Se in un romanzo Sofocle e Calvino s'incontrassero sui Sibillini...



Intervista alla scrittrice Gioa Senesi pubblicata sul settimanale Orizzonti della Marca n. 45 del 18 novembre 2020. 

© Gioia Senesi, insegnante di italiano e latino al liceo classico “Costanza Varano” di Camerino, ha vinto per il secondo anno consecutivo il premio speciale ‘Giovani Autori’ all’interno del concorso letterario Giallo Ceresio 2020, bandito dal comune di Porto Ceresio (Varese). È il terzo premio letterario vinto dalla giovane docente marchigiana nell’arco di appena dodici mesi. La scorsa estate, infatti, la Senesi si era aggiudicata il primo premio assoluto al concorso letterario “Mantova che scrive”, riservato ad autori di testi inediti di narrativa. Orizzonti della Marca l’ha raggiunta con un collegamento digitale nella pausa tra la fine di una lezione online e l’inizio di un collegio docenti ‘a distanza’.

Professoressa Senesi, complimenti! Tre primi premi in altrettanti concorsi letterari dove, peraltro, tra decine di concorrenti era l’unica autrice marchigiana finalista….

In verità il primo concorso cui ho partecipato è stato “Gialli Sibillini”, indetto due anni fa dai comuni di Gualdo e San Ginesio. In quella occasione mi sono classificata seconda, ma la partecipazione consisteva solo nello scrivere il finale di un racconto giallo dello scrittore Emiliano Bezzon lasciato appositamente ‘incompiuto’. Benché io non sia una “giallista”, quel secondo premio mi aveva in qualche modo stimolato. Così, pochi mesi dopo scrissi un racconto tutto mio per il concorso internazionale ‘Giallo Ceresio’, dove ogni anno si chiede ai partecipanti di presentare testi inediti di genere noir, thriller o poliziesco ambientati in località in riva ad un lago. 

Come si intitolava il racconto con il quale ha vinto il premio nel 2019?

Avevo preso in prestito un verso di Dante all’inizio del primo canto della Divina commedia, “Nel lago del cor”. Per l’edizione di quest’anno, invece, avendo avuto, in occasione della cerimonia di premiazione dell’anno scorso, la possibilità di conoscere Porto Ceresio, ridente località che fa da avamposto del territorio italiano sul lago omonimo, più conosciuto come lago di Lugano, ho ambientato il racconto proprio su quella terra di confine con la Svizzera, posta tra la provincia di Varese e la punta più meridionale del Canton Ticino e l’ho intitolato appunto “Sentieri di confine”.

In attesa di leggerlo sull’antologia Laghi e Delitti (Fratelli Frilli Editori), ci può dire qualcosa su questo racconto?

Parla di un uomo, un bancario, disperato perché si sente responsabile e colpevole della condanna in sedia a rotelle di sua figlia. Lavora notte e giorno ininterrottamente con la speranza di accumulare denaro per far operare sua figlia in una clinica statunitense. In questo contesto viene contattato da un gruppo di criminali che gli promettono che, se li aiuterà a insabbiare denaro sporco, avrà la sua ricompensa. Lo ricattano a tal punto che è costretto a fare lo ‘spallone’, la spola tra Italia e Svizzera per nascondere il denaro. Una notte, esasperato da tutto ciò, reagisce e uccide il mediatore. L’assassino poi fugge con il denaro negli USA dove, dopo aver fatto operare la figlia, si costituisce e collabora con la polizia italiana per smascherare la cosca mafiosa. Il racconto si chiude con la figlia che va a trovare suo padre in carcere e lui la guarda felice mentre se ne va camminando sulle sue gambe.

Ci sono anche riferimenti alle Marche?

Sì. Il racconto si apre con la caduta fatale della figlia, Beatrice, avvenuta durante un’escursione in montagna sui Sibillini. Ho voluto fare questo riferimento al nostro territorio in un racconto che sarebbe stato letto da persone lontane dalle Marche perché mi sento profondamente figlia di questo entroterra. Sono nata a San Severino da padre di Camerino e madre di Esanatoglia, dove sono vissuta molti anni e ora abito a Matelica. 

Ci sarà presto un romanzo ambientato nella nostra regione?

C’è già stato ed è stato il primo mio romanzo, pubblicato alcuni anni fa dalla Fondazione Carifac. S’intitola ‘Sara e Piero, storia d’A-mors’. Fu scritto in occasione della mostra ‘Da Giotto a Gentile. Pittura e scultura a Fabriano fra Due e Trecento’, curata da Vittorio Sgarbi. Il romanzo è ambientato nella Fabriano di Allegretto Nuzi dove le vicende di due innamorati del luogo, Piero e Sara, s’intrecciano con gli eventi storici dell’epoca. 

Un genere totalmente diverso dai gialli…

Sì, benché mi abbia consentito di vincere due importanti premi letterari, non mi sento particolarmente portata al genere giallo. Anche il racconto con il quale ho vinto il premio “Mantova che scrive”, intitolato “Ceneri”, era ispirato a Virgilio.

Ama la storia e gli autori classici?

La mia formazione è quella. Mi sono laureata in lettere classiche alla Sapienza e poi ho conseguito un Master in editoria, giornalismo e management culturale. 

A quali autori si sente più ‘affezionata’?

Tra gli antichi amo particolarmente Sofocle e Ovidio. Tra i moderni Alessandro Baricco e Italo Calvino. Mia sorella Simona, maggiore di quattordici anni, ma con la quale ho una straordinaria affinità, forse perché siano entrambe nate il 4 febbraio, mi dice sempre che ho uno stile ‘calviniano’. ‘Lezioni americane’, che Calvino scrisse nel 1985, anno in cui sono nata, è un libro che ho letto e riletto tante volte. Continuo ancora oggi a leggerlo perché ogni volta mi apre una nuova ‘finestra’ e accende sempre qualcosa utile alla mia creatività.

Quando ha scoperto la sua passione per la scrittura?

In parte penso che sia stata la conseguenza della passione di leggere, che ho avuto sin da bambina e che è maturata in un ambiente familiare fertile sotto questo punto di vista. Molto, però, ha influito la mia insegnante di lettere al liceo classico, Adria Calcaterra, che mi ha spronato nello scrivere. Devo molto a lei e, ora che non c’è più, la ricordo sempre con grande ammirazione per il suo modo di insegnare e di fare amare ai suoi allievi lo studio e la letteratura in particolare.

Ora è lei che si trova in cattedra. Cerca anche di trasmettere ai suoi studenti queste sue passioni, soprattutto per gli autori classici? 

Credo che l’insegnamento di lingue considerate morte, come il latino e il greco, sia più produttivo facendo comprendere che queste lingue sono state parlate e che dietro ogni lingua c’è una civiltà, ogni lingua è espressione di cultura. Quindi sì, cerco di far studiare gli autori classici in questo senso. Certo, invito costantemente gli alunni a leggere molto in quanto, come ripeto sempre, una buona scrittura è principalmente frutto di una buona lettura, ma non forzo né obbligo mai, cerco soprattutto di educarli alla necessità di leggere. 

© Alessandro Feliziani /Orizzonti della Marca


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