Una ‘rete’ per le opere d’arte
Alcune opere del Museo di San Ginesio
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Intervista a Daniela Tisi, direttrice della 'Rete Museale dei Sibillini' (Pubblicata su Orizzonti della Marca n. 47 del 3 dicembre 2016)
Si è sviluppato un dibattito molto acceso in queste settimane sul tema dei beni artistici custoditi in musei, pinacoteche, chiese ed altri luoghi aperti al pubblico resi inagibili dal terremoto. La domanda più ricorrente è: le opere d’arte forzatamente rimosse debbano rimanere custodite in depositi sicuri all’interno dello stesso comune oppure vanno trasferite in altri centri, fuori dal cratere del terremoto, per continuare a tenerle esposte al pubblico?
Orizzonti lo ha chiesto a Daniela Tisi, direttrice delle Rete museale dei Sibillini. È lei che a Loro Piceno, San Ginesio, Montefortino, Montefalcone Appennino, Smerillo, Monte Rinaldo, Montelparo, Montalto delle Marche affianca l’opera di vigili del fuoco, volontari di protezione civile e carabinieri del nucleo beni artistici nell’opera di rimozione di tele, dipinti, statue ed altri oggetti d’arte di proprietà civica che rischierebbero di rimanere definitivamente compromessi da ulteriori crolli degli edifici pericolanti o a causa delle intemperie.
Una soluzione ideale valevole per ogni situazione probabilmente non esiste e quindi – ci dice – occorre tener conto delle concrete possibilità e opportunità che si presentano localmente.
La Rete dei Sibillini che tipo di azione ha intrapreso?
Noi, dopo la forte scossa del 30 ottobre, abbiamo dovuto cambiare la strategia su cui ci eravamo indirizzati all’indomani del primo terremoto del 24 agosto. Avendo avuto a quella data situazioni di criticità abbastanza contenute e limitate ad alcune strutture, ci stavamo organizzando con una ridistribuzione delle opere d’arte tra le istituzioni museali del nostro stesso comprensorio.
Poi, invece?
Diversi crolli parziali e inagibilità diffuse ci hanno posto di fronte ad uno scenario completamente diverso. Da un lato abbiamo dovuto constatare l’assenza sul territorio della nostra Rete museale di collocazioni sicure, dall’altro c’è stata la ferma volontà degli stessi comuni di evitare la dispersione delle opere. Abbiamo avuto offerte di ‘ospitalità’ da parte di istituzioni milanesi e di altre parti d’Italia, ma portare le opere così lontano avrebbe significato una dispersione di questo patrimonio che, oltre alla particolare preziosità di alcuni singoli pezzi, ha un valore proprio nella sua universalità e nella sua identità di un unico contesto territoriale. Nello stesso tempo non volevamo nemmeno tenere le opere in un deposito che, stante i tempi lunghi della ricostruzione, avrebbe significato farle ‘dimenticare’.
Quindi, cosa avete deciso?
I sindaci del nostro territorio hanno accolto, con soddisfazione e gratitudine, la soluzione offerta dal comune di Osimo e dal locale istituto Campana per il trasferimento temporaneo nella ‘città dei senza testa’ delle opere d’arte della Rete museale dei Sibillini. È stato sottoscritto un protocollo d’intesa che prevede la possibilità di collocare le numerose opere in una esposizione aperta al pubblico. Abbiamo già trasferito le opere del museo di San Ginesio e procederemo a tappe. Grazie alla disponibilità di Vittorio Sgarbi, che ha appositamente deciso di anticipare la chiusura della mostra da lui curata a Palazzo Campana, per il prossimo Natale saremo in grado di inaugurare una prima mostra. Contestualmente alle varie esposizioni organizzeremo a Osimo anche diversi convegni in grado di valorizzare e far conoscere artisti ed opere del nostro territorio che, con questa soluzione, rimarranno fruibili per tutto il periodo della ricostruzione post-terremoto all’interno della realtà marchigiana e in una struttura culturale prestigiosa.
La collocazione temporanea delle opere d’arte è un problema che quasi tutti i comuni terremotati si trovano a dover affrontare. Lei cosa consiglierebbe a chi non ha ancora individuato idonee soluzioni?
Come dicevo all’inizio, una soluzione buona per tutti probabilmente non c’è. Quello che posso dire, però, è che – specialmente tra piccoli comuni – bisognerebbe avere la lungimiranza di inserirsi in sistemi di rete utili a valorizzare il patrimonio artistico in periodi normali e utili anche a trovare soluzioni in situazioni di particolari criticità.
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