura conseguito al Liceo artistico statale di Brera, si è diplomata all’Accademia di Belle arti di Macerata con il massimo dei voti, discutendo una tesi in “Metodologia della progettazione”. Durante il suo lungo soggiorno in Gran Bretagna, dove è stata assistente di studio del famoso artista britannico Damien Hirst, ha conseguito un Master in Graphic Arts alla University of the West of England e nel 2016 ha deciso di riattraversare la Manica. Ora vive a lavora nella frazione di Braccano, dove sta realizzando una struttura in legno e paglia da destinare a casa-studio e base per esperienze artistiche internazionali. Qui ha realizzato “In Domum”, una installazione ad arco, alta quasi quattro metri e larga tre, già esposta a Matelica, Recanati e Macerata con il sostegno dell’Associazione Amici di Palazzo Buonaccorsi. L’installazione si è aggiudicata il premio “Per Chi Crea”, promosso dal Ministero per i beni culturali. Inoltre, con il progetto “In Domum”, per il quale l’editore Quodlibet ha pubblicato un saggio a cura di Paola Ballesi, Adinda-Putri Palma è stata selezionata tra le venti giovani promesse finaliste della ventunesima edizione del Premio Cairo riservato ad artisti under 40, che si concluderà nel 2022 con una mostra a Palazzo Reale di Milano.

Con “In Domum” lei affronta il tema dell’abitare. Com’è nato il progetto? 

Mi interrogavo spesso su questo tema e alcune idee sono maturate durante un viaggio in bicicletta di molti chilometri attraverso l’Europa compiuto nel 2016 insieme al mio compagno Luigi. Percorrendo itinerari periferici ho potuto osservare i modi arguti e diversi di costruire le case, con tecnologie semplici e materiali spesso recuperati localmente. Poi il terremoto mi ha offerto ulteriori elementi attraverso i quali riflettere sul concetto di abitare e il bando di concorso “Per Chi Crea” mi ha dato la possibilità di dar forma a questo progetto per esplorare in maniera trasversale il tema dell’abitare. Questo volume ad arco, in apparenza così statico, vuole generare un senso di dinamica trasformazione, attraverso un mix di materiali, essenzialmente legno e paglia, oltre a scale cromatiche legate a una storia pittorica. 

A proposito di scale cromatiche, è vero che ha trovato ispirazione nell’opera di Lorenzo Lotto? 

I cromatismi fiammanti di Lorenzo Lotto sono storicamente e universalmente riconosciuti, ma personalmente ero interessata alle scelte cromatiche come testimonianza del suo percorso produttivo nelle Marche e desideravo attuare una reinterpretazione pittorica calata nella nostra contemporaneità. Il risultato è stata una rielaborazione personale di questo catalogo cromatico in una composizione a griglia di tasselli colorati (ben 757 toni) che fanno riverberare le facciate pittoriche di questa mia opera.

Lei è ritornata a vivere a Matelica subito dopo il terremoto del 2016. Come ha vissuto emotivamente la notizia del sisma? 

Già prima era maturata l’idea di rientrare in Italia compiendo un lungo viaggio in bicicletta, per espandere gli orizzonti. Siamo partiti nella primavera del 2016 e da quel momento è stato un esercizio continuo di adattamento al cambiamento, dove la costante era mettere in pratica strategie sempre nuove per soddisfare i bisogni primari e le necessita pratiche del momento. La notizia del terremoto ci giunse in Spagna, mentre ci trovavamo a bivaccare ai piedi di una falesia nel Parco Naturale Sierra di Grazalema. Attraverso messaggi vocali con amici e familiari, apprendevamo nel dettaglio lo scenario irreale e devastante che loro stavano vivendo. Era quindi giusto cambiare il programma del viaggio e tornare prima possibile per stare vicino ai cari e dare un aiuto. 

Qual è il contributo che un’artista può dare alla ricostruzione post terremoto?

Può contribuire ad allargare lo sguardo ponendo il visitatore di fronte allo spettro delle dimensioni in cui è invitato ad agire.  Può stimolare nuove idee o far prendere coscienza della propria posizione rispetto alla realtà in cui vive. Con il progetto “In Domum” ho voluto offrire una via di uscita o meglio un’apertura al futuro, esplorando il tema dell’abitare in maniera “porosa”, mescolando diverse idee. Durante le esposizioni dell’opera è stato importante dialogare con i visitatori, potendo così testarne il funzionamento e raccogliere interpretazioni e riflessioni. A Macerata, ad esempio, alcune persone si sono dimostrate interessate ad approfondire alcune tecniche di costruzione di bioedilizia, altre la dimensione simbolica. Quando un’opera genera nell’osservatore delle domande è sempre un buon inizio.

Ci parli della casa-studio che sta costruendo con le sue mani a Braccano e del suo progetto di centro per artisti.

Ai progettisti della ristrutturazione del casale abbiamo espresso la volontà di costruire un edificio che, oltre a caratteristiche antisismiche, procurasse il minimo impatto sui sistemi ecologici locali, utilizzando materiali edili con qualità rigenerative. Dunque legno per la struttura, calce e terra cruda per gli intonaci e paglia come tamponatura isolante. Materiali che oltre alla bellezza estetica portano con sé un patrimonio tecnico e materico che richiama le radici della nostra civiltà. Ultimo, ma non meno importante, è stato il desiderio di continuare il percorso iniziato con il viaggio, acquisendo quante più esperienze possibili sul costruire e abitare consapevole. Per questo ci siamo adoperati nell’autocostruzione, scelta che ha comportato grandi sfide personali. Quando il lavoro sarà completato, il mio sogno è che diventi una casa-studio dinamica e internazionale, dove invitare e ospitare periodicamente in residenza amici e creativi di ogni disciplina, artisti, musicisti, artigiani, fotografi, poeti, illustratori. Uno spazio, quindi, dove possano mescolarsi e generarsi le idee e dove dar forma a nuove produzioni, in un contesto paesaggistico speciale. Mi auguro sia anche un buon modo di ripartire.

Chi non ha avuto possibilità di vedere la sua opera a Matelica, Recanti e Macerata dove potrà ammirarla prossimamente?

Sto cercando un luogo fisico dove ospitare l’installazione in via definitiva. In ogni caso l’opera può essere fruita on-line attraverso il canale instagram @indomum19 utilizzato in forma di archivio (anche con un focus sui materiali) per quanto concerne il processo realizzativo, sia di “In Domum” sia della casa-studio. 

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Intervista pubblicata sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 43 del 13 novembre 2021)


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