Recuperiamo il sentimento del dialetto.
© Durante la prima guerra mondiale i soldati italiani spesso non riuscivano a capirsi tra loro. Piemontesi, toscani o marchigiani che fossero, parlavano e comprendevano solo il proprio dialetto.
Benché a volte possa rappresentare un ostacolo, il dialetto è tuttavia una ricchezza culturale. Facile da parlare, ma difficile da scrivere a causa delle tante varietà fonetiche, come ricorda Agostino Regnicoli nel suo libro, “Scrivere il dialetto. Proposte ortografiche per le parlate delle aree maceratese-camerte e fermana” (EUM edizioni).
Valorizzato da commediografi e poeti – quali i maceratesi Mario Affede e Giovanni Ginobili – il dialetto è stato legittimato anche da molti scrittori, che hanno utilizzato il vernacolo per esprimere spesso con una sola parola interi concetti. La stessa cosa che accade oggi con alcune parole inglesi entrate nella nostra lingua.
I dialetti hanno resistito anche all’alfabetizzazione e alla scolarizzazione, finendo però per mescolarsi con la lingua nazionale, tanto da far scaturire quello che il linguista Tullio De Mauro ha definito “italiano popolare”. Si sono poi aggiunti un “italiano-anglofono”, dovuto all’invasione di termini inglesi e una lingua tutta nuova, che italiano non è e dialetto nemmeno, parlata – e peggio ancora a volte scritta – dai giovani, con termini come “scialla”, “ceppa”, “telovvo”, “svalvolare”. Per non parlare poi del lessico della burocrazia, così astruso da lasciare a volte sconcertati.
Una babele linguistica che farebbe venir voglia di recuperare il “sentimento” del dialetto, come ha fatto l’anno scorso l’allora sindaco di Macerata, Romano Carancini. In una comunicazione telefonica diramata il 18 marzo ai cittadini tramite il sistema automatico di allerta della protezione civile, dopo aver letto il comunicato ufficiale delle disposizioni anti Covid, così lo ha spiegato: “rmanete a ccasa, no’ scappate de casa, stete in famijja, no’ jjete cerchènno roggna”. © Alessandro Feliziani / QN Il Resto del Carlino
(Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Resto del Carlino, edizione Macerata, domenica 14 febbraio 2021)
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