La fotografia per non perdere la memoria.

Giorgio Semmoloni, La città scomparsa, Tolentino 2018, pp.384, s.i.p.

© “È singolare constatare come [un rettangolo di carta], attraverso un procedimento chimico da pochi soldi, riesca a racchiudere tanti sentimenti: nostalgia, commozione, rimpianto, che emergono dal processo di rievocazione tanto e sempre doloroso perché manifesta ciò che è stato e non è più”. Così scrive a proposito della “fotografia di famiglia”, Giorgio Semmoloni, studioso di storia locale e appassionato fotografo, nella introduzione al più recente libro che lo stesso autore ha voluto dedicare alla sua citta, Tolentino, per fa rivivere attraverso le immagini – in gran parte private ed inedite – la società cittadina dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Settanta del secolo scorso. Il volume, realizzato in collaborazione con Giorgio Leggi e Giorgio Peramezza, si presenta in una elegante veste grafica, dove sono raccolte circa trecento fotografie che testimoniano momenti di vita familiare, di svago, di lavoro, di vita pubblica nell’arco di un ampio lasso di un tempo ormai passato che, a seguito dei frenetici cambiamenti sociali degli ultimi decenni, ci appare oggi ancora molto più lontano di quello che è. 

Esaurienti didascalie e diversi testi di vari autori – tra cui Giuseppe Gioacchino Belli che narra di un suo viaggio a Tolentino in occasione della festa di San Nicola nel 1821 – danno un importante valore aggiunto a questo album di famiglia “allargata”, suddiviso per temi: la vita in città, il lavoro nella prime industrie cittadine, i giorni di festa e le ricorrenze religiose, il mercato, le merende fuori porta e le prime gite al mare, lo sport (prima il gioco della palla al bracciale, poi il football), i trasporti con il calesse e le prime motorizzazioni, l’arrivo della “Littorina”, il teatro e i veglioni di carnevale, la vita in campagna e i tipici lavori agresti che segnano l’evolversi delle stagioni. Non mancano scorci della città oggi scomparsi.

Un libro che fa anche riflettere sul valore dell’immagine fotografica, d’autore o da fotoamatore che sia, in quanto – come scrive nella prefazione al libro Alberto Pellegrino – nonostante le molte immagini storiche custodite negli archivi pubblici e privati, il patrimonio fotografico, inteso come bene culturale, non riceve il dovuto riconoscimento e la necessaria tutela al pari delle altre arti figurative. Una riflessione, questa, che ci proietta anche al futuro delle fotografie che – con il digitale – sono oggi alla portata di tutti, ma molto spesso sono destinate a scomparire presto o a perdersi nell’effimera condivisione dei social network. 

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 19 del 16 maggio 2020)


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