Francesco Coletti (1866-1940), economista sanseverinate sottratto all’oblio.

 

Francesco Coletti (1866 - 1940)

(dal settimanale Orizzonti della Marca n. 1 – 2021)


Lo scorso 19 dicembre ricorreva l’ottantesimo anniversario della morte dell’economista sanseverinate Francesco Coletti (1866-1940). Caduto per decenni nell’oblio, Coletti – statistico, studioso di problemi dell’emigrazione e soprattutto attento osservatore della realtà rurale italiana – è stato “riscoperto” in anni recenti per iniziativa di Stefano Spalletti, docente di storia del pensiero economico, il quale ha favorito il riaccendersi di un certo interesse dei ricercatori sull’opera dell’economista marchigiano:  prima con un apposito convegno organizzato presso l’università di Macerata, poi con la costituzione all’interno del dipartimento di scienze politiche dello stesso ateneo di un gruppo di ricerca finalizzato ad approfondire l’opera e il pensiero dell’economista sanseverinate. Anche il comune di San Severino, dal 2013, ha aperto alla consultazione degli studiosi il fondo librario e le carte dell’illustre settempedano conservati presso la biblioteca civica “F. Antolisei”.

Francesco Coletti nacque a San Severino il 10 luglio 1866 da una famiglia della nobiltà agraria locale. Suo padre Giuseppe, al quale sono intitolati i giardini pubblici della città, fu sindaco subito dopo l’unità d’Italia. Dopo la laurea in giurisprudenza Coletti rivolse i suoi interessi nel campo dell’economia e della statistica, approfondendo gli studi prima a Roma e successivamente a Pavia. Rientrato a San Severino, fu nominato segretario della Camera di commercio di Macerata e in tale veste realizzò il suo primo importante studio su “Industria armentizia, imposte e mezzi per favorire i piccoli proprietari ovini nella zona montana delle provincie ex-pontificie”. Lo attendeva però una brillante carriera accademica (docente di economia politica a Macerata, Roma e Cagliari, ordinario di statistica a Sassari e poi di demografia e statistica a Pavia) accompagnata da un’intensa attività pubblicistica, tra cui si annovera una nutrita collaborazione anche al Corriere della Sera. Gli si aprirono le porte anche di diversi prestigiosi incarichi nazionali: dopo essere stato per alcuni anni segretario della Società degli agricoltori italiani, fu nominato segretario generale della Commissione d’inchiesta sulle condizioni dei contadini meridionali (1907-1911) e fu componente del Consiglio superiore di statistica dal 1910 al 1926. Sul fronte politico, dopo l’iniziale adesione al movimento socialista-liberale dell’epoca, Francesco Coletti si avvicinò in seguito al partito radicale che “egli vedeva – scrive Paola Magnarelli nel “Dizionario biografico degli italiani” a proposito di Coletti – come forza politica equilibratrice fra Sinistra e classe dirigente liberale, in grado di fare la ‘media concreta’ fra le irrinunciabili istanze sociali messe in luce dal marxismo e gli interessi della produzione”.

Alla vigilia della prima guerra mondiale fu tra i favorevoli all’intervento armato dell’Italia e durante gli anni del regime mussoliniano Coletti assunse una posizione di “antifascismo eminentemente privato” che gli permise di proseguire indisturbato la carriera accademica e scientifica, tanto da essere unanimemente riconosciuto in quegli anni tra i più autorevoli esperti di economia agraria esistenti nel paese e in tale veste designato a rappresentare l’Italia in importanti consessi internazionali. Fu anche nominato socio dell’Accademia dei Georgofili e dell’Accademia dei Lincei. Nel 1936, al compimento dei settant’anni di età, si ritirò nella villa di famiglia a Cesolo di San Severino dove trascorse i suoi ultimi quattro anni di vita.

In occasione del convegno di alcuni anni fa a Macerata, il professor Spalletti fece notare come Francesco Coletti sia stato, insieme a Ghino Valenti e Maffeo Pantaleoni, uno dei “tre eminenti economisti e statistici italiani moderni, tutti nati per un eccezionale capriccio della sorte in provincia di Macerata” negli anni in cui si andava delineando l’unità d’Italia. Con il maceratese Ghino Valenti (1852-1921), l’economista sanseverinate addirittura si trovò a collaborare nel 1913 nell’inchiesta agrologica sulla Tripolitania settentrionale. Con Maffeo Pantaleoni (1857 – 1924), invece, Coletti ebbe a dibattere a lungo – spesso con forte vis polemica – sul piano eminentemente scientifico. Come annota Francesca Foderoni nel volume collettaneo “Dalla Accademia agrarie all’Università” (a cura di P. Bini e S. Spalletti) Eum edizioni, Coletti contestava all’economista maceratese e futuro senatore soprattutto il suo “acceso liberismo”. 

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca


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