SERMIT, la solidarietà di Tolentino con i poveri del mondo.


Nella foto: il presidente Luciano Ruffini con il gruppo do volontari del Sermit. Tra loro anche Don Rino Ramaccioni

 © A Tolentino, accanto alla chiesa della Madonna dell’Addolorata, c’è una sorta di “Farnesina della solidarietà”. È la sede del “Servizio Missionario Tolentino” (Sermit), che si fa carico dei bisogni di alcune delle più povere comunità del mondo. Vi operano una quindicina di volontari, in gran parte pensionati, che si prodigano in progetti umanitari, soprattutto “adozioni a distanza”. 

Non vogliamo disperdere – ci dice il presidente, Luciano Ruffini, già sindaco di Tolentino – il profondo valore di carità cristiana che più di venticinque anni fa animò la costituzione del Sermit. 

Ci racconti come è nata l’associazione.

Si è costituita nel 1993 grazie ad una felice intuizione di Don Rino Ramaccioni, il quale sul modello operativo del Sermig di Torino diede una struttura organizzativa al programma di adozioni a distanza di bambini indiani già da anni portato avanti da una parrocchiana di San Catervo, Antonietta Bartolozzi, che possiamo considerare la vera ispiratrice del Sermit.  Dopo l’iniziale attività svolta in parrocchia, la sede si è più volte spostata in locali presi in locazione, fino a quando siamo riusciti ad acquistare quelli oggi in uso. Avere locali di proprietà ci offre certezze gestionali e maggiore forza nel programmare le attività umanitarie.

Quanti sono i bambini “sostenuti” dal Sermit?

All’inizio le “adozioni a distanza” erano alcune centinaia, poi sono sempre aumentate fino a superare il migliaio nei primi anni Duemila. In seguito, purtroppo, sono diminuite e ora si sono stabilizzate su una quota di circa 600, suddivise tra India, Uganda e Brasile. 

Quali le cause di tale diminuzione?

La crisi economica e il terremoto. Il calo delle donazioni è iniziato, infatti, nel 2008. Tolentino e i paesi del circondario, che rappresentano il principale bacino dei nostri benefattori, vive principalmente di artigianato, commercio e industria manifatturiera. Il calo dei consumi, la chiusura di alcune attività e il timore di perdere il lavoro hanno avuto il sopravvento sui gesti di liberalità. Poi il terremoto ha fatto il resto.

A quanto ammonta il contributo annuo per una adozione a distanza?

Appena 42 centesimi al giorno, cioè 150 euro l’anno. Peraltro, chi sostiene le attività del Sermit può dedurre fiscalmente la donazione dal proprio reddito.

Siete ammessi anche al riparto del “5x1000”?

Sì. Il 5x1000 è un importante aiuto che ci possono dare tutti, senza dover sostenere alcun costo, in sede di dichiarazione dei redditi. È sufficiente indicare il codice fiscale del Sermit: 92003910434. 

Oltre alle adozioni a distanza, sostenete altri progetti di solidarietà?

Sono molteplici le iniziative cui prendiamo parte, sia in appoggio ad altre onlus, come ad esempio “Il sorriso di Daniela” di Montefano, sia in progetti specifici: un lebbrosario in India, un centro medico e punto nascite in Uganda, orfanatrofi e scuole in Burundi. Nella nostra sede facciamo anche la raccolta di indumenti usati, che inviamo nelle missioni, ma anche in aree di conflitti, come ad esempio in Siria.

A livello locale ci sono progetti di solidarietà?

Cerchiamo di aiutare persone in difficoltà e attraverso il “Centro di ascolto”, attivo all’interno della nostra sede, offriamo un punto di riferimento immediato, prima di indirizzarli al “Tavolo delle povertà”.

Di cosa si tratta?

Il “tavolo delle povertà” è stato istituto nel 2018 con un protocollo d’intesa tra le istituzioni dell’Ambito territoriale sociale di Tolentino e diverse onlus, tra cui – oltre al Sermit – Caritas, Acli, Unitalsi, Avulss, per dare risposte integrate a quanti per indigenza, mancanza di lavoro o malattia fanno appello all’umana solidarietà.

© Alessandro Feliziani / Emmaus-Avvenire

(Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2020 su Emmaus, supplemento mensile al quotidiano Avvenire)


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