Montale: legame con San Severino.



© Di Eugenio Montale si è parlato molto nelle ultime settimane in occasione del duplice anniversario della nascita (125 anni) e della morte (40esimo). E proprio tra le due ricorrenze, il comune di Genova, sua città natale, ha sottoscritto un accordo di collaborazione culturale con Recanati, la città del poeta italiano più letto e tradotto al mondo, Giacomo Leopardi. 

Montale apprezzava l’opera di Leopardi – molti critici hanno sottolineato tratti comuni nelle loro poesie – e una volta visitò anche Recanati, ma la città del maceratese che più di altre deve essergli rimasta “familiare” è San Severino. Ci fu, infatti, un legame particolare tra il poeta ligure e la città settempedana, sorto con la prima edizione di Xenia, la raccolta di quattordici poesie scritte da Montale tra il 1964 e il 1966 stampata presso la storica tipografia dei fratelli Narciso e Folco Bellabarba di San Severino.

Per comprendere il motivo che indusse Montale ad affidare la stampa di Xenia ai tipografi settempedani, bisogna risalire ai primi anni ’40 del Novecento, quando il poeta, che in quel tempo viveva a Firenze, conobbe il giovane studente di San Severino Giorgio Zampa, futuro giornalista, germanista e critico letterario. Nella città toscana, in cui frequentava l’università, Zampa era habitué del celebre Caffé delle Giubbe Rosse, un circolo letterario, dove erano soliti ritrovarsi i maggiori intellettuali, tra cui, appunto, Montale.

Dal 1945 al 1947 Zampa e Montale lavorarono fianco a fianco nella redazione del quindicinale “Il Mondo” e ciò fece nascere un’amicizia poi cementatasi nei primi anni Cinquanta a Milano. Montale era stato assunto come redattore ordinario al Corriere della Sera e Zampa svolgeva un’intensa attività di giornalista e di critico letterario (dal 1952 al 1963 per lo stesso quotidiano di via Solferino, poi dal 1963 al 1970 per La Stampa e in seguito per Il Giornale). 

Quando a metà degli anni Sessanta rimase vedovo, Montale scrisse quattordici poesie in memoria della moglie Drusilia e chiese a Zampa di curarne la pubblicazione con una edizione a tiratura limitata destinata alla cerchia di amici e conoscenti. Siccome Montale desiderava un’edizione alquanto sobria, ma particolarmente curata nella stampa, Zampa non ebbe alcun dubbio a proporre di affidare il lavoro all’antica tipografia artigiana Bellabarba di San Severino, che si trovava accanto alla sua casa di famiglia e di cui conosceva bene la notevole maestria. Lui stesso – come molti anni più tardi raccontò in un articolo per la rivista Miscellanea Settempedana – seguì per giorni tutto il lavoro compresa la correzione delle bozze. La composizione fu interamente realizzata a mano con caratteri mobili dal tipografo Narciso Bellabarba (1907-1995) e, una volta completata la stampa, tutte le copie furono consegnate a Montale nel tempo stabilito, cioè entro il 20 ottobre 1966, anniversario delle morte della moglie del poeta e dietro corresponsione del prezzo pattuito di 25 mila lire.

Quella prima edizione di Xenia – destinata a legare idealmente per sempre il Premio Nobel per la Letteratura a San Severino – assunse allora un notevole valore letterario, perché si trattava della prima raccolta di poesie che Montale pubblicava “dopo dieci anni di silenzio”, corrispondenti al periodo della sua più intensa attività giornalistica. 

© Alessandro Feliziani /QN Il Resto del Carlino

(Articolo pubblicato il 2 novembre 2021 sul quotidiano Il Resto del Carlino, edizione Macerata)

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