L’importanza dell’ateneo maceratese.



© In questo periodo, nel centro storico di Macerata, capita di incontrare più forestieri che residenti. Li si riconosce perché camminano con in mano una mappa o una guida delle Marche dal caratteristico colore della copertina, rossa o verde, a seconda dell’edizione. In ogni guida il capitolo su Macerata si apre con cenni storici, riferimenti a chiese e monumenti, indicazioni su cosa visitare e solo una breve menzione per ricordare che la città è sede di un antico ateneo. Tutto esatto, magari a tratti lacunoso, tuttavia il riferimento all’università andrebbe aggiornato. Macerata è sì sede universitaria da oltre sette secoli, ma la definizione oggi più pertinente è quella di “Città universitaria, sede di un antico ateneo”. Non si tratta di una sottigliezza lessicale, ma di un cambio di prospettiva in grado di rappresentare meglio la situazione reale. 

Negli ultimi decenni, infatti, Macerata ha perso servizi ed istituzioni che erano stati a lungo punti di riferimento e nel contempo l’università ha assunto progressivamente un ruolo sempre maggiore, sul piano sociale, urbanistico ed economico. E per fortuna, viene da dire. 

L’investimento dell’ateneo per recuperare Villa Lauri, dopo quarant’anni di abbandono, destinandola a sede dell’Istituto Confucio, oltre a rivitalizzare quel quartiere, proietterà il capoluogo di provincia in una dimensione sempre più internazionale.

Oggi Macerata è una città riflessa nella sua università e non solo per il notevole patrimonio immobiliare dell’ateneo o lo stretto legame tra le sedi universitarie e la dimensione urbana. La popolazione universitaria equivale ad un quarto dei residenti dell’intero comune, ad oltre un terzo degli abitanti della città e a quasi il doppio nel solo centro storico. 

Agli ingressi di Macerata ci sono cartelli per ricordare che è “città della pace”, “civitas Mariae” e “città natale di P. Matteo Ricci”. A quando un cartello che la definisca anche città universitaria?

© Alessandro Feliziani / QN Il Resto del Carlino

(Articolo pubblicato domenica 25 luglio 2021 su Il Resto del Carlino, edizione Macerata)


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