Giustizia nelle Marche nei primi anni del Regno d'Italia
Molti di questi casi giudiziari sono riportati in un volume di Ercole Sori, professore ordinario di storia economica, uscito lo scorso mese di dicembre per i tipi della casa editrice EUM di Macerata, quale quaderno monografico della rivista di studi storici “Proposte e ricerche”.
Attraverso gli atti giudiziari, l’autore ha cercato di accendere una luce su chi fossero gli italiani “da fare” dopo che era stata fatta l’Italia. I delitti sono esaminati come segni distintivi “per mostrare da quale sostrato e in quali direzioni muove il mutamento sociale”. Rispolverando gli atti di tre istanze di giudizio (pretore, tribunale e corte d’assise) sono stati “censiti” 6.219 imputati, complessivamente giudicati dalla magistratura dorica in quei due lustri e mezzo. Ben 156 le figure di reato. Largamente in testa, per quanto riguarda il tribunale, la renitenza alla leva (683), seguita dal ferimento volontario (481) e dal furto qualificato (404). Davanti alla corte d’assise si registrano in quegli anni 282 casi di omicidio volontario, 95 di omicidio mancato, 71 di ferimento volontario e 70 di “grassazione a mano armata” (rapina).
Nei primi anni del Regno d’Italia non mancano casi di corruzione, peculato, malversazione. I reati contro le persone sono comunque più numerosi di quelli contro il patrimonio e – scrive l’autore – “colpisce la frequenza degli stupri violenti”. Un capitolo del libro è riservato a faide familiari, liti tra vicini e alle “conseguenze dell’amore”.
Sono state prese in esame anche le figure professionali degli imputati. In media, ogni quattro, uno è contadino. Seguono: calzolai, muratori, braccianti, facchini, carrettieri, falegnami, osti e marinai. Non esiste negli atti giudiziari la qualifica di “disoccupato” e i pochi imputati ai margini del mondo del lavoro sono definiti “oziosi” o “vagabondi”. Emerge in quegli anni anche una “gioventù inquieta”, poiché il picco più alto degli imputati davanti alla corte d’assise (quindi esclusi i renitenti alla leva, giudicati esclusivamente dal tribunale) si colloca intorno ai 25 anni di età. © Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca
(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 7 del 22 febbraio 2020)
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