Tolentino, la "città industre".


Franco Biancofiore, La “città industre”. Industria, lavoro e questione sociale a Tolentino tra la fine dell’Ottocento e prima metà del Novecento, Quaderni del Consiglio regionale delle Marche, 2^ edizione, Ancona 2020, pp.526.



© Nell’estate del 1888 a Camerino la locale Società di mutuo soccorso organizzò una mostra provinciale operaia cui parteciparono espositori di tutto il maceratese. La gran parte, ben 65, proveniva da Tolentino, a dimostrazione che già allora la città che quasi un secolo prima aveva ospitato le trattative di pace tra Napoleone e il Papa, si stava guadagnando sul campo quel titolo di “città industre” che nel 1914, in occasione della Esposizione marchigiana a Milano, le venne attributo dal giornale “Il lavoro nazionale”.

Ora quel titolo è stato preso a prestito da Franco Biancofiore per un suo libro in cui, con “meticolosa attenzione alle fonti”, racconta le vicende dell’industria, del lavoro e le connesse questioni sociali nella Tolentino di fine Ottocento e della prima metà del Novecento. 

L’origine storica delle attività artigianali a Tolentino risale a secoli prima, in particolare per quanto riguarda la concia delle pelli, favorita da condizioni ambientali ed in particolare dall’abbondanza di acqua del fiume Chienti, ma un repentino sviluppo si ha a partire dall’unità d’Italia. Tra gli artefici della crescita industriale l’autore cita Domenico Silverj, primo sindaco del periodo post unitario e il suo successore Giovani Benadduci, più volte riconfermato e rimasto in carica per circa 25 anni. Entrambi esponenti della nobiltà locale, “predisposero le strutture di base per lo sviluppo manifatturiero ed urbanistico” ponendo contestualmente attenzione al problema scolastico e culturale.

Nel 1888 il completamento della linea ferroviaria rese Tolentino attrattiva anche per imprenditori non locali, tant’è che un operaio tessile toscano, Fortunato Bruschi, preferì Tolentino alla sua Prato per impiantare un lanificio. Anni prima l’archeologo Aristide Gentiloni Silverj avviò una fornace che, con cambi di proprietà, è esistita per circa un secolo. Nel 1892 a Tolentino arrivò (prima che a Roma) la luce elettrica e nei primi anni del ‘900 il professore di scienze Vincenzo Porcelli si fece imprenditore avviando l’industria cartaria che ha portato il suo nome fino a qualche decennio fa, mentre l’artigiano Nazareno Gabrielli fondò la nota industria di pelletteria. Tutta la parte centrale del libro Biancofiore la dedica alle associazioni operaie che furono attive in città, al movimento cooperativo, al lavoro femminile, al fiorire della stampa locale tra cui “L’Operaia”, giornale ad indirizzo cristiano-sociale, senza dimenticare il lavoro dei contadini e la nascita dei primi oratori. Biancofiore ci parla della città e scava nella memoria ricordandoci – citando Cesare Pavese – che “quando un popolo non ha più senso vitale del suo passato è destinato a spegnersi”. 

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 8 del 27 febbraio 2021)


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