La “bretella” Tolentino-San Severino, tra storia e “cassetto dei sogni”.



© Nel febbraio del 1974 a San Severino si tenne un convegno dal titolo “Una proposta per la trasversale delle Marche”. Quell’incontro aprì la strada (sic!) a ciò che a distanza di anni sarebbe purtroppo diventato uno scandaloso spreco di risorse, ovvero l’incompiuto traforo del Cornello, in territorio di Fiuminata. Il convegno affrontava il problema delle comunicazioni viarie delle Marche centrali con l’Umbria, proponendo la strada statale 361 Septempedana quale asse di collegamento. Una soluzione che, complice anche la pessima esperienza del “Cornello”, è stata poi completamente disattesa nell’intervento risolutivo della “Quadrilatero” la cui scelta tecnica è ricaduta proprio sulle due vallate immediatamente a nord e a sud della Valpotenza, ovvero la vallata dell’Esino e la vallata del Chienti. 

Il progetto dalla “Quadrilatero” – ormai giunto a compimento – ha evidenziato, di riflesso, una ulteriore problematica, che già nel convegno del 1974 a San Severino era stata avvertita dall’ingegnere Alfredo Arrà. Il professionista sarnanese fu il primo a sostenere che per lo sviluppo delle comunicazioni viarie nelle Marche – stante l’orografia del territorio, con le sue vallate “a pettine” – non ci si possa limitare alla realizzazione di strade “trasversali” (in senso mare-monti), ma siano necessarie altrettante strade in senso longitudinale (nord-sud), cioè di collegamento tra una vallata e l’altra.

Le osservazioni di Arrà furono recepite dalla Provincia che a metà degli anni Ottanta affidò a due diversi professionisti la redazione di progetti preliminari per la “pedemontana” (Muccia-Castelraimondo-Matelica) e per la “bretella” Tolentino–San Severino. La mancanza di risorse da parte della Provincia e men che meno da parte dei comuni interessati, ha fatto sì che quei progetti restassero sempre nel “cassetti dei sogni”, perdendo nel tempo anche la loro validità tecnica.

A distanza di tempo, gli enti locali si sono poi affidati alla Quadrilatero, che ha ipotizzato i due relativi tracciati. Quello per la Pedemontana ha ottenuto il favore degli enti territoriali e degli organi tecnici, oltre che i necessari finanziamenti, tant’è che i lavori sono in corso tra Fabriano e Matelica, per proseguire poi fino a Muccia.  Al contrario, la soluzione proposta per la Tolentino-San Severino, con un tracciato spostato più a valle, non ha ottenuto i necessari consensi (il comune di Pollenza, interessato per un breve tratto, ha espressamente bocciato il progetto) e tantomeno i finanziamenti.

La questione è rimasta ferma fino a primi giorni di luglio, quando i presidenti della regione e della provincia, Cerescioli e Pettinari, si sono riuniti insieme ai sindaci di Tolentino e San Severino, Pezzanesi e Piermattei, per stilare e sottoscrivere un “protocollo d’intesa” per la progettazione (affidata alla società Quadrilatero) e per la realizzazione della strada intervalliva. 

L’idea del tracciato, sulla quale la Società Quadrilatero dovrebbe ora attivarsi, è quella messa a punto nel 2015 dall’ing. Michele Cruciani su incarico del comune di Tolentino: poco meno di sette chilometri di lunghezza, con inizio nei pressi dell’attuale svincolo “Tolentino sud” della superstrada 77 e termine nella zona industriale di San Severino, in località Taccoli. È prevista una sola galleria di 1.050 metri, mentre il resto della strada dovrebbe seguire il fondovalle naturale, senza viadotti.

Il problema che il protocollo d’intesa non risolve, però, è quello del finanziamento (è stato stimato un costo di almeno 70 milioni di euro), senza il quale nessun progetto potrà mai essere realizzato. Il presidente della provincia Pettinari e i sindaci dei due comuni interessati ritengono che la mobilità tra le due vallate e, nello specifico, tra i due centri pesantemente colpiti dal terremoto dell’ottobre scorso rappresenti un aspetto determinante per la ricostruzione “post-sisma”, anche sotto l’aspetto di ripresa socio-economica dei territori. “Il valore di primario interesse nazionale dell’opera – ha dichiarato il giorno della firma il presidente della regione Cerescioli – deriva dalla strategicità dell’infrastruttura ai fini della ricostruzione post sisma. Con questo protocollo abbiamo lo strumento operativo per chiedere al Governo di individuare risorse idonee a garantire l’investimento”.

Inserire l’intervalliva tra le opere da finanziare nell’ambito della ricostruzione post-sisma è una tesi sicuramente sostenibile nell’ottica di un futuro sviluppo del territorio compreso nel cosiddetto “cratere”. Certo, però, che – soprattutto dopo la “gaffe” (chiamiamola così) compiuta proprio dalla regione Marche, che avrebbe voluto destinare oltre cinque milioni di euro derivanti dagli “sms solidali pro-terremotati” alla costruzione di una pista ciclabile – appare quanto mai difficile che in questo momento la soluzione possa essere condivisa anche all’opinione pubblica e, in particolare, dalle migliaia di persone rimaste senza casa, negozio, bottega, scuola. 

A porsi di traverso sul cammino dell’opera c’è anche un movimento di pensiero che sta sorprendentemente prendendo piede. Tra coloro che si sono espressi in modo critico sulla dichiarazione di Cerescioli, a proposito dell’intervalliva quale infrastruttura da inserire nella ricostruzione, c’è pure il treiese Fabio Renzi, segretario generale di Symbola, la fondazione italiana nata per promuovere un modello di sviluppo orientato alla qualità della vita. Ha scritto Renzi in un post lo scorso 10 luglio: “la ricostruzione passa soprattutto attraverso infrastrutture come la banda ultra larga” e a fronte di priorità quali “i centri abitati, le case, le stalle, i laboratori e le fabbriche, le strade possono essere progettate con maggiore attenzione al risparmio di risorse economiche e naturali con ottimizzazioni e ampliamenti dei tracciati esistenti, con corsie di scorrimento lento per i camion in modo che possano farsi superare senza rischi e difficoltà dalle auto, invece dei soliti nastri di asfalto e cemento a quattro corsie”.

C’è, insomma, il fondato timore che – almeno fino a quando l’opera di ricostruzione non si manifesti concretamente – il protocollo d’intesa per la nuova strada Tolentino-San Severino sia destinato ad essere momentaneamente riposto nel “cassetto dei sogni”.

© Alessandro Feliziani / Orizzonti della Marca

(Articolo pubblicato sabato 22 luglio 2017 sul n. 29 del settimanale ORIZZONTI della MARCA)


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