Due secoli di storia per lo Sferisterio, simbolo di Macerata.

L'interno dello Sferisterio in una stampa d'epoca (Fondo A.Ricci)


© Almeno mezzo secolo prima dell’unità d’Italia a tenere virtualmente unite le popolazioni dei tanti stati e staterelli della penisola era il gioco del pallone. Non, però, quello che conosciamo noi. Lo sport nazionale dell’epoca era il “pallone al bracciale”, oggi ancora praticato – più come memoria storica, che come sport – in una dozzina di città, tra cui la nostra Treia.

Per praticare il “bracciale” – somigliante per alcuni versi al moderno tennis – era necessario avere a disposizione un muro abbastanza alto dove far rimbalzare la palla prima di farla arrivare in campo avverso e così per lungo tempo i campi di gara furono i terreni o le piazze accostate alla cinta muraria delle città. Nei primi decenni dell’Ottocento, per ovviare a problemi di ordine pubblico – erano gli anni dei primi moti risorgimentali – si costruirono appositamente arene e sferisteri. Alla fine degli anni Venti del XIX secolo Macerata poteva vantava una Sferisterio che per magnificenza architettonica si distinse subito nello Stato Pontificio, ma anche nel resto dell’Europa. Quello stesso Sferisterio che oggi – abbandonata la finalità sportiva – è diventato polmone culturale dell’intera regione, oltre che monumento identitario della città. 

Se questo è stato possibile lo si deve ai “cento consorti”, benestanti cittadini che l’anno precedente, donando ognuno cento scudi, si erano costituiti in comitato allo scopo finanziare la costruzione dell’opera su uno spazio individuato dal comune, che nelle primavera del 1820 fece appositamente abbattere un tratto delle mura urbane. 

Dalla notizie storiche tramandate da Antonio Natali è documentata la posa della prima pietra avvenuta il 2 ottobre 1820 mediante l’interramento di una cassa di pietra al cui interno era stata posta una lastra di metallo con incisi i nomi dei cento finanziatori e la seguente iscrizione: “Regnando felicemente papa Pio VII, sotto gli auspici di S.E. monsignor Benedetto Cappelletti, delegato apostolico e per cura e zelo del N.U. Nicola Rinaldi, gonfaloniere della città, fu posta la prima pietra di questo edificio destinato al giuoco del Pallone eretto a somiglianza di antico anfiteatro, a lustro della Patria, col disegno e direzione di Salvatore Innocenti, architetto maceratese”.

Nel febbraio dell’anno successivo una commissione ristretta dei cento consorti, composta da Giuseppe Conventati, Pantaleoni Pantaleoni, Pacifico Guarnieri e Carlo Paoletti, predispose il bando di gara. I lavori però iniziarono solo due anni più tardi. Nel comitato dei finanziatori ci fu, infatti, un ripensamento sul progetto. Si decide che lo Sferisterio non doveva essere utilizzato solo per il pallone al bracciale, ma essere anche sede idonea per altre manifestazioni, sia sportive (scherma e ginnastica), sia per spettacoli, comprese manifestazioni di cavalleria e “caccia de’ tori”, L’edificio, adeguatamente ornato da non meno di “cento logge”, pari al numero degli “azionisti”, avrebbe dovuto comprendere anche sale per riunioni, sala caffè e locali per botteghe artigiane, accessibili dall’esterno. L’incarico di predisporre il progetto fu affidato ad un giovane architetto di 26 anni, Ireneo Aleandri di San Severino, allievo di Raffaello Stern, uno dei massimi architetti dell’epoca, il quale anni prima aveva progettato l’adattamento del Quirinale a Roma.

I lavori furono terminati nel 1829 e lo Sferisterio, dopo essere stato teatro di avvincenti partite di palla al bracciale, con il campione dell’epoca, Carlo Didimi, reso leggendario anche da una poesia di Giacomo Leopardi che a lui si ispirò, fu sede per tutto l’Ottocento e i primi del Novecento di manifestazioni cittadine di ogni genere. Nel 1921, con la rappresentazione dell’Aida in un’edizione rimasta celebre, vi fece ingresso l’opera lirica, che ancora oggi trova nell’arena maceratese uno dei suoi templi estivi.

Per ricordare il bicentenario della posa della prima pietra e il centenario della prima edizione della stagione lirica maceratese, il comune ha in cantiere una serie di iniziative in grado di collegare culturalmente le due ricorrenze. Un primo convegno, promosso dagli assessori all’urbanistica, Silvano Iommi e alla cultura, Katiuscia Cassetta, si è svolto il mese scorso con la partecipazione di Alberto Meriggi, presidente del Centro studi storici maceratesi e di Luigi Ricci. Quest’ultimo ha presentato un video con immagini e documenti d’epoca legati alla costruzione e alla prima attività dello Sferisterio. ©Alessandro Feliziani

(Articolo pubblicato il 17 novembre 2020 su Emmaus, inserto del quotidiano Avvenire)


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