Luna Simoncini / Quando fotografo guardo con gli occhi ciò che vedo con il cuore.


©  “Un’immagine vale più di mille parole”, ma non tutte le immagini parlano. Se una fotografia a volte cattura il nostro sguardo e ci trasmette sensazioni che per essere descritte richiederebbero fiumi d’inchiostro, non è solo la nostra vista ad essere attirata da quell’immagine. Lo sono, insieme, i nostri occhi, la nostra mente e il nostro cuore, che entrano in sintonia con occhi, mente e cuore di chi quella fotografia l’ha realizzata. Luce e tempo sono elementi che solo la sensibilità del fotografo sanno utilizzare al momento giusto, così come del tutto strumentale è la macchina fotografica, che non deve necessariamente essere un mostro di tecnologia. Può essere anche una di quelle comuni Polaroid a sviluppo istantaneo tanto in voga negli anni Sessanta con la quale si immortalavano battesimi e altri eventi familiari per avere dopo pochi secondi una foto bella e pronta, da conservare o regalare.

Una fan della fotografia istantanea è Luna Simoncini, trentenne fotografa professionista di Macerata, che vanta già importanti riconoscimenti in campo nazionale con mostre personali e collettive all’attivo.  Benché lavori con tutti i tipi di macchine fotografiche, sia analogiche, sia digitali, da qualche tempo l’artista maceratese ha “riscoperto” il virtuosismo e le possibilità offerte da una Polaroid, tanto da utilizzarla per il suo primo libro fotografico.

Come mai ha pensato di utilizzare la Polaroid?

L’uso della pellicola era stato il mio primo incontro con il mondo della fotografia già quando frequentavo la scuola superiore e tempo fa ho preso in mano una macchina Polaroid quasi per gioco, scoprendone invece una inaspettata potenzialità a livello artistico. Così, l’anno scorso, ho realizzato il mio primo libro di fotografia istantanea edito da MylnstantLife. S’intitola “Sguardi” ed è una raccolta di ritratti su pellicola istantanea a tiratura limitata di 60 copie numerate e firmate.

Di quelle foto è stata fatta anche una mostra?

Sì, per presentare il libro ho inaugurato una mia mostra personale e ho tenuto un workshop di fotografia istantanea presso lo store My Instant Life a Fiorano, in provincia di Modena.

Quindi mostra e libro sono nate insieme. Come si è sviluppata l’idea?

Questa meravigliosa esperienza la devo soprattutto ad Alan Marcheselli, fotografo e artista fondatore di polaroiders.it il più importante network dedicato alla fotografia istantanea italiana, che mi ha proposto di realizzare il libro.

La collaborazione con Polaroiders ha avuto poi un seguito?

Sempre con Polaroiders ho esposto i miei lavori fotografici in alcune mostre collettive importanti, tra le quali mi piace ricordare in particolare ISO600 Festival della Fotografia Istantanea al Museo d’Arte Moderna MamBO di Bologna.

Facciamo ora un salto indietro. Come nasce Luna Simoncini fotografa?

La mia passione per la fotografia nasce circa nove anni fa, ma fin da piccola sono stata affascinata dal mondo dell’arte. Questo lo devo, sia ai miei genitori, entrambi artisti, sia ai miei studi all’Istituto statale d’arte “Cantalamessa” di Macerata. 

Ha poi frequentato l’Accademia?

Sì, mi sono diplomata al biennio specialistico di Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Macerata con una tesi di ricerca fotografica e storica sull’autoritratto, tema a cui sono legata fin da quando ho iniziato a fotografare.

Ora come fotografa professionista quali filoni artistici predilige?

Mi occupo principalmente di fotografia di ritratto, di eventi, di reportage e matrimonio. Scatto sia in digitale che su pellicola e collaboro attivamente con mia sorella Alia, videomaker professionista.

Come è stato professionalmente per lei il 2017?

È stato un anno ricco di esperienze importanti dal punto di vista artistico. Si era aperto con la pubblicazione del mio libro e si è chiuso con un progetto meraviglioso in cui ho avuto il piacere di assistere mia sorella Alia, che, piena di talento qual è, ha curato la regia di uno spot artistico per la Galleria Nazionale D’Arte Moderna di Roma. Il video ora è tra i dodici finalisti del concorso indetto dalla Galleria Nazionale!

Altre esperienze nell’anno che si è chiuso?

Fondamentale per me è stata anche la collaborazione con il Macerata Opera Festival dove mi sono occupata di fotografare gli eventi e il backstage degli spettacoli della stagione lirica di quest’anno. Da buona maceratese ho sempre amato la stagione lirica e poter lavorare in un luogo unico come lo Sferisterio facendo quello che amo è un onore e un privilegio!

Stiamo vivendo anni caratterizzati da una veloce “rivoluzione tecnologica” che provoca anche cambiamenti di tipo sociale, influenzando non poco il mondo delle arti. Secondo lei questo è un fattore positivo o negativo?

