Il lavoro e le trasformazioni del ‘900 nel maceratese. Storia per immagini nelle foto Balelli.

La mietitura a mano dell’orzo a Castelsantangelo sul Nera, 1920 (foto Collezione Centro studi Balelli)


© Dell’immenso e variegato patrimonio culturale di Macerata e provincia, una annotazione particolare merita il vasto archivio dello studio fotografico Balelli, fondato nel 1851 da Carlo Balelli (1817-1883) e poi gestito dal figlio Alfonso (1862-1937), ritrattista di grade talento, quindi dal nipote Carlo (1894-1981), appassionato documentarista. I loro “scatti” hanno immortalato, in migliaia e migliaia di immagini, attimi irripetibili che tracciano oltre un secolo di storia locale. Fotografie che a distanza di molti decenni ci documentano non solo il mutare dei luoghi, ma soprattutto la trasformazione della società, attraverso il cambiamento dei costumi e le conversioni dell’economia.

Tutto questo prezioso materiale fotografico è oggi custodito nelle due maggiori biblioteche di Macerata, la “comunale” e la “statale” ed in parte presso gli eredi. Da oltre dieci anni il Centro studi per la storia della fotografia, intitolato a Carlo Balelli, svolge un’intensa attività di valorizzazione dei fondi fotografici attraverso esposizioni al pubblico delle diverse sezioni tematiche. L’ultima in ordine di tempo è la mostra “Carlo Balelli e il lavoro nel primo Novecento”, in corso fino al 12 gennaio 2021 ad Abbadia di Fiastra nei locali dell’ex Ospizio dei pellegrini (ingresso gratuito, info 0733.202942). Allestita in collaborazione con le Fondazioni “Carima” e “Giustiniani Bandini”, la mostra offre 150 immagini risalenti agli anni tra le due guerre mondiali e dagli anni Quaranta fino all’affacciarsi dei cosiddetti anni del “boom”. Lungo il percorso espositivo si rivivono le prime trasformazioni del “secolo breve”: il mutare della vita rurale con l’avvento della meccanizzazione, l’emancipazione sociale, il primo graduale passaggio dall’economia agricola a quella manifatturiera e le trasformazioni di molte botteghe artigiane in vere e proprie fabbriche.

Una sezione della mostra particolarmente ricca è quella che documenta i maggiori interventi di edilizia, sia all’interno del capoluogo negli anni Trenta, sia nel territorio della provincia. Di particolare interesse anche la ricostruzione post bellica di ponti e strade e poi le grandi opere idrauliche degli anni Cinquanta, tra cui le imponenti dighe per la realizzazione dei laghi artificiali a scopo idroelettrico lungo il Chienti ed il Fiastrone. © Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 35 del 19 settembre 2020)


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