In cammino oltre la superstrada.



© Quattro anni fa, di questi giorni, veniva inaugurato l’ultimo tratto della superstrada 77 Val di Chienti. Pur se con grande ritardo, arrivava a compimento un’opera viaria attesa da decenni e destinata a dare impulso all’economia di due regioni tenute “allacciate” dall’Appennino. Si disse subito che anche il turismo ne avrebbe tratto giovamento, ma molti che si occupano di questo settore obiettarono che a trarne tutti i vantaggi sarebbero stati i centri costieri, come in parte è stato. L’entroterra – si disse – sarebbe stata “bypassata” e molti, da Colfiorito a scendere per Serravalle e Muccia, sostennero che nessuno avrebbe più fatto sosta nelle località attraversate dalla vecchia strada statale. Anche questo si è avverato, ma va anche detto che la fermata per un caffè o un panino o anche soste più lunghe per un pasto o per acquistare un sacco di patate non sono turismo. Per far sviluppare il vero turismo occorrono ben altri progetti non lasciati solamente all’iniziativa dei singoli, ma coordinati da una regia territoriale.

Sta di fatto che poche settimane dopo l’inaugurazione della superstrada, mentre prendeva avvio il dibattito sugli effetti economici della nuova arteria, l’Appennino centrale e tutto il territorio attraversato dalla Val di Chienti tremarono così forte che ben altri e più seri problemi presero il sopravvento. Problemi che sono ancora di drammatica attualità e che, però, non dovrebbero far rinviare sine die ogni possibile progettualità turistica. Anche semplici iniziative di accoglienza, se non proprio di ricettività, sono in grado di dare una spinta alla ‘ricostruzione sociale’ oggi tanto necessaria, almeno quanto quella materiale. 

Durante i mesi più duri della pandemia si è detto che gli italiani avrebbero approfittato delle vacanze estive per conoscere il proprio paese, dimenticando almeno per quest’anno soggiorni esotici ed altre mete internazionali. Così sta avvenendo e si avverte anche una riscoperta delle vacanze rurali e di montagna, che offrono la possibilità di tenersi lontano dai temuti assembramenti.

Per sfruttare a dovere queste occasioni – negli sport di squadra si chiamano assist –servirebbe un’abile regia che nell’entroterra delle Marche, e soprattutto del maceratese, è sempre mancata. Una regia che sappia anche cogliere, sviluppare e coordinare le tante ‘luci’ che continuamente si accendono sulle Marche.

Nel periodo del più stretto confinamento imposto dalla pandemia, ad esempio, la Fondazione Symbola, da anni impegnata in programmi di sostenibilità, innovazione, bellezze artistiche ed ambientali, nonché nella valorizzazione delle comunità locali, ha pubblicato un volume, “Piccoli comuni e cammini d’Italia”. È in parte una testimonianza di una fetta rilevante di quell’Italia sconosciuta agli stessi italiani ed in parte una guida per quanti, con buone gambe e spirito di adattamento, vogliono dedicare l’estate 2020 alla scoperta di “nuovi tesori”. 

Nel volume, disponibile anche in e-book gratuito scaricabile dal sito della Fondazione, sono riportati i 44 itinerari che hanno superato il vaglio del “Comitato Cammini” istituto nel 2016 dal Ministero per i beni e le attività culturali nell’ambito di un processo di mappatura dei “Cammini d’Italia”.

Ebbene, di questi 44 itinerari, che riguardano tutte le regioni ed attraversano territori ricchi di tradizioni, cultura e bellezza, ne figurano due che si incrociano nel camerinese. Sono il “Cammino francescano della Marca” e “La via lauretana Assisi-Loreto”. Il primo è un itinerario di 167 chilometri da Assisi ad Ascoli Piceno, che ha come meta la prima chiesa francescana eretta nelle Marche a ricordo della visita di San Francesco nel 1215. Il “cammino” attraversa tre parchi naturali (Subasio, Monti Sibillini e piccola parte dei Monti della Laga) e 18 comuni, tra cui Serravalle di Chienti, Camerino, Muccia, Fiastra, Valfornace, Caldarola, Cessapalombo, San Ginesio, Sarnano, con ben 79 beni culturali da poter visitare e dieci tipicità enogastronomiche da assaporare e conoscere.

Il secondo “cammino” è parte dell’antica ‘Via lauretana’ che partiva da Roma e riguarda il tratto finale da Assisi a Loreto, seguendo il percorso compiuto nel 1581 dal filosofo francese Michel de Montaigne.  In tutto 150 chilometri attraverso i territori di 14 comuni, tra i quali, oltre a quelli del precedente itinerario, figurano Belforte del Chienti, Tolentino (con la Riserva naturale di Chiaravalle di Fiastra), Macerata, Montecassiano, Recanati, che offrono la visita e la conoscenza di 85 beni culturali e nove tipicità enogastronomiche.

La proposta suggerita dal volume della Fondazione Symbola è solo un esempio di quel turismo di nicchia che non va dimenticato, semmai studiato e sviluppato. È parte di un turismo più vasto e destinato ad aumentare, poiché pone nuova attenzione ai sempre più diffusi valori ambientali e culturali. Si tratta di un settore dell’economia turistica destinato, peraltro, a non essere danneggiato dalle moderne e veloci vie di comunicazione che, come la superstrada 77 Val di Chienti, hanno una più ampia, diversa e generale funzione di sviluppo.

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Articolo pubblicato sul settimanale ORIZZONTI della MARCA n. 30 del 1 agosto 2020)


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