Tra Tolentino e Pollenza un “puzzle” di grano per la migliore pasta italiana
Una
distesa di colori
ampia come quindi campi di calcio, con oltre duemila sfumature
di verde e di
giallo. Avrebbe fatto la felicità dei pittori impressionisti di
fine ‘800, ma
non è un dipinto. A modo suo, però, è un’opera d’arte in natura
che ogni anno
inizia a formarsi tra la fine dell’autunno e le prime settimane
dell’inverno,
per giungere al massimo del suo splendore di colori tra la fine
della primavera
e l’inizio dell’estate.
Parliamo
dei tredici
ettari di terreno, dislocati tra le località Rancia di Tolentino
e Rambona di
Pollenza, utilizzati dal Cermis per la sperimentazione e il
confronto variatale
di grano duro, grano tenero, orzo e farro.
Il
Centro ricerche e
sperimentazione per il miglioramento vegetarle (Cermis) - intitolato a Nazareno
Strampelli (1866 -
1942), il più importante esperto italiano di genetica e
agronomia della prima
metà del XX secolo, nato a Crispiero di Castelraimondo - è uno
dei pochi
istituti attivi in Italia nel campo delle ricerche sui cereali e
tra i suoi
clienti figurano alcune delle maggiori società sementiere
internazionali,
nonché diversi noti pastifici del nostro Paese.
Alimento
simbolo del
mangiare italiano, la pasta è la regina incontrastata delle
nostre tavole. Di spaghetti,
penne, fusilli e altri tipi di pasta se ne producono in Italia
tre milioni e
mezzo di tonnellate l’anno, per un valore superiore ai quattro
miliardi di
euro.
“C’è
pasta e pasta,
perché c’è grano e grano” ci dice Antonella Petrini, perito
agrario del Cermis,
che da pochi giorni ha finito di coordinare e sovraintendere
alle operazioni di
semina di oltre duemila varietà di frumento nei campi di
sperimentazione. Ogni
varietà di grano è seminata in uno
scacco di terra che misura due metri per cinque. Questi piccoli
rettangoli sono
affiancati l’uno all’altro, come a formare un grande “puzzle”,
per poter osservare
meglio le differenze dei tempi di
maturazione, e successivamente di resa, tra una varietà e
l’altra. Nella zona
Rancia si sperimenta la coltura tradizionale, mentre a Rambona
la coltivazione
con il sistema di “agricoltura biologica”.
Nella
sua sede di
Abbadia di Fiastra, il Cermis possiede celle frigorifere per la
conservazione
del germoplasma, strumenti per la selezione e la concia delle
sementi, ma anche
attrezzati laboratori per la realizzazione delle analisi della
qualità dei
cereali (caratteristiche reologiche, proteine, ceneri, colore),
e attrezzature
informatiche in grado di acquisire ed elaborare i risultati
delle
“sperimentazioni in campo”.
Quest’anno
il Cermis taglia
il traguardo dei 30 anni di attività, essendo stato costituito
nel 1983 dalla
Camera di commercio di Macerata, dalla Provincia e dalla
Fondazione Giustiniani
Bandini. Attualmente ne fanno parte anche alcune società e
consorzi del
settore, ma il Centro statutariamente
continua a non avere finalità di lucro. Da sempre è
presieduto
dall’agronomo Gino Pasquali, il quale per questa sua trentennale
attività ha
ricevuto recentemente anche un pubblico riconoscimento da parte
della Facoltà
di agraria dell’Università di Perugia. “Il Centro – spiega
Pasquali – si pone
come anello di congiunzione fra la ricerca di base e i centri di
divulgazione.
E’ finanziato dagli associati, tuttavia la parte più rilevante
dei
finanziamenti deriva dai servizi di sperimentazione e ricerca
che svolge”.
Il
Cermis ha intrapreso
collaborazioni con la Regione Marche, con l’Assam delle Marche e
analoghe
agenzie di altre regioni, l’Enea di Roma, Facoltà di agraria di
diverse
università, l’Istituto nazionale di nutrizione di Roma, gli
istituti di
genetica e sperimentazione di Lonigo (Vicenza) e Caltagirone
(Catania),
l’Istituto Germoplasma di Bari e diversi centri di ricerca
privati. Per tutti
questi istituti, il Cermis svolge anche attività di ricerca sui
legumi (ceci,
lenticchia, cicerchia), nonché sulla fertilità dei suoli e sulle
moderne
tecniche agronomiche con studi sull’uso dei fertilizzanti
organici e la
verifica di percorsi a limitato impatto ambientale.
Da
alcuni mesi il Centro
di Abbadia di Fiastra ha avviato, con il finanziamento del PSR
regionale delle
Marche, un progetto di filiera di agricoltura biologica che
coinvolge le cinque
maggiori cooperative marchigiane del settore della pasta. (riproduzione riservata)
(Articolo scritto per Cronache Maceratesi, pubblicato il 20 gennaio 2013)
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