E l'industria fioriva nel Medioevo.


E. Di Stefano e T Croce (a cura di), Un modello di sviluppo plurisecolare: economia integrata e vocazione manifatturiera nell’Appennino centrale, Quaderni del Consiglio regionale delle Marche, Ancona 2019, s.i.p.


© L’Italia è oggi il secondo paese dell’Unione europea per produzione manifatturiera e le Marche sono tra le prime regioni d’Europa per presenza nel comparto della manifattura. Si potrebbe pensare che questo sia effetto di una trasformazione maturata nel secondo Novecento, ma ciò è vero solo in parte.

È un dato di fatto che nelle Marche l’economia dominante sia stata fino a poco più di mezzo secolo fa quella agricola, ma le radici della vocazione manifatturiera della regione avevano attecchito da secoli, trovando nelle aree più appenniniche un complesso di elementi sociali e ambientali favorevoli al suo nascere. Questo aveva consentito alle attività manifatturiere di svilupparsi in integrazione con le produzioni più propriamente agrosilvopastorali. Ne sono esempi, per quanto riguarda l’Appennino della zona centrale delle Marche, le produzioni tessili di lana e canapa o la concia delle pelli, per la cui tintura veniva coltivato lo scotano e la produzione della carta, già fiorente sul finire del Medioevo.

Su questo tema è da poche settimane in distribuzione un volume a cura di Emanuela Di Stefano e Tiziana Croce, edito nella collana “Quaderni del Consiglio regionale delle Marche”, nel quale sono raccolti gli atti del convegno svoltosi sull’argomento all’università di Camerino nell’ottobre 2018. 

Una dozzina di brevi saggi in cui altrettanti studiosi danno conto dei risultati di loro ricerche d’archivio su produzioni e commerci tra XV e XIX secolo nelle aree appenniniche interessate dal terremoto del 2016. Emanuela Di Stefano ci svela, ad esempio, che negli anni successivi al 1450 il valore dei prodotti portati a Roma dai mercanti di Camerino era stimabile nel 60 per cento del valore complessivo dei prodotti che la capitale pontificia riceveva da tutte le Marche e sempre Camerino era per Roma il secondo centro importatore – dopo Firenze – dei panni di lana. 

Dal volume emerge “un’immagine nuova dell’intera area appenninica e – scrive in apertura il sindaco Sandro Sborgia – di Camerino in particolare, vista come città dalla connotazione spiccatamente mercantile e manifatturiera che ne ha supportato, fino a tempi recenti, vitalità demografica, economica e culturale”.

Il volume, oltre alla memoria storica, vuole offrire al lettore anche prospettive per il futuro del territorio e – come annota nella prefazione il rettore dell’università, Claudio Pettinari – “l’auspicio è che dalla ricostruzione di un passato ricco e vitale scaturiscano stimoli concreti alla costruzione di un presente dinamico e aperto verso nuovi orizzonti economici e culturali”. © Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 19 del 16 maggio 2020)


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