Giorgio Zampa, da Eugenio Montale all'ideazione del Premio "Salimbeni".
La "storica" tipografia.
L’amicizia tra Zampa e Montale, rafforzatasi a Firenze negli anni in cui entrambi facevano parte della redazione del quindicinale “Il Mondo” (1945-1947) e frequentavano il celebre Caffè culturale “Giubbe Rosse”, era rimasta immutata e, appunto, nel 1966 Montale chiede a Zampa la cortesia di curare la pubblicazione di una raccolta di quattordici poesie da lui dedicate alla moglie morta tre anni prima. Con il materiale inedito che si trovava in mano, Giorgio Zampa si ricorda dell’antica tipografia artigiana dei fratelli Narciso e Folco Bellabarba di San Severino Marche e prende così forma la prima edizione di “Xenia” di Eugenio Montale. La storia di come nacque il legame tra San Severino e il grande poeta, che pochi anni più tardi avrebbe vinto il Premio Nobel per la letteratura, Zampa la rese pubblica nel gennaio del 1981 durante una conferenza al “Gabinetto Vieusseux” di Firenze. La registrazione di quella conferenza fu poi trascritta nel 1982 e pubblicata, a firma dello stesso Zampa, su “Miscellanea Settempedana”. In questa pagina, riportiamo a parte alcuni passaggi essenziali del testo.
Un unicum in Europa.
Il secondo “dono” di Giorgio Zampa alla sua città fu, agli inizi degli anni ’80, l’istituzione del “Premio Lorenzo e Jacopo Salimbeni per la storia e la critica d’arte”, cui pochi anni dopo seguì la costituzione dell’omonima Fondazione. Lo scopo – come disse Zampa in un’intervista – era quello di far rifiorire quei “caratteri di fierezza e finezza, di autonomia, di energia e bellezza della San Severino - Città d’Arte”, un tempo rigogliosi, che negli anni si erano attenuati.
L’idea trovò pronta e viva accoglienza nell’allora neo eletto sindaco Adriano Vissani, il quale ne rimase convinto sostenitore per tutti i suoi due consecutivi mandati quinquennali. Zampa coinvolse già nella fase “progettuale” due dei maggiori storici dell’arte, Federico Zeri e il marchigiano Pietro Zampetti. Il Premio, il nome di San Severino Marche e l’arte pre-rinascimentale della locale scuola pittorica dei Salimbeni ebbero subito grande rilievo. L’iniziativa del Premio acquisì ben presto un vasto prestigio internazionale e i fattori “vincenti” furono essenzialmente due. A livello italiano ed europeo non esistevano premi simili; esistevano tanti premi letterari, ma nessuno riguardanti un settore “ricco e fecondo come quello della storiografia e della critica d’arte”. L’iniziativa di San Severino rappresentava quindi un unicum in Europa. Il secondo aspetto fortemente voluto da Zampa fu quello di nominare una commissione giudicatrice composta da esperti tra i più autorevoli ed estranei a ogni logica accademica, politica e commerciale. Oltre a Zeri e Zampetti ne fecero inizialmente parte il direttore del Museo del Louvre, Pierre Rosemberg, lo storico dell’arte ungherese Miklos Boskovits e l’italiano Giuliano Briganti.
Tutto questo ha favorito negli anni a seguire una larga partecipazione internazionale e a vincere il prestigioso riconoscimento sono stati alcuni dei maggiori studiosi italiani e stranieri. Già nella seconda edizione (1984) vinse un’opera dell’inglese Sir James Byam Shaw, già curatore della sezione disegni alla National Gallery di Londra.
Alla notorietà del Premio Salimbeni contribuirono non solo le pagine culturali dei giornali italiani, ma a tratti anche le cronache di colore. Ciò avvenne, in particolare, nei primissimi anni ’90 a seguito delle “feroci” polemiche che periodicamente esplodevano tra Federico Zeri e Vittorio Sgarbi. Quest’ultimo, infatti, in quegli anni si affacciò per la prima volta alla politica proprio da San Severino dove fu eletto consigliere comunale per il Psi, cui seguì nel 1993 la sua breve parentesi di sindaco della città.
Dopo la morte di Giorgio Zampa, avvenuta nel 2008 a San Severino, per il Premio Salimbeni è iniziata una “fase di stanca”, tanto che l’Albo d’oro dei vincitori è fermo al 2014, con la 32^ edizione. Ora, la ricorrenza del centenario della nascita del suo ideatore potrebbe essere l’occasione per rilanciare il Premio e con esso anche il ruolo culturale di San Severino Marche. La città lo dovrebbe a Zampa.
© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca
La foto che ritrae Giorgio Zampa con Eugenio Montale è tratta dal volume "Le linee della mano" (a cura di Roberto Cresti), Archivio storico Bellabarba, San Severino Marche 2016, pp.140 s.i.p.
(articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 9 del 6 marzo 2021)
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