Claudio Claudi, la ragione dell'arte.

G. Codoni e S. Severi (a cura di), La ragione dell’arte. Gli scritti di Claudio Claudi, Franco Angeli, Milano 2021, pp. 240, Euro 30.

© Claudio Claudi (Serrapetrona 1914 – Roma 1972) è stato un poeta, scrittore e filosofo, ma anche critico d’arte, materia che aveva studiato all’università di Firenze e che per un breve periodo aveva anche insegnato in un liceo di Sassari. Durante i suoi ultimi trent’anni di vita – vissuti a Roma con la mamma, la pittrice Anna Pioli, ed il fratello Vittorio, medico, nonché imprenditore nel campo sanitario – Claudio Claudi ha scritto costantemente di arte. Molti i suoi testi su Renato Guttuso, Giovanni Stradone, Alfio Castelli, Giuseppe Mazzullo e gli altri artisti del circolo “La Casa Rossa”, ma soprattutto sull’opera del maceratese Sante Monachesi. Oltre a frequentare tutti i cenacoli artistici della Capitale, Claudi ha recensito negli anni mostre della Quadriennale e di tutte le più importanti gallerie di Roma. Ma se molti suoi scritti finivano su riviste d’arte, giornali, cataloghi di esposizioni e rassegne, altrettanti rimanevano nel cassetto. 

Ora, novantatré di questi testi, tra manoscritti e dattiloscritti già raccolti e conservati nell’archivio della Fondazione Claudi, sono stati pubblicati in un libro a cura di Gabriele Codoni e Stefania Severi. 

Il volume inaugura una nuova collana dell’editore Franco Angeli dedicata alla Fondazione Claudi, costituita più di vent’anni fa da Vittorio Claudi per promuovere ricerche e studi sulle poesie ed altri scritti del fratello e sull’opera artistica della madre.  La collana – come scrive il presidente Massimo Ciambotti – è volta ad attuare la missione scientifica della Fondazione e al contempo l’attività divulgativa dell’opera di Claudio Claudi e anche della madre pittrice.

Perché tanti suoi scritti Claudio Claudi li aveva lasciati chiusi nel cassetto? Un motivo può essere ricondotto, oltre che al carattere schivo, alla sua stessa vita, che – come ha scritto Gabriele Codoni – è stata “scandita dal silenzio e dalla solitudine, segnata dalla malattia e dal dolore che si riflette nella volontà di restare nell’ombra”. Per quanto riguarda specificatamente i testi inediti sull’arte, lo si deve al fatto che lui stesso – come è riportato nel volume – non si riteneva un critico d’arte, quanto piuttosto un “amateur”, mentre in realtà gli artisti che frequentava e che gli richiedevano testi per i loro cataloghi, lo consideravano un critico di valore e così i giornalisti del settore.

La lettura del libro, che contiene anche testimonianze di Giuseppe Mannino, Donatella Monachesi, Letizia Stradano e Sandro Trotti, conferma questa suo talento anche al lettore di oggi. 

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Articolo pubblicato il 23 ottobre 2021 sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 40)


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