Anna Maraviglia Santancini. Xilografia, passione di una vita



"Cuor/forte/vince/mala/sorte". Era questo il motto che Anna Maraviglia Santancini aveva scelto ed impresso nel suo ex libris, forse per voler sottolineare il proprio carattere. Molti camerinesi sicuramente la ricordano, magari per essere stati suoi alunni. Ha insegnato, infatti, nelle scuole di Camerino per oltre trent’anni, dal 1946 al 1977. La sua materia d’insegnamento era il disegno, avendo avuto una formazione artistica. La sua passione era la xilografia.
Era stato Bruno da Osimo a guidarla nell'arte dell'incisione ed ad indirizzarla alla fine degli anni Venti alla Scuola del Libro di Urbino, dove ai successi scolastici (tre anni di corso superiore, più due di perfezionamento) seguirono lavori d'incisione per diversi editori italiani. Anna Maraviglia realizza in quegli anni, in xilografia, i primi testi illustrati come "Jacopone" del Boccaccio e "Bertoldo" di Cesare della Croce, ma anche cartoline postali della serie degli animali. Impara e sperimenta diverse tecniche, comprese la pittura ad olio e  l'acquerello, ma ad attrarla – come ha avuto modo anni fa di ricordare Marta Gili, curatrice, insieme all’architetto Mario Quadraroli, delle prima mostra delle opere di Anna Maraviglia realizzata a Serrapetrona dopo la morte dell’artista, avvenuta nel 1995 – fu soprattutto la xilografia, tecnica rimasta predominante nella sua produzione. Per decenni, con il bulino ha inciso su dure tavolette di legno scene di ispirazione religiosa, ma soprattutto scorci della campagna maceratese: la vendemmia o la raccolta delle olive; ed ancora panorami o angoli di paesi: il castello di Vestignano, il lago di "Pievefavera", il mercato nella piazza di Caldarola (dove era nata nel 1912) o la fiera di Camerino, città dove si era stabilita dopo il matrimonio con il dentista Giovanni Santancini.
A Camerino e alla sua terra è rimasta sempre legata. Dopo essersi diplomata alla Scuola di Urbino (fu una delle poche donne abilitate in quegli anni all'insegnamento dell'educazione artistica) rinunciò, infatti, ad occasioni di lavoro che l'avrebbero portata lontano e preferì dedicarsi all'attività di insegnante di disegno nelle scuole medie, senza mai trascurare la produzione artistica. Ne sono testimonianze anche alcuni ricordi personali di Pier Luigi Falaschi, il quale la ebbe per insegnante nel lontano 1946, pubblicati nel catalogo della mostra del 2003 allestita alla Galleria del Caburro di Serrapetrona. “Nel 1978 – scrive il prof. Falaschi – con un folto gruppo di camerinesi presieduto dal vescovo Frattegiani visitò Israele e Giordania e fu una gioia durante il viaggio vederla schizzare su un taccuino, che non abbandonò mai a mo’ di macchina fotografica, i luoghi più cari ai cristiani: anche le brutte chiese, costruite in Terra santa assemblando stili diversi e subito calcinate dal sole violento e dall’aridità desertica, si trasformarono nei suoi disegni, presto trasfusi sul legno in credibili suggestivi luoghi dello spirito…”. (riproduzione riservata)

(Articolo pubblicato sul settimanale Orizzonti della Marca n. 37 del 23 settembre 2017)

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