In politica e nell'amministrazione non si improvvisa.



© A volte, quando a metà settimana il direttore di questo settimanale mi invita a pensare all’editoriale per il numero in preparazione, mi torna in mente l’aneddoto di un noto giornalista che non c'è più, il quale disse che lui gli editoriali li costruiva mentalmente nel tragitto tra casa e la redazione. Traeva ispirazione dalla gente che incontrava per strada o dai discorsi che udiva nel bar dove si fermava per bere un caffè.

In questo periodo, con i bar chiusi o, se aperti, semivuoti e con tanta gente ammutolita dal “peso” della mascherina, le ispirazioni arrivano piuttosto dalle notizie che si ascoltano alla radio o in televisione oppure che si leggono sui giornali, Orizzonti della Marca ovviamente compreso. Notizie che oggettivamente non hanno alcun collegamento tra loro, ma che il destino sembra si sia divertito a farle circolare contemporaneamente proprio per consentirti di scoprire che sotto sotto un nesso ce l’hanno o addirittura vi si può intravvedere un aspetto dell’una che appare come una stonatura nell’altra.

Giorni fa, ad esempio, l’Istat ha dato notizie che in un anno le Marche – dove i bambini sotto i 4 anni di età sono ormai meno degli over 85 – hanno perso circa novemila abitanti, un terzo dei quali (quasi tremila) nel maceratese. Un calo della popolazione che risulta concentrato soprattutto nella fascia preappenninica. Quasi contestualmente, nel corso di una conferenza stampa in regione, veniva annunciato il proseguimento della costruzione della strada pedemontana con la completa realizzazione entro i prossimi due anni del tratto terminale da Castelraimondo a Muccia. Se anche i due anni preannunciati dovessero – viste analoghe esperienze – diventare tre o quattro, resta comunque una magnifica notizia, ma la considerazione che sorge spontanea è che, se il calo della popolazione nell’entroterra dovesse continuare con i ritmi che stiamo conoscendo, il nodo infrastrutturale di Muccia rischia di diventare una via di fuga dal “deserto”, anziché – come sarebbe stato qualche decennio fa – un incentivo di sviluppo per l’intero comprensorio, Valnerina compresa.

Di Pedemontana – così come della “bretella” San Severino-Tolentino, tuttora rimasta sulla carta – si iniziò a parlare negli anni Ottanta, se non prima. Poi vent’anni fa, nell’ambito del progetto Quadrilatero, prese piede il collegamento Fabriano-Muccia per unire la strada 76 Vallesina con la 77 Val di Chienti. Se i lavori fossero iniziati subito la storia economica dell’entroterra avrebbe preso probabilmente una direzione diversa. Invece sono trascorsi più di dieci anni di pastoie burocratiche prima di mettere mano all’opera. Ad oggi sono stati realizzati solo i primi nove chilometri, fino a Cerreto d’Esi ed altri otto se ne stanno realizzando per attraversare Matelica. Terminati questi, ne resteranno altri diciotto per arrivare a Muccia, intoppi burocratici permettendo.

Politica e burocrazia in Italia non sono mai andate d’accordo e, dovendo convivere, anziché scrollarsi di dosso lacci e lacciuoli, hanno finito per aggrovigliarsi sempre più con leggi, decreti, circolari, nuove strutture e sottostrutture che nel tempo si sono moltiplicate, senza contare poi il caotico decentramento amministrativo con relativi conflitti. La nuova classe politica, apparsa alla ribalta con l’idea di fare piazza pulita della vecchia, ha creduto di poter sistemare le cose, ma ha peccato spesso di superbia. Impreparazione, superficialità, scarsa conoscenza delle questioni da affrontare, incapacità di avere una visione d’insieme dei problemi, hanno finito per dare spazio a movimenti populisti, in cambio di quell’effimero consenso che mal si concilia con il senso delle istituzioni. Gli eventi di Washington dovrebbero far riflettere non solo gli americani.

E proprio mentre arrivavano le immagini dell’assalto al Congresso degli Stati Uniti, giungeva in edicola e nelle case degli abbonati il primo numero del nuovo anno di Orizzonti della Marca con l’ampia intervista a Giovanni Legnini, un “antipopulista” che gran parte dei sindaci giudica il migliore dei quattro commissari straordinari per il terremoto 2016 succedutisi in questi anni. Non perché coloro che lo hanno preceduto non abbiano lavorato al meglio delle loro possibilità, ma per il semplice motivo che – pur in una fase in cui la ricostruzione non ha ancora ingranato la marcia necessaria – Legnini in questi mesi ha mostrato la capacità di saper guardare con competenza all’insieme delle diverse problematiche e soprattutto di volersi muovere nella prospettiva di delineare un futuro per i territori terremotati. Nella sua funzione di commissario egli porta con sé una consolidata esperienza politica, esercitata in passato con diversi ruoli in varie istituzioni, nonché una altrettanto lunga esperienza amministrativa. In politica e nell’amministrazione della cosa pubblica non ci si improvvisa, perché ogni giorno sono in gioco le sorti di paesi, territori, famiglie, imprese. © Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 2 del 16 gennaio 2021)


Commenti

Post più popolari