Le ‘storie maceratesi’ di Sòr Amede’
Amedeo Ricci nel 1960 con il poeta Ezna Pound (al centro) e lo scrittore Tullio Colsalvatico (a destra).
In questo giorni Palazzo Buonaccorsi di Macerata diventa definitivamente lo scrigno dell’intero civico patrimonio museale. Prende quindi completa fisionomia il progetto – relativamente recente – di riunificazione dei musei civici in un unico e prestigioso complesso edilizio. Ciò avviene, però, perché alla base del progetto c’è un consistente patrimonio da sfruttare culturalmente e turisticamente, il cui valore maggiore – al di là delle singole opere – sta proprio nell’insieme delle diverse raccolte d’arte. Un patrimonio la cui riunificazione, implementazione, catalogazione e soprattutto conservazione si devono a un uomo che vi ha dedicato tutta una vita: Amedeo Ricci.
Sòr Amede’ – come era familiarmente chiamato dagli amici e dai conoscenti più stretti che lo frequentavano sul posto di lavoro – è stato dagli anni Venti agli anni Sessanta del ‘900 riordinatore degli Archivi della Delegazione Apostolica di Macerata e del Governatore della Marca, riordinatore e conservatore onorario del Museo marchigiano del Risorgimento, curatore e direttore della Biblioteca comunale Mozzi-Borgetti, ispettore bibliografico del Comune di Macerata e dirigente onorifico dell’annessa Pinacoteca e del Civico Museo, istitutore e direttore della sezione maceratese dell’Archivio di Stato, ricoprendo – spesso contemporaneamente – anche altre prestigiose cariche in istituzioni culturali.
Se oggi il nome Amedeo Ricci risulta quasi sconosciuto a molti (troppi) maceratesi, la “colpa” è anche della ritrosia dello stesso Sòr Amede’, uomo e professionista che non si poneva mai volontariamente sotto i “riflettori” e che – nonostante “le numerose cariche e i suoi costanti e proficui rapporti con personalità di alta levatura del mondo culturale” – amava rimanere sempre nell’ombra del suo lavoro, svolto con passione e rigore.
Proprio in occasione del completamento degli allestimenti museali a Palazzo Buonaccorsi, c’è la felice coincidenza dell’uscita del libro “Amedeo Ricci: Storie maceratesi”. Il volume, a cura dei figli di Amedeo, Luigi e Nino Ricci, è edito dalla EUM, la casa editrice dell’Università di Macerata, che ha voluto meritoriamente inserire questo libro nel proprio già cospicuo catalogo. Il volume rappresenta una testimonianza concreta di come con il proprio lavoro si possa servire la comunità cittadina.
Il titolo, “Storie maceratesi”, ben introduce al contenuto del libro. Esso raccoglie, infatti, alcuni scritti di Amedeo Ricci, frutto di sue approfondite ricerche. Si va dall’assedio di Macerata del 1377 allo stemma della città, dalla festa del Patrono agli episodi risorgimentali. Questa miscellanea di scritti è integrata da una serie di contributi, che spaziano dai ricordi in prima persona di Pio Cartechini (suo collaboratore e poi successore nella direzione dell’Istituto archivistico maceratese) e Libero Paci (suo “allievo” e poi collaboratore in biblioteca) alle testimonianze – tratte da documenti – di Alessandra Sfrappini, la quale oggi ricopre il ruolo che fu di Ricci e di Francesca Coltrinari, che ha conosciuto il personaggio attraverso le carte consultate tre anni fa per la preparazione della mostra “Violetta, Carmen, Mimì”, allestita a Palazzo Buonaccorsi in occasione della stagione lirica 2012 dello Sferisterio.
Rosa Marisa Borraccini, presidente della casa editrice, introduce il volume mettendo in risalto, oltre ad alcuni caratteri distintivi del personaggio, quali il garbo e la discrezione, “la determinazione con cui Amedeo Ricci ha operato fin da giovane individuando con chiarezza il proprio ambito d’azione nella sfera del patrimonio latamente culturale percepito in una visione unitaria – innovativa e fortemente attuale – quale testimonianza identitaria della città e del territorio”.
Ad impreziosire il valore documentario ed editoriale dell’opera contribuiscono, infine, una nota biografica e bibliografica curata dall’altro figlio di Amedeo, Francesco Ricci, un album fotografico curato da Luigi Ricci e diverse illustrazioni – tra cui una inedita, realizzata appositamente per il libro – di Nino Ricci.
Il volume è stato presentato – e non poteva essere scelta sede più adeguata – nella Sala Castiglioni della Biblioteca comunale Mozzi-Borgetti dove sono intervenuti, tra gli altri, dell’assessore comunale Stefania Monteverde ed il rettore dell’Università di Macerata, Luigi Lacché, il quale ha lanciato pubblicamente la proposta di intitolare ad Amedeo Ricci una strada cittadina. Magari una piazza, per non aumentare il numero delle vie già intitolate a personaggi maceratesi con lo stesso cognome (P.Matteo Ricci, Ettore Ricci, Domenico Ricci). Secondo quanto riferito durante l’incontro di presentazione del libro, infatti, proprio la presenza a Macerata di altre “vie Ricci” sarebbe stato in passato il motivo della mancata intitolazione di una strada a Sòr Amede’. Ad un concittadino che “in silenzio” ha offerto una grande servizio, oggi quanto mai tangibile in termini di valore culturale, Macerata dovrebbe dare questo riconoscimento e l’occasione potrebbe arrivare già il prossimo anno, quando di Amedeo Ricci sarà ricordato il 120° anniversario della nascita. (riproduzione riservata)
(Articolo scritto per Cronache Maceratesi, pubblicato il 3 dicembre 2014)
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