Da “Madonna dei Lumi” a “Sao José do Rio Pardo”.










Padre Andrea Ernesto Montecchi (foto di Stefano Priori)


© In Brasile, nello Stato di San Paolo, c’è oggi una delle più importanti abbazie cistercensi, “Sao José do Rio Pardo”, che con l’abbazia di Chiaravalle a Milano e quella di Chiaravalle di Fiastra, nel territorio di Tolentino, fa parte di un unico “priorato conventuale”. In anni diversi, queste tre abbazie - e relativi monasteri annessi - hanno avuto, nella loro storia (assai antica per quelle in Italia, abbastanza recente per quella brasiliana), una stessa guida, spirituale e materiale: il monaco cistercense padre Andrea Ernesto Montecchi di San Severino Marche, del quale ricorre quest’anno il centenario della nascita e che del monastero di “Sao José do Rio Pardo”  è stato il fondatore. 

Da una piccola ricerca condotta da Giuseppe Bezzi di Tolentino, affezionato lettore di Orizzonti della Marca, il quale da molti anni vive in Brasile, è risultato che padre Andrea Montecchi da San Severino il 18 giugno 1949 arrivò a San Paolo insieme ad altri due monaci, Bernardo Biagioli e Nivardo Fontemaggi, per fondare la comunità monastica di Rio Pardo, a 250 chilometri a nord della metropoli sudamericana.

L’episodio, di cui purtroppo mancano altri particolari, è ricordato anche in un piccolo opuscolo che lo stesso padre Montecchi aveva dato alle stampe nel 2010 in occasione degli ottanta anni dal suo ingresso nel collegio vocazionale dei monaci cistercensi di San Severino, all’epoca annesso al santuario della Madonna dei Lumi. 

Padre Andrea era nato il primo marzo 1920 in una casa di campagna a poche centinaia di metri dal santuario settempedano. Frequentava assiduamente quella chiesa, dove svolgeva anche mansioni di chierichetto e all’età di dieci anni, già orfano di padre da cinque, chiese di entrare in collegio. Dopo gli studi a San Severino e il noviziato a Amelia, mentre si trovava nel monastero di S. Croce in Gerusalemme a Roma, gli fu chiesta la disponibilità a partire per il Brasile allo scopo di avviare una nuova comunità monastica cistercense. “Fu un’esperienza missionaria entusiasmante – si legge nel diario di padre Andrea – che si interruppe, però, sei anni più tardi”. 

Nel 1955, infatti, ritornato a San Severino per far visita alla mamma, mentre si apprestava a ripartire per il Brasile, gli giunse una lettera dell’Abate generale della congregazione di San Bernardo. Il superiore gli comunicava la nomina a “maestro dei novizi” presso il monastero di Chiaravalle di Milano. “Erano gli anni dove a Milano – scrive padre Montecchi – si inaugurava un più autentico stile di vita monastica e diversi giovani bussavano alla porta per essere accolti”. Alla fine degli anni Sessanta, la contestazione giovanile cercò di fare breccia anche in monastero e in seguito, per evitare che si potesse “rompere la bella armonia e pace che vi regnavano”, i monaci scelsero padre Andrea Montecchi come loro priore.

Nel 1985, durante il priorato di padre Montecchi, l’Abbazia di Milano fu incaricata dall’Abate generale di riportare la vita monastica nell’antica abbazia di Chiaravalle di Fiastra a Tolentino (fondata nel 1142), dopo alcuni secoli di assenza. Cinque anni più tardi, terminato l’incarico di priore, padre Andrea lasciò Milano per ricongiungersi ai suoi confratelli che lo avevano preceduto a Fiastra e qui è poi rimasto ininterrottamente fino al giorno di Natale del 2012, quando ha intrapreso il suo ultimo viaggio verso la meta eterna. © Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Questo articolo è stato pubblicato sul settimanale Orizzonti della Marca del 29 agosto 2020 n.32)


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