Ritengo che il progresso in generale non debba mai essere frenato, semmai gestito correttamente. Per quanto riguarda la fotografia, le innovazioni che si riflettono su di essa a seguito dei continui cambiamenti tecnologici sono oggi evidenti, ma io riscontro anche un grande interesse per la fotografia del passato e in generale per un ritorno ad una fotografia più pensata.

Interessante questa sua osservazione. Il fatto che oggi tutti facciano foto con lo smartphone e le postino immediatamente sui social, farebbe pensare il contrario…

È vero. Però, sebbene il digitale offra la possibilità di scattare foto quasi all’infinito, si sta diffondendo anche una tendenza a ragionare su cosa si fotografa. In passato, quando si poteva fotografare solo con la macchina fotografica e un rullino che consentiva di realizzare al massimo 36 foto, anche il “fotografo della domenica”, prima di scattare, ragionava sulla migliore inquadratura, se non altro per non sprecare la pellicola e non precludersi la possibilità di immortalare le altre possibili pose che il rullino stesso consentiva. Ecco, io noto che si sta riproponendo quell’atteggiamento.

Il fatto che la fotografia si sia sviluppata fino a diventare alla portata di tutti è un fatto positivo?

Secondo me sì, perché ha fatto crescere la passione per la fotografia. Il fatto che tutti possano avere in mano uno strumento idoneo a fotografare consente di sviluppare a livello sociale il ruolo della fotografia come strumento di comunicazione, anche con un approccio multidisciplinare. Inoltre, la diffusione di tale consapevolezza fa maturare anche l’interesse verso la fotografia d’autore, in tutti i campi dell’arte fotografica: dalla moda al paesaggio, dal ritratto alla pubblicità, dal reportage alla foto d’architettura e via dicendo, con positive ripercussioni anche per il lavoro dei professionisti del settore. 

Il fatto che tutti abbiano la possibilità di scattare fotografie non rischia di alimentare, invece, la convinzione che tutti possono definirsi fotografi?

È vero che si può fotografare con qualsiasi macchina e anche con lo smartphone, ma come disse una volta il fotografo americano Walker Evans, “la macchina assume il carattere e la personalità di chi la tiene in mano”. Con questo voglio dire che ci sarà sempre bisogno del fotografo professionista, soprattutto oggi che tutti fanno fotografie. Sta ai fotografi trovare il proprio linguaggio e cercare di emergere dalla massa di fotografie scattate ogni giorno dalle persone comuni.

Come vede il futuro della fotografia?

La fotografia resterà sempre viva, in particolare quella artistica. Ci sarà sempre maggiore bisogno di artisti della fotografia capaci di creare immagini uniche e senza tempo. Inoltre, a livello tecnico, vedo il mondo della fotografia sempre più legato al video, che sta diventando indispensabile e popolare. Immagine fotografica e immagine cinematografica sono sempre state “parenti stretti” e il loro futuro è quello di stringere indispensabili sinergie. Del resto, con le moderne macchine fotografiche si possono fare indifferentemente foto o video e questo contribuirà in futuro alla diffusione di immagini molto diverse da quelle a cui siamo abituati. Penso, ad esempio, alla fotografia in 3D che si sta diffondendo grazie anche all’ausilio di apposite “App” che facilitano la loro realizzazione e ne permettono la condivisione su alcuni social a contenuto multimediale.

Quali programmi o aspettativa ha per questo nuovo anno?

Nel corso del 2018 mi piacerebbe molto continuare nella sperimentazione artistica con la pellicola Polaroid, cercando di trovare più tempo per progetti personali sul ritratto e sul nudo artistico.

Ha in mente qualche tema specifico su cui lavorare?

Mi piacerebbe raccontare il mondo delle donne e tutto quello che è importante per loro come l’amore, la maternità, ma anche il lavoro, il coraggio, la femminilità e tutti quegli aspetti che da sempre ci caratterizzano.

Per la sua terra ha qualche progetto?

Vorrei focalizzare il mio interesse e la mia predisposizione per il reportage raccontando eventi e progetti artistici legati al territorio maceratese e marchigiano. Penso sia molto importante poterlo fare, soprattutto in questo momento, per contribuire a far superare all’intera comunità gli effetti negativi del terremoto. 

La fotografia cosa può fare?

È fondamentale comunicare con immagini e video che il nostro territorio non si è fermato, che continua a vivere e ha bisogno di sostegno. Le Marche sono una terra bellissima con tanti eventi culturali che spesso sono sottovalutati o ignorati per il solo fatto di essere raccontati pochissimo o addirittura ignorati. La fotografia può “catturare”, diffondere al mondo intero e tramandare tutto quello che questa terra ha da offrire.

© Alessandro Feliziani / Cronache maceratesi online

https://www.cronachemaceratesi.it/2018/01/07/quando-fotografo-guardo-con-gli-occhi-cio-che-vedo-con-il-cuore/1051695/

http://lunasimoncini.com/

http://www.alialuna-fotovideo.com/


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