Le Marche della doppia ricostruzione.
© Durante questa crisi pandemica molta gente ha “scoperto” le regioni in maniera più diretta rispetto a come erano state fino ad oggi percepite da chi non segue dal di dentro la politica e, men che meno, le questioni costituzionali ed amministrative. Il ruolo delle regioni, le funzioni esercitate, i poteri propri e quelli concorrenti con lo Stato, sono apparsi più evidenti. Contestualmente, però, sono affiorate anche luci ed ombre che hanno fatto emergere incongruenze e lacune normative nel rapporto tra istituzioni statali e regionali.
Pur senza affrontare direttamente tali questioni, per approfondire il ruolo che le regioni possono svolgere proficuamente per lo sviluppo dei rispettivi territori – e che potrebbero esercitare in maniera ancora più incisiva, magari a seguito di una auspicabile riforma legislativa – può risultare utile la lettura di un recente volume di Daniele Salvi, di Castelraimondo, già consigliere ed assessore provinciale, il quale nell’ultimo quinquennio ha ricoperto l’incarico di Capo di Gabinetto del presidente del Consiglio regionale delle Marche.
Nel libro sono presenti una settantina di riflessioni, direttamente o indirettamente legate alle politiche regionali, scritte occasionalmente o nate sulla spinta di fatti contingenti. Testi destinati dall’autore ad un proprio blog e in parte apparsi in periodici o altre pubblicazioni. Pur nella loro eterogeneità, gli scritti collegano “due eventi epocali che hanno investito la nostra regione, il terremoto e la pandemia”, tant’è che il sottotitolo del volume recita: “Le Marche della doppia ricostruzione”. Un tema, questo della doppia ricostruzione, post-sisma e post-Covid, che – scrive l’autore – “non può prescindere dal ripensare il ruolo stesso della Regione Marche come istituzione territoriale”.
Il filo conduttore è rappresentato dalle Marche alle prese con uno dei passaggi più difficili della loro storia recente, iniziato con la crisi economica del 2008: aree interne e patrimonio culturale, industria manifatturiera, credito e infrastrutture, Europa ed ecosistemi territoriali sono alcuni dei temi affrontati. Non manca poi “Camerino e la sua storia”, che – si legge nella prefazione – “ricorrono senza alcuna velleità storiografica, ma come città-simbolo del terremoto e ‘caso studio’ di una città territorio alle prese con la criticità delle aree interne e le potenzialità della rinascita”.
Ogni aspetto è affrontato con uno sguardo al passato, un’analisi del presente e soprattutto con il tentativo di immaginare il futuro delle Marche. Da qui il titolo, “La Post Regione”.
© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca
(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 21 del 29 maggio 2021)
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