La "rivoluzione bancaria" delle Marche, un nuovo capitolo.



© La scelta delle sedi cui far cambiare “casacca” è stata sicuramente determinata da valutazioni di carattere tecnico e commerciale, ma il fatto che tra esse vi figurino la filiale di Camerino e quella del centro storico di Macerata, appare come un involontario segno del destino che si diverte a rimettere il “dito nella piaga” dell’ingloriosa fine dell’antica Cassa di Risparmio. 

Il fatto nuovo è quello avvenuto lunedì 22 febbraio con il subentro di “BPER banca” in ventitré filiali maceratesi di Ubi Banca, cioè della ex Banca Marche. Filiali che in precedenza erano state per tre quarti di secoli gli sportelli della Cassa di Risparmio della provincia di Macerata. Ovvero di quella banca che proprio a Camerino aveva avuto il suo embrione nel lontano 1844 e che a Macerata, nello storico edificio di Corso della Repubblica – un palazzetto ottocentesco, poi demolito e ricostruito nel 1954 – aveva avuto la sede legale e la direzione centrale. 

Nata negli anni Venti del secolo scorso per aggregazione delle varie Casse di Risparmio (Camerino, Macerata, Tolentino, Recanati, Apiro, Caldarola, Matelica, Treia), la Cassa di risparmio della provincia di Macerata è stata fino al 1994 il punto di riferimento finanziario per famiglie ed imprese, tutte accompagnate in decenni di crescita economica e sociale. Una Cassa amministrata da esponenti della società civile, i quali hanno portato avanti per tanti anni la missione statutaria di “banca del territorio per il territorio”. Tra i presidenti del secondo dopoguerra possono essere ricordati il recanatese Marino Cingolani, l’industriale Raimondo Guzzini, l’avvocato camerte Giuseppe Sartori, lo storico maceratese Dante Cecchi, del quale proprio la settimana scorsa ricorreva il centenario della nascita.

L’autonomia bancaria in provincia di Macerata è cessata nel 1994 con la nascita di Banca Marche. Questa però – nonostante fosse stata vista come l’ossatura finanziaria della regione – a seguito di buchi di bilancio, cattive informazioni nei confronti degli azionisti e degli obbligazionisti, è fallita dopo appena vent’anni, provocando ingenti danni a tanti risparmiatori. 

Le ceneri di Banca Marche sono state raccolte nel 2017 dal gruppo bancario bergamasco Ubi che in quell’anno è subentrato in tutte le filiali. Nel 2020 Ubi Banca è stata, a sua volta, completamente incorporata da Intesa Sanpaolo, primario gruppo bancario italiano già presente da anni nella nostra regione per aver acquisito in periodi diversi gli sportelli delle ex Casse di risparmio di Foligno e Ascoli Piceno e di Banca popolare dell’Adriatico. A seguito dell’incorporazione di Ubi, il gruppo Intesa si è trovato in alcuni territori, tra cui le Marche, in posizione “dominante” per numero di sportelli. Di conseguenza gli istituti di vigilanza bancaria lo hanno obbligato a cedere oltre cinquecento sportelli (117 nelle Marche, di cui 23 in provincia di Macerata) alla Banca popolare dell’Emilia Romagna (Bper), che da lunedì scorso, come detto, ha issato le proprie insegne, oltre che a Camerino e nel centro storico di Macerata, anche a Caldarola, Castelraimondo, Matelica, Esanatoglia, Pioraco, San Ginesio, Sarnano, Visso ed altri centri. 

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

Nella foto, due operai installano la nuova insegna nella ex storica sede centrale dalla Cassa di Risparmio di Macerata

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 8 del 27 febbraio 2021) 




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