Quando prevalgono superficialità e colpevoli disattenzioni.



© La settimana scorsa si è svolto, per la prima volta in collegamento internet, l’annuale Forum della pubblica amministrazione, che ha avuto per argomento “La ripartenza dell’Italia dopo l’emergenza”. Il tema era stato scelto in piena estate, ma la coincidenza con i nuovi provvedimenti governativi sul “confinamento” causa Covid lo ha reso in qualche modo stridente con l’attualità. A parte questo, nella giornata d’apertura del Forum è stata presentata una ricerca condotta nei mesi scorsi secondo la quale più della metà degli italiani (53%) riterrebbe la pubblica amministrazione più efficiente grazie allo sviluppo della digitalizzazione e allo “smart working” (lavoro agile), ovvero il sistema adottato da enti pubblici e imprese private per far lavorare i loro impiegati da casa, in collegamento online tramite un computer e la connessione alla rete internet. Non è nota la composizione del campione statistico, ma evidentemente in esso c’è stata una prevalenza di abitanti delle grandi città e magari anche di molti dipendenti pubblici. Il sospetto nasce da una “normale lettura” dello stato delle cose, viste dal nostro punto di osservazione.

Come si può sostenere, infatti, che la pubblica amministrazione sia più efficiente, quando un cittadino non può relazionarsi con l’impiegato in grado di comprenderne le necessità, fornire indicazioni e a volte anche utili consigli? Oppure se per controllare la propria pensione è necessario dotarsi di uno “Spid” attivabile solo online, per giunta attraverso una “App” scaricabile solo su uno smartphone che magari non si possiede? Qual è l’efficienza della pubblica amministrazione se per prenotare una visita medica specialistica occorre tentare di chiamare per ore ed ore un numero telefonico sempre occupato o che ti fornisce indicazioni con una voce artificiale? E poi, quanto risponde un addetto in carne ed ossa, ti senti rispondere che c’è la possibilità di fare la visita a Civitanova, anche se tu abiti a Fiuminata o a Fermo, pur essendo tu residente a Serravalle?

La forzata introduzione delle lezioni scolastiche a distanza ha fatto venire allo scoperto l’incongruenza di una spinta alla digitalizzazione dei servizi senza tener conto delle diverse condizioni sociali ed economiche del paese. 

Innanzitutto il territorio non è omogeneamente coperto dalle infrastrutture di rete necessarie ad un adeguato funzionamento di internet in tutte le case. In molte località, anche del nostro entroterra, è addirittura già difficile poter telefonare con un cellulare. E ancora più esteso è il divario digitale sul piano sociale ed economico. 

Occorre poi tener conto che le persone anziane rappresentano quasi un terzo della popolazione complessiva e in molti paesi dell’entroterra gli “over 65” sono la maggioranza. Si tratta di persone che, al di là delle condizioni socio economiche, non hanno maturato – non avendone mai avuto prima necessità – una cultura digitale, a differenza dei giovani per i quali il cellulare e il “tablet” sono stati spesso gli unici giochi, già prima di imparare e leggere e scrivere. 

Se si vuole veramente valutare l’efficienza della pubblica amministrazioni, questa deve essere misurata sulla qualità dei servizi offerti e sulla prossimità di questi alle persone e ai territori. Non certo tramite sondaggi telefonici e online che, proprio per il metodo utilizzato, fanno riferimento a campioni non completamente rappresentativi.

L’efficienza della pubblica amministrazione non può nemmeno essere disgiunta dalla chiarezza delle leggi e della semplicità delle procedure. Il metodo di ricostruzione del ponte di Genova, dopo il tragico crollo dell’agosto 2018, è stato definito, per la sua celerità, un modello da imitare. Occorre però ricordare che nel dopoguerra i tempi rapidi di ricostruzione furono la norma in ogni zona del paese. È in seguito che tutto è progressivamente peggiorato. Per fare un esempio, l’autostrada del Sole (760 km.), progettata a metà degli anni Cinquanta, fu ultimata in otto anni; la superstrada Val di Chienti (98 km), avviata negli anni Settanta, è stata completata solo quattro anni fa.  

Sempre la settimana scorsa, mentre nel Forum della pubblica amministrazione si discuteva delle potenzialità della digitalizzazione, sui giornali locali trovava spazio l’incresciosa situazione del camposanto di Ussita e di altri cimiteri, dove a quattro anni dal terremoto molte tombe sono ancora sepolte sotto le macerie. Su queste “piccole” cose bisognerebbe porsi più di una domanda su come funziona oggi il “governo” della cosa pubblica, tra intrecci e sovrapposizioni di competenze o a volte vergognosi scaricabarile. Si parla e si “litiga” su tutto e, purtroppo, molto spesso anche con una inconsistente capacità decisionale. Anche la digitalizzazione della pubblica amministrazione sconta le conseguenze di tanta superficialità e soprattutto di colpevoli disattenzioni, per i territori, per le comunità, per i singoli.

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 43 del 14 novembre 2020)


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