‘Pedrocchi’ di Padova, viaggio nel tempo tra le delizie del caffè.
© L’apertura di un caffè è sempre un evento festoso per una città, perché il caffè è un punto d’incontro e di socializzazione attorno al quale ruota la stessa vita cittadina o comunque quella di una comunità, piccola o grande che sia. Se poi il Caffè si chiama Pedrocchi e la città è Padova, allora l’evento è ancora più sentito e maggiore è il suo significato. Il Pedrocchi è parte della città e dentro le sue sale, ai suoi tavoli e attorno al suo bancone si sono scritti due secoli di storia cittadina.
La riapertura avvenuta nella primavera del 2014, dopo alcuni mesi di lavori di manutenzione, è l’ultima in ordine di tempo di diverse inaugurazioni susseguitesi dal 1831 in poi e che hanno scandito passaggi di gestione e ammodernamenti. La caratteristica, però, è che ancora oggi all’interno del Caffè Pedrocchi si possono respirare le atmosfere dell’Ottocento: la sua architettura, i suoi stucchi, i suoi arredi e la sua funzione di “salotto della città” sono rimasti immutati. Nel corso di due secoli il Caffè Pedrocchi ha sempre saputo conservare innovando. Adeguarsi ai nuovi bisogni e andare incontro al diverso costume, senza mai rompere con il passato e con la tradizione. La stessa filosofia di Nuova Simonelli che tramanda la passione e la cultura del caffè espresso con macchine sempre innovative. Forse anche per questo Caffè Pedrocchi e Nuova Simonelli erano destinati ad incontrarsi e con la riapertura della primavera scorsa lo storico Caffè ha iniziato ad utilizzare tre macchine Aurelia II con tecnologia T3 di Nuova Simonelli. Una garanzia per servire eccellenti espressi e cappuccini alle migliaia di avventori che ogni giorno si siedono ai suoi tavoli o si avvicinano al suo bancone per gustare le ottime miscele fornite dalla torrefazione Diemme.
Il Caffè, come lo vediamo ancora oggi, nasce per iniziativa di Antonio Pedrocchi nel 1831 ed è costruito su progetto dell’architetto veneziano Giuseppe Jappelli, ma il suo embrione è la piccola “bottega del caffè” aperta dal padre di Antonio, Francesco Pedrocchi, nel 1772 nel centro cittadino, in una posizione strategica, a pochi passi dall’Università, dal Municipio, dal mercato, dal teatro dalle poste e dalla stazione delle diligenze che collegavano Padova a Venezia.
Il Pedrocchi, uno dei più importanti caffè europei e uno dei pochi superstiti tra gli antichi caffè storici italiani, mantiene ancora oggi la stessa collocazione ed è parte, non solo monumentale, della città. Fin dai primi anni divenne noto come “il caffè senza porte”, sia perché fino al 1916 è stato aperto giorno e notte, sia per l'accoglienza dettata proprio dalla sua struttura: il porticato aperto e, allora, senza vetrate, era una sorta di passaggio per padovani e forestieri che attraversavano il cuore della città.
La posizione centrale e la vicinanza alla sede dell'Università fecero sin dall’inizio del Caffè Pedrocchi il punto di riferimento della vita culturale e commerciale della città, Qui, nel tempo, si sono ritrovati studenti, artisti, letterati. Nelle sue sale, che prendono il nome dal colore della tappezzeria (Sala bianca, Sala gialla, Sala rossa, Sala verde), si sono seduti, tra gli altri, il poeta Gabriele D’annunzio, l’attrice Eleonora Duse, il fondatore del movimento Futurista, Filippo Tommaso Marinetti e quasi un secolo prima lo scrittore francese Stendhal, il quale, pochi anni dopo l’inaugurazione del Pedrocchi, quando la struttura si era appena ampliata con una costruzione neogotica riservata alla pasticceria, scrisse: “È a Padova che ho cominciato a vedere la vita alla maniera veneziana, con le donne sedute nei caffè. L’eccellente ristoratore Pedrocchi, il migliore d’Italia”.
Un’altra prerogativa del Pedrocchi è sempre stata l’accoglienza del cliente e la volontà di rendere la sua presenza dentro al Caffè ogni volta speciale e degna di un ricordo piacevole. Per quanto il luogo fosse già dall’inizio di gran lusso, al Pedrocchi si poteva consumare a prezzi più che normali. Inoltre, Antonio Pedrocchi ebbe un modo assai singolare di trattare la clientela: chiunque infatti poteva sedere ai tavoli anche senza ordinare e trattenersi a leggere i libri e i giornali messi a disposizione dal locale. Alle donne erano offerti in dono fiori e, in caso di pioggia improvvisa, ai clienti era prestato un ombrello.
Un’attenzione per il cliente che si è tramandata anche da quando, nel 1891, il Comune di Padova è diventato proprietario del Caffè per lascito testamentario. Pure l’attuale gestore, “F&de group”, non ha voluto rompere la tradizione e sta lavorando affinché “la memoria storica e l'atmosfera di un tempo respirino aria di modernità nel rispetto delle tradizioni secolari del Caffè”.
La storica “Sala verde”, ad esempio, continua a svolgere il suo ruolo di laboratorio artistico, di punto d’incontro per intellettuali, studenti e creativi. Le associazioni culturali possono qui presentare i loro progetti agli ospiti del caffè. Così come gli studenti e gli universitari possono usufruire gratuitamente nella Sala verde di alcuni generi di conforto e leggere liberamente i giornali a disposizione. Inoltre un pianoforte è quotidianamente disponibile per i musicisti che desiderano esibirsi per i clienti dello storico locale.
La vocazione storica del Pedrocchi rimane la caffetteria, un servizio che tocca vette di eccellenza, oggi assicurato anche dall’elevata tecnologia di tre macchine Aurelia II – T3 di Nuova Simonelli. In questo storico locale, che continua a tramandare l’origine e lo spirito dei caffè sorti in Italia e in Europa agli inizi dell’Ottocento, ai prodotti più classici si uniscono innovazioni originali e squisite, come il celebre Caffè Pedrocchi, in cui la menta dolce e fredda si mescola sapientemente all’espresso amaro e caldo e ad una spolverata di cacao, una delizia che soddisfa anche i palati più esigenti. Ancor più affascinante è la riscoperta di antiche ricette già declamate dagli avventori dell’ottocento: è il caso dello Zabaione Stendhal, di cui sono gelosamente custoditi i segreti per la preparazione e il dosaggio degli ingredienti.
Il Caffè Pedrocchi di Padova è destinato a scrivere ancora pagine di storia del costume e della cultura, continuando ad accogliere e “coccolare” residenti e turisti che qui possono rivivere atmosfere di tempi passati, degustando le delizie della pasticceria e della caffetteria.
Nella foto, l'interno del Caffè Pedrocchi, anno 1920 (Gabinetto fotografico Musei Civici di Padova).
(Questo articolo è stato scritto per Espresso Ideas by Simonelli Group ed è stato pubblicato sul n. 13-14, ottobre 2014)
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