Paolo Pace, l'artista con la fascia.

Paolo Pace (Foto archivio Comune di Tolentino)


© Studente brillante e poi docente, antifascista e partigiano, sindaco della sua città, stimato artista figurativo. È stato tutto questo, nella sua breve vita, il tolentinate Paolo Pace, del quale ricorre il sessantesimo anniversario della morte, avvenuta il 23 aprile 1961 all’età di 46 anni.

A Tolentino, dove era nato, il ricordo è pian piano scemato con il passare del tempo e soprattutto con la scomparsa di coloro che lo hanno conosciuto durante gli anni della sua parentesi politico-amministrativa. 

Aveva combattuto sul fronte greco e albanese, poi per la sua opposizione al regime Pace rimase un periodo ristretto nel campo di internamento di Urbisaglia. Dopo la Liberazione, su nomina del CNL, fu per circa un anno sindaco di Tolentino, carica a cui venne eletto nel 1946 a seguito delle prime elezioni comunali a suffragio universale (per la prima volta votarono anche le donne) del 10 marzo di quell’anno. Guidò il comune per l’intero mandato quinquennale, fino alla primavera del 1951 e per questo è giustamente ricordato come il primo sindaco di Tolentino dell’epoca repubblicana.

Terminato l’impegno amministrativo, Paolo Pace – che si era formato all’Accademia di belle arti di Roma, dove fu anche assistente di cattedra – tornò a dedicarsi completamente alla sua passione artistica. 

Si trasferì a Milano, dove fu anche direttore degli allestimenti alla Fiera. Nella capitale lombarda Paolo Pace si dedicò ad un’intensa produzione pittorica, ma anche all’incisione, sua vera passione fin da giovanissimo e settore dove ha lasciato una grande “impronta” artistica. Negli stessi anni ebbe anche occasione di soggiornare a Parigi, trovandovi ispirazione per alcune sue opere e prese parte ad una rassegna sull’incisione italiana contemporanea organizzata dalla Calcografia Nazionale in diverse città dell’America latina: Santiago del Cile, Rio de Janeiro, San Paolo. 

Secondo il critico d’arte maceratese Lucio Del Gobbo, “il segno delle incisioni di Paolo Pace si distingue per essere preciso, netto e puntuale anche in termini di realismo, con attenzione al paesaggio e alla realtà circostante”. Sempre per quanto riguarda le incisioni, lo stesso Del Gobbo inserisce a pieno titolo l’artista tolentinate nella prestigiosa tradizione marchigiana alla quale hanno dato lustro Luigi Bartolini e i maestri della “scuola di Urbino”. 

Il comune di Tolentino, che già due anni dopo la scomparsa dedicò a Pace una mostra, nel 1972 lo ricordò con una “antologica commemorativa” al Salone San Giacomo e nel 1996 espose diverse sue incisioni nella mostra allestita a Palazzo Sangallo, “Quattro incisori marchigiani del Novecento” (il camerinese Francesco Vitalini, il maceratese Giuseppe Mainini, il treiese Elvidio Farabollini e Paolo Pace, appunto). 

A rimuovere il velo di oblio che stava per calare su Paolo Pace è stata nel 2009 l’Accademia Filelfica di Scienze, Lettere e Arti di Tolentino che, con il contributo della Fondazione Carima, ha dato alle stampe un libro di grande formato, “Paolo Pace, incisioni e dipinti”, a cura di Marilena Pasquali. Il volume ha il merito di fare piena luce in senso storico-critico ed iconografico sull’opera dell’incisore e pittore tolentinate. La ricorrenza del sessantesimo anniversario della morte è ora un’occasione per poterlo ancora ricordare.

© Alessandro Feliziani /QN Il Resto del Carlino

(Articolo pubblicato il 23 aprile 2021 sul quotidiano Il Resto del Carlino, edizione Macerata, pag. 21)


Commenti

Post più popolari