Libero Bigiaretti e Adriano Olivetti, quando idee diverse si attraggono.

Libero Bigiaretti (secondo da sinistra con occhiali scuri) con Adriano Olivetti ed altri collaboratori in azienda ad Ivrea nel 1955


In questo fine settimana, a Villa Favorita di Ancona, l’ISTAO ha ricordato la figura e l’opera di Adriano Olivetti, l'imprenditore di Ivrea “rimasto come icona del capitalismo dal volto umano” – così alcuni l’hanno definito – , a cui l’Istituto marchigiano fondato dall’economista Giorgio Fuà è intitolato.

Con la direzione scientifica di Giuliano Calza e la direzione artistica del giornalista RAI Paolo Notari, la ‘due giorni’ organizzata dall’ISTAO ha inteso celebrare tutti i temi che hanno caratterizzato il lavoro e la missione delle imprenditore di Ivrea, affrontandoli attraverso una serie di seminari e convegni che hanno trattato altrettanti aspetti della poliedrica figura di Olivetti: “Impresa, Innovazione e Internazionalizzazione”, “Urbanistica, società e territorio” , “Politica e comunità”.

Anche Cronache maceratesi vuole a suo  modo ricordare la figura di Adriano Olivetti, attraverso però il ricordo di un maceratese che per alcuni anni lavorò con lui come responsabile dell’ufficio stampa dell’industria di Ivrea: Libero Biagiaretti, lo scrittore e giornalista di Matelica di cui proprio quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della morte.
Bigiaretti, che aveva esordito nella narrativa nel 1942 con il romanzo “Esterina” e che lavorava come giornalista per “Lettere d’oggi”, già dal 1952 iniziò a collaborare con Adriano Olivetti, al pari di altri intellettuali di allora, tra i quali Paolo Volponi e Geno Pampaloni. Nel 1957 Olivetti chiese a Bigiaretti di occuparsi a “tempo pieno” dell’ufficio stampa dell’azienda diventata ormai una fabbrica modello, leader mondiale dei prodotti da ufficio, delle macchine da scrivere e da calcolo, nonché – in seguito – anticipatrice della rivoluzione informatica.

Di quella esperienza Libero Bigiaretti ne parla diffusamente nella conversazione-autobiografica con Gilberto Severini, pubblicata nel 1989 da Transeuropa. Dal libro sono tratti gli stralci che riportiamo qui appresso e le fotografie qui riprodotte.

Domanda Severini: “Dunque vai a Ivrea a dirigere l’Ufficio stampa della Olivetti...”
Risponde Bigiaretti: “Già al tempo in cui avevamo fatto parte entrambi del Comitato di redazione della rivista La Casa, cioè molto prima che io entrassi in ditta, Adriano Olivetti mi aveva colpito come una personalità di grande spessore. Voglio dire: niente a che vedere con gli industriali piccoli e grandi che esistevano allora nel nord Italia. ... Il sogno di Olivetti era l’organizzazione di una serie di comunità, cioè di distretti territoriali, amministrativi, culturali e spirituali che superassero i concetti burocratici delle Regioni, delle Province e dei Comuni. Ricordava in quel modo, benché rivisitati, i concetti federalistici di Gioberti. ....Tutto o quasi è stato accantonato con la sua morte prematura, nel ’60, a 59 anni.

D. Quale era il tuo incarico?
R. Era innanzitutto quello di fare una rivista di informazioni aziendali e costituire un Ufficio stampa che fino a quel momento era embrionale; collaborare con la sezione grafica e con la tipografia, coordinare il lavoro dell’Ufficio cinematografico e del reparto fotografia. La sezione grafica era la più vicina ai miei antichi amori per l’arte applicata. In concreto feci amicizia con l’estroso Egidio Bonfante, dotato di autentiche possibilità pittoriche, e soprattutto con Giovanni Pintori, grande grafico di fama internazionale, designer, creatore di simboli e di figurazioni grafiche stupende.

D. Tu hai aderito al movimento di Comunità?
R. Non sono mai entrato a farne parte, né Adriano me lo ha mai chiesto. Anzi, io ostentavo le resistenze del mio residuo marxismo. Non accettavo l’utopia di Comunità  il suo paternalismo di fondo.....

D. Chi sono gli uomini dell’arte e delle cultura che Olivetti raccoglie?
R. L’Olivetti raccoglie uomini di cultura, scrittori, ma anche architetti, soprattutto urbanisti... Io potevo invitare ad Ivrea poeti come De Libero e Caproni, attori come Vittorio Gassman e Dario Fo.

D. Gli utenti chi erano?
R. Potenzialmente tutti: operai, impiegati e dirigenti. Io ho tenuto un corso sugli impressionisti, aperto a tutti, in quanto dirigevo il Centro sportivo ricreativo.... Generalmente noi funzionari e dirigenti eravamo divisi in due gruppi: quelli aderenti al movimento Comunità e gli altri che, senza avversandolo apertamente, se ne tenevano lontani aderendo, dal punto di vista elettorale, ai partiti politici tradizionali, ma appoggiando nell’azienda Adriano Olivetti. ... Nel 1958 Adriano Olivetti fu accusato dai soci (in pratica dalla famiglia), di spendere troppo per le ambizioni elettorali sue e del suo gruppo. Messo in minoranza, dovette cedere i suoi poteri all’amministratore delegato, il dott. Pero, animato da proponimenti di puro sviluppo e di profitto. Per quanto riguarda i miei rapporti personali con Adriano, proprio in quel periodo burrascoso si verificò il nostro riavvicinamento. Nel ’58, ricorreva il cinquantenario della fondazione dell’azienda, si decise la pubblicazione di un volume commemorativo ed io venni incaricato di scrivere una introduzione storica. Quando Adriano la lesse, mentre era a Roma lontano dalla fabbrica, mi fece pervenire i suoi complimenti. La cosa mi fece piacere, perché, nonostante i nostri dissensi politici, io riconoscevo in lui qualità di prim’ordine. Purtroppo, due anni dopo, cioè ai primi del ’60, Adriano morì e tre anni dopo morì anche il suo successore. A questo punto decisi di tornare a Roma. Ivrea era cambiata e anch’io mi trovavo in una condizione familiare mutata.

Libero Bigiaretti, nato a Matelica nel 1905, si trasferì dalle Marche a Roma con la famiglia quando era ancora ragazzo, ma in seguito ha sempre tenuto rapporti con la sua città d’origine, rappresentandola in molti suoi racconti e romanzi. Tra Bigiaretti – vincitore nel 1968 del Premio Viareggio con “La controfigura” – e la sua Matelica è sempre rimasto un profondo legame, durato tutta la vita dello scrittore. Anche dopo la città non lo ha dimenticato, dedicandogli varie testimonianze, tra cui un annuale premio letterario.
Di Bigiaretti va anche ricordato che nel 1945 fu tra i fondatori del Sindacato nazionale scrittori e in seguito ricoprì pure la carica di presidente della SIAE, la Società italiana autori ed editori. (riproduzione riservata)

(Articolo scritto per Cronache Maceratesi che lo ha pubblicato il 2 giugno 2013)

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