Tullio Colsalvatico, “cantore della nostra terra”.










Tullio Colsalvatico in un ritratto degli anni ’30.

© A Tolentino hanno preso avvio le celebrazioni in onore del poeta e narratore Tullio Colsalvatico di cui ricorre il quarantesimo anniversario della morte, avvenuta il 21 settembre 1980. Nel 1979, il comune di Tolentino, nel conferirgli un pubblico riconoscimento, lo aveva definito “cantore della nostra terra” in quanto nelle sue poesie e nei suoi racconti sono sempre presenti riferimenti al territorio marchigiano e dell’entroterra maceratese in particolare. 

Era nato nel 1901 a Colvenale, frazione di Camporotondo di Fiastrone, da famiglia benestante e rimase sempre molto vicino alla cultura e alle tradizioni rurali della terra natia, come ebbe a ricordare in un breve saggio del 1982 lo storico locale tolentinate Edmondo Casadidio.  Nel suo primo libro, del 1924, Tullio Colsalvatico – il vero cognome era Pascucci – così scriveva a proposito del paese dove era nato: “Vivrei solo quassù, nel tuo grembo selvatico, ove tutto è bello perché tutto è puro. Vivrei quassù ove la mamma mi insegnò i primi passi e le prime preghiere, ove sparsi le prime lacrime, ove incontrai gli occhi più profondi di fanciulla, ove scrissi la prima lettera d’amore”.

Nel 1928 fondò a Tolentino la rivista mensile “Terra nostra” con la quale si prefiggeva anche l’elevazione culturale dei contadini. Il suo interesse per la gente dei campi rimase sempre molto forte fino all’ultimo, anche durante il periodo in cui, tra gli anni Venti e Trenta, frequentò a lungo i maggiori salotti culturali romani. Fu proprio in una di queste occasione che rischiò di essere mandato al confino per aver espresso critiche nei confronti di Mussolini. Con qualche difficoltà riuscì a salvarsi grazie all’intervento in suo favore di Galeazzo Ciano e Margherita Sarfatti.  

Dopo il matrimonio con l’insegnante Cersinda Francioni, avvenuto nel 1939, appoggiò la Resistenza e nel 2009 lo Stato di Israele gli ha conferito, alla memoria, il titolo di “Giusto tra le Nazioni” per aver salvato la vita a molti ebrei italiani. Il nome di Tullio Colsalvatico è oggi iscritto nel Giardino dei Giusti a Gerusalemme.

Negli anni Cinquanta la sua fiorente attività letteraria non gli impedì di sviluppare la passione per l’archeologia, favorendo gli scavi della Grotta della Sibilla e a Pievefavera di Caldarola, ma anche di accompagnare re Gustavo di Svezia nel suo lungo viaggio culturale in Italia. In quegli stessi anni fondò l’Istituto internazionale di Studi Piceni, il Sodalizio dell’Ulivo e il Circolo delle Sibille. Grande era il suo amore per i Monti Sibillini – amava trascorrere i mesi estivi a Vallinfante, in comune di Castelsantangelo sul Nera – tanto che a partire dal 1956 Colsalvatico fu tra le personalità che per primi avanzarono la proposta dell’istituzione di un Parco nazionale.

Ampia è stata la sua produzione letteraria, tra libri di poesie, novelle, racconti e romanzi e lungo sarebbe farne l’elenco. Per tutti ci piace citare “L’uomo, il tempo e l’amore”, una raccolta di cinquemila aforismi sui temi della vita, delle fede, dell’etica e della società, pubblicata nel 1972 dall’editore Ceschina di Milano. Un volume che il quotidiano Il Popolo, in una recensione, definì “un libro colmo di saggezza e di lirismo”.

Da anni l’opera di Tullio Colsalvatico viene valorizzata a Tolentino da un circolo culturale che porta il suo nome. Per le celebrazioni in corso è stato costituito un apposito comitato composto da Alessandro Santecchia, erede di Tullio Colsalvatico e curatore del suo archivio, Carla Carotenuto (docente di letteratura contemporanea all’università di Macerata), Gianfranco Lauretano (poeta e critico letterario), Franco Maiolati (presidente del circolo culturale “Colsalvatico”). Il lavoro del comitato proseguirà anche per tutto il 2021, in cui ricorreranno i centoventi anni dalla nascita del “cantore della nostra terra”.  © Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Questo articolo è stato pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 40 del 24 ottobre 2020)


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