Le radici di Pioraco come centro cartario.
© Lo sviluppo mercantile che l’Italia e il resto dell’Europa occidentale ebbero con l’avvento dell’età dei Comuni favorì la diffusione di una delle più caratteristiche produzione artigianali: la carta. Tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna, le Marche ebbero nella manifattura cartaria una posizione di vera e propria preminenza. La carta marchigiana era richiesta in tutta Europa, tanto che ancora oggi il nome di Fabriano evoca quegli antichi fasti. Ma la crescita produttiva e d’immagine di Fabriano fu col tempo determinata anche da un indebolirsi della forza economica che già dal Duecento aveva avuto l’area (oggi si direbbe distretto) dell’alta valle del Potenza, ovvero Pioraco, il cui ambiente naturale aveva favorito lo sviluppo di tale attività.
Un essenziale contributo alla riscoperta dell’importate ruolo avuto da Pioraco nella produzione della carta è dato da un saggio di Emanuela Di Stefano, studiosa di storia economica delle aree appenniniche. Questo volume, dedicato alle radici ed espansione del centro cartario di Pioraco, si concentra sulla fase “camerte-piorachese”, studiata attraverso numerose fonti archivistiche locali, oltre che veneziane e romane, città dove la carta di Pioraco trovò ampia richiesta.
Orietta Da Rold, dell’università di Cambridge, che firma la presentazione del libro, nel definire il territorio tra Fabriano e Camerino una sorta di ‘silicon valley’ della produzione della carta nel Medioevo, sottolinea come la ricerca condotta dalla Di Stefano porti nuova luce sulla carta di Pioraco e sul suo polo cartario medievale “che riuscì ad imporsi per ingegno tecnologico e capacità di comprendere i bisogni del mercato, specializzandosi in un prodotto di qualità”.
In un intero capitolo, dedicato ai fabbisogni di carta della città di Roma nella seconda metà del Quattrocento, sono riportati i dati dei registri doganali dell’epoca, che dimostrano il ruolo economico di Pioraco in quel periodo: oltre il 37% della carta importata da Roma proveniva dagli artigiani piorachesi, mentre Fabriano copriva solo il 16% del fabbisogno. Se la produzione era tutta piorachese, il commercio era però tutto camerte. Gli ‘importatori’ erano tutti di Camerino e nel volume sono riportati analiticamente i loro nomi, dal 1451 fino al 1480, quando il peso economico del polo piorachese iniziò a scemare, pur conservandosi ancora per secoli. Come scrive la Di Stefano, ciò fu dovuto al graduale disimpegno della ‘società camerte’ dagli investimenti nel settore cartario piorachese.
© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca
(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n.42 del 7 novembre 2020)
